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Mandato d’arresto europeo e processo in absentia

La Corte di Cassazione conferma la legittimità della consegna di una cittadina rumena alla Germania in esecuzione di un mandato d’arresto europeo per una condanna emessa in absentia. La Corte ha ritenuto che la conoscenza del procedimento da parte della condannata fosse sufficientemente provata dalla sua partecipazione alla successiva fase di esecuzione della pena, superando così le garanzie richieste per i processi celebrati in assenza dell’imputato.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo e Processo in Absentia: La Conoscenza si Desume dalla Fase Esecutiva

La cooperazione giudiziaria in ambito europeo si fonda su strumenti efficaci come il mandato d’arresto europeo (MAE), che semplifica la consegna di persone ricercate tra gli Stati membri. Tuttavia, sorgono complessità quando la condanna alla base del MAE è stata emessa al termine di un processo celebrato in absentia, ovvero senza la presenza dell’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo delicato equilibrio tra efficienza della giustizia e garanzie difensive, stabilendo che la conoscenza del processo può essere desunta anche da atti compiuti nella fase successiva all’esecuzione della pena.

I Fatti del Caso Giudiziario

Il caso riguarda una cittadina rumena, destinataria di un mandato d’arresto europeo emesso dal Tribunale di Lorrach, in Germania, per l’esecuzione di una pena di nove mesi di reclusione per due reati di furto. La Corte di Appello di Milano aveva inizialmente concesso la consegna, ma la Corte di Cassazione aveva annullato tale decisione. Il motivo? Il processo in Germania si era svolto in absentia e non vi era prova certa che l’imputata fosse stata messa a conoscenza del procedimento.

La causa è stata quindi rinviata alla Corte di Appello, che ha nuovamente autorizzato la consegna. Questa volta, la decisione si basava su nuova documentazione proveniente dalla Germania. Da tali atti emergeva che la donna, dopo la condanna, aveva avuto conoscenza del procedimento relativo alla revoca della sospensione condizionale della pena. In particolare, le erano state notificate le ordinanze relative a tale fase presso una casa circondariale tedesca dove risultava detenuta. Secondo la Corte di Appello, questo dimostrava la sua piena conoscenza del titolo esecutivo e sanava il vizio iniziale del processo in absentia.

La Decisione sul mandato d’arresto europeo

La donna ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione, contestando la logicità della motivazione della Corte di Appello e negando di essere mai stata detenuta nel carcere indicato. La Suprema Corte, con la sentenza in esame, ha rigettato il ricorso, ritenendo la decisione della Corte di Appello corretta e sufficientemente motivata, confermando così la legittimità della consegna.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai sensi dell’art. 18-ter della legge 69/2005, la consegna può essere rifiutata se il processo si è svolto in assenza dell’interessato, a meno che non sia provato con certezza che questi fosse a conoscenza del procedimento o si sia volontariamente sottratto a tale conoscenza.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che il giudice di rinvio ha agito correttamente. Non ha ripetuto l’errore della prima decisione, ma ha fondato il suo convincimento su nuovi elementi di fatto. La documentazione tedesca, pur non essendo quella originariamente richiesta, dimostrava in modo inequivocabile che la condannata aveva avuto contezza del procedimento esecutivo. La notifica degli atti relativi alla revoca della sospensione condizionale le ha dato l’opportunità di difendersi e, implicitamente, di contestare la regolarità del processo a monte.

La Suprema Corte ha sottolineato che la conoscenza della fase esecutiva presuppone e attesta la conoscenza del titolo, ovvero della sentenza di condanna. Avendo avuto questa opportunità, la donna non poteva più eccepire la mancata conoscenza del processo originario. Le contestazioni della ricorrente sulla sua effettiva detenzione in quel carcere sono state considerate questioni di merito, non valutabili in sede di legittimità, soprattutto perché non supportate da prove idonee a confutare i dati processuali.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio in materia di mandato d’arresto europeo e processi in absentia. La prova della conoscenza del procedimento da parte della persona ricercata non deve necessariamente derivare dalla notifica formale dell’atto introduttivo del giudizio. Può essere legittimamente desunta da elementi successivi, come la partecipazione o la mera conoscenza della fase di esecuzione della pena. Ciò dimostra che, se in un momento successivo alla condanna l’interessato viene a conoscenza della stessa e ha la possibilità di difendersi, le garanzie procedurali possono ritenersi soddisfatte, consentendo così la consegna allo Stato richiedente.

È possibile concedere la consegna in base a un mandato d’arresto europeo se il processo si è svolto in assenza dell’imputato?
Sì, la consegna è possibile se risulta provato con certezza che l’interessato era a conoscenza del processo o si è volontariamente sottratto a tale conoscenza, garantendo così il rispetto dei suoi diritti difensivi.

La conoscenza di atti relativi all’esecuzione della pena può dimostrare la consapevolezza del processo originario?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’aver ricevuto notifica di provvedimenti riguardanti la fase esecutiva (come la revoca della sospensione condizionale) e aver avuto la possibilità di difendersi in quella sede, attesta la piena conoscenza del procedimento e della sentenza di condanna.

Il giudice a cui il caso è stato rinviato può basare la sua decisione su documenti diversi da quelli richiesti all’autorità straniera?
Sì, il giudice di rinvio ha il potere di ricostruire i fatti utilizzando anche nuove prove emerse nel frattempo. L’importante è che fornisca una motivazione logica e corretta, senza ripetere gli errori che hanno portato all’annullamento della precedente sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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