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Mandato d’Arresto Europeo: i limiti del controllo

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la consegna di un cittadino alle autorità francesi, basata su un Mandato d’Arresto Europeo. La Corte ha stabilito che non è necessaria l’acquisizione dell’atto di arresto interno se la documentazione del MAE è sufficiente. Ha inoltre confermato che per la doppia punibilità conta la punibilità del fatto concreto, non l’identità astratta della norma.

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Pubblicato il 3 agosto 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’Arresto Europeo: la Cassazione e i Limiti del Controllo

Il Mandato d’Arresto Europeo (MAE) rappresenta uno degli strumenti più efficaci di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, consentendo una procedura semplificata per la consegna di persone ricercate tra Stati membri. Tuttavia, la sua applicazione solleva questioni complesse sui poteri di controllo del giudice dello Stato di esecuzione. Con la sentenza n. 35942 del 2019, la Corte di Cassazione torna a delineare i confini di tale controllo, soffermandosi su aspetti cruciali come la necessità di acquisire l’atto di arresto nazionale e la verifica del requisito della doppia punibilità.

Il caso: una richiesta di consegna alla Francia

La Corte d’Appello di Bologna aveva autorizzato la consegna di un cittadino rumeno alle autorità giudiziarie francesi, in esecuzione di un Mandato d’Arresto Europeo. Le accuse a suo carico erano gravi: partecipazione ad associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reati che sarebbero stati commessi in Francia e in altri Paesi dell’area Schengen.

I motivi del ricorso: tre critiche al Mandato d’Arresto Europeo

L’interessato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre principali motivi di doglianza:
1. Omessa acquisizione dell’atto originario: Si lamentava che la Corte d’Appello avesse disposto la consegna senza acquisire il provvedimento di arresto nazionale francese (il cosiddetto ‘provvedimento genetico’), su cui si fondava il MAE.
2. Violazione della doppia punibilità: Secondo la difesa, mancava il requisito della doppia punibilità per il reato di associazione per delinquere, poiché la nozione francese del reato non coincideva perfettamente con quella italiana, in particolare riguardo al numero minimo di associati e all’indeterminatezza del programma criminale.
3. Mancata verifica della soglia di pena: Si contestava che il giudice italiano non avesse verificato autonomamente che i reati fossero punibili in Francia con una pena massima superiore a 12 mesi, limitandosi a recepire quanto dichiarato dall’autorità francese.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure con argomentazioni che consolidano principi giurisprudenziali importanti in materia di Mandato d’Arresto Europeo.

Sul controllo documentale

In primo luogo, la Corte ha ribadito che l’omessa acquisizione del provvedimento di arresto nazionale non impedisce la consegna. Il controllo del giudice italiano sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e sulla motivazione può essere effettuato in modo esaustivo sulla base della documentazione trasmessa con il MAE stesso. Non è necessario un riesame completo dell’atto originario se le informazioni fornite dall’autorità emittente sono sufficienti a giustificare la consegna.

Sul requisito della doppia punibilità nel Mandato d’Arresto Europeo

Per quanto riguarda la seconda doglianza, la Cassazione ha chiarito un punto fondamentale del principio di doppia punibilità. Ai fini del MAE, non è richiesta una perfetta sovrapposizione astratta tra le norme incriminatrici dei due Stati. Ciò che conta è che la fattispecie concreta, ovvero il comportamento specifico addebitato alla persona, sia punibile come reato in entrambi gli ordinamenti. Le eventuali differenze nel titolo del reato, nella sua struttura o negli elementi costitutivi non sono ostative alla consegna. Pertanto, l’eventuale divergenza tra la nozione di ‘associazione per delinquere’ italiana e quella francese è irrilevante.

Sulla verifica della pena minima

Infine, la Corte ha respinto la censura relativa alla soglia di pena. La legge sul Mandato d’Arresto Europeo (L. 69/2005) prevede che il giudice italiano verifichi il requisito della pena minima sulla base delle informazioni fornite dall’autorità emittente. Solo in caso di documentazione incompleta o lacunosa, il giudice procede a una verifica autonoma, potendo anche richiedere informazioni integrative. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente verificato che il reato fosse punito in Francia con una pena adeguata. Inoltre, la Cassazione ha sottolineato come la difesa si fosse limitata a contestare genericamente la verifica, senza indicare quale fosse la pena effettivamente prevista in Francia né sostenere che fosse inferiore al limite di legge.

Conclusioni: principi consolidati e oneri della difesa

La sentenza in esame riafferma la natura del Mandato d’Arresto Europeo come strumento basato sulla fiducia e sulla cooperazione reciproca tra autorità giudiziarie. Il controllo del giudice dello Stato di esecuzione non è un giudizio di merito nel merito, ma una verifica di legalità basata sulla documentazione fornita. La pronuncia chiarisce che il principio di doppia punibilità va inteso in senso sostanziale (punibilità del fatto) e non formale (identità della norma). Infine, emerge un importante onere per la difesa: le contestazioni devono essere specifiche e argomentate, non potendosi limitare a censure generiche sulla completezza delle verifiche operate dal giudice.

È sempre necessario che il giudice italiano acquisisca l’ordinanza di arresto originale emessa dallo Stato estero prima di concedere un Mandato d’Arresto Europeo?
No, non è necessario. L’omessa acquisizione del provvedimento restrittivo interno non è ostativa alla consegna se il controllo sui gravi indizi di colpevolezza può essere effettuato sulla base della documentazione trasmessa dall’autorità dello Stato di emissione con il MAE.

Per soddisfare il requisito della doppia punibilità, il reato deve essere definito esattamente allo stesso modo nelle leggi di entrambi i Paesi?
No. È sufficiente che la concreta fattispecie (il comportamento specifico) sia punibile come reato in entrambi gli ordinamenti, a prescindere da eventuali diversità nel titolo del reato o negli elementi richiesti per la sua configurazione astratta.

Come viene verificato dal giudice italiano che il reato contestato nel Mandato d’Arresto Europeo superi la soglia di pena minima di 12 mesi?
Il giudice effettua la verifica basandosi sulle informazioni fornite dall’autorità richiedente nel MAE. Procede a una verifica autonoma o richiede informazioni integrative solo in caso di incompletezza della documentazione trasmessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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