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Mandato d’arresto europeo e diritto di difesa: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte di Appello che autorizzava la consegna di un cittadino italiano alla Germania in esecuzione di un mandato d’arresto europeo. La decisione è stata motivata dalla violazione del diritto di difesa, poiché alla difesa non era stato concesso un rinvio dell’udienza nonostante la tardiva ricezione degli atti necessari per preparare una difesa adeguata. La Suprema Corte ha ribadito che le garanzie procedurali previste dall’art. 127 c.p.p. si applicano pienamente anche nei procedimenti di consegna davanti alla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo: la difesa non può essere sacrificata

Il mandato d’arresto europeo (spesso abbreviato in m.a.e.) è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, pensato per rendere più rapide ed efficaci le procedure di consegna dei ricercati. Tuttavia, la rapidità non può mai prevalere sulle garanzie fondamentali del giusto processo. Con la sentenza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: il diritto di difesa dell’interessato deve essere sempre e pienamente garantito. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Suprema Corte.

I fatti del caso

Un cittadino italiano era destinatario di un mandato d’arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria tedesca. L’accusa era di aver fatto parte di un’associazione criminale, insieme ad altri complici, finalizzata alla commissione di rapine di orologi di lusso. La Corte di appello di Napoli, investita della decisione, aveva dichiarato sussistenti le condizioni per accogliere la domanda di consegna, subordinandola solo alla condizione che l’uomo, una volta processato, fosse rinviato in Italia per scontare l’eventuale pena.

Contro questa decisione, il difensore dell’uomo ha proposto ricorso per cassazione, lamentando diverse violazioni di legge, tra cui una di carattere prettamente procedurale che si è rivelata decisiva.

Le ragioni del ricorso: Diritto di difesa e giurisdizione

La difesa ha sollevato diversi punti critici, ma il motivo principale, ritenuto fondato e assorbente dalla Cassazione, riguardava la violazione del diritto di difesa.

In particolare, il legale aveva chiesto un rinvio dell’udienza davanti alla Corte d’Appello perché gli atti relativi al mandato d’arresto europeo erano stati trasmessi in ritardo. Questo ritardo aveva di fatto impedito di preparare un’adeguata difesa e di depositare memorie difensive nel termine di cinque giorni previsto dalla legge.

La Corte d’Appello aveva respinto la richiesta, sostenendo che la procedura del m.a.e. fosse regolata da una legge speciale (L. 69/2005) e che le norme generali del codice di procedura penale (in particolare l’art. 127 c.p.p. sul procedimento in camera di consiglio) non fossero applicabili in quella fase.

Le motivazioni della Cassazione sul mandato d’arresto europeo

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la visione della Corte territoriale, accogliendo il ricorso. I giudici supremi hanno chiarito che, per espressa previsione di legge, l’udienza davanti alla Corte d’Appello per la decisione sulla consegna si svolge ‘in camera di consiglio’.

Di conseguenza, a tale udienza si devono applicare tutte le regole previste dall’art. 127 del codice di procedura penale. Questa norma è posta a presidio del diritto di difesa, garantendo alle parti il tempo e i modi per interloquire e presentare le proprie argomentazioni.

La Cassazione ha spiegato che l’errata interpretazione della Corte d’Appello derivava da un’incomprensione della normativa. Il fatto che la legge sul m.a.e. richiami espressamente l’art. 127 c.p.p. solo per il giudizio in Cassazione non significa che esso sia escluso per il grado precedente. Al contrario, quel richiamo serve per derogare alla procedura standard della Cassazione (art. 611 c.p.p.), non per escludere l’applicazione di una garanzia fondamentale nel giudizio di merito.

Negando il rinvio, la Corte d’Appello ha quindi determinato una concreta violazione del diritto di difesa, viziando insanabilmente la procedura e la decisione finale.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte di appello di Napoli per un nuovo giudizio. La decisione riafferma con forza che le esigenze di celerità che ispirano il mandato d’arresto europeo non possono comprimere i diritti fondamentali della persona coinvolta, primo tra tutti il diritto a una difesa effettiva e consapevole. Ogni soggetto ha diritto ad avere il tempo necessario per esaminare gli atti e preparare la propria strategia, un principio cardine del giusto processo che vale in ogni sede, inclusa quella della cooperazione giudiziaria europea.

Le regole del procedimento in ‘camera di consiglio’ (art. 127 c.p.p.) si applicano alle udienze sul mandato d’arresto europeo davanti alla Corte d’appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, poiché l’udienza si celebra ‘in camera di consiglio’, le regole e le garanzie previste dall’art. 127 del codice di procedura penale, a tutela del diritto di difesa, devono essere pienamente applicate.

È legittimo per un giudice negare un rinvio dell’udienza se la difesa non ha avuto tempo sufficiente per studiare gli atti a causa di una loro tardiva trasmissione?
No. Secondo la sentenza, negare il rinvio in queste circostanze costituisce una violazione del diritto di difesa e invalida la decisione presa, in quanto impedisce al difensore di preparare adeguatamente le proprie argomentazioni.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza della Corte di appello che aveva concesso la consegna. Ha disposto il rinvio del procedimento a un’altra sezione della stessa Corte di appello per un nuovo giudizio che dovrà essere celebrato nel pieno rispetto delle garanzie difensive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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