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Mandato d’arresto europeo: cittadinanza e reato estero

La Corte di Cassazione ha analizzato un caso di mandato d’arresto europeo per truffa. Ha confermato la consegna per i reati commessi in Italia, ma l’ha annullata per un reato avvenuto in Francia. La decisione evidenzia come la cittadinanza dell’indagato sia un fattore decisivo per stabilire se un reato commesso all’estero da un cittadino straniero sia perseguibile in Italia, condizione necessaria per procedere alla consegna.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo: La Cassazione e il Criterio della Cittadinanza per Reati all’Estero

La cooperazione giudiziaria in ambito europeo si fonda su strumenti efficaci come il mandato d’arresto europeo (MAE), che semplifica le procedure di consegna tra Stati membri. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede un’attenta verifica dei presupposti di legge da parte dell’autorità giudiziaria dell’esecuzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 38279/2024) ha fatto luce su un aspetto cruciale: la rilevanza della cittadinanza dell’indagato quando il reato è commesso in un paese terzo, diverso sia da quello di emissione del mandato sia da quello di esecuzione.

I Fatti del Caso: La Truffa dei Bitcoin

Il caso riguarda un cittadino tedesco, destinatario di un mandato d’arresto europeo emesso dal Tribunale di Monaco di Baviera per il reato di truffa professionale in banda. Secondo l’accusa, l’uomo, insieme a dei complici, avrebbe contattato imprenditori tedeschi prospettando loro lucrosi investimenti. Per garantire i finanziamenti, alle vittime veniva chiesto di depositare una cauzione in bitcoin su un portafoglio telematico. Durante incontri avvenuti a Milano e a Strasburgo, i truffatori riuscivano a carpire i codici di accesso al portafoglio, impossessandosi delle criptovalute. La Corte di Appello di Milano aveva inizialmente concesso la consegna alla Germania per tutti i fatti contestati.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha impugnato la decisione della Corte di Appello sollevando diverse questioni, tra cui:
1. Violazione del principio del giudice naturale: Si contestava la giurisdizione tedesca, sostenendo che i reati non erano stati commessi in Germania e che la scelta del foro dipendeva unicamente dal luogo di residenza delle vittime.
2. Mancanza di specificità del mandato: Il MAE era ritenuto generico riguardo al ruolo e alla condotta specifica tenuta dall’indagato.
3. Errata applicazione delle norme sulla giurisdizione per il reato commesso in Francia: Si sosteneva che la Corte di Appello avesse erroneamente ritenuto perseguibile in Italia il fatto avvenuto in territorio francese.

La Decisione della Corte sul mandato d’arresto europeo

La Suprema Corte ha rigettato gran parte dei motivi di ricorso. Ha ritenuto infondata la questione sul giudice naturale, poiché le regole sulla competenza nel MAE derivano direttamente dal diritto europeo e dalla legge nazionale di attuazione. Ha inoltre stabilito che, a seguito delle recenti riforme, il mandato non deve più contenere gravi indizi di colpevolezza, ma solo una descrizione sufficiente dei fatti. Pertanto, la consegna per i reati commessi a Milano è stata confermata, ritenendo la decisione della Corte d’Appello correttamente motivata.

Il Punto Cruciale: Il Reato Commesso in Francia e la Cittadinanza dell’Indagato

Il ricorso è stato invece accolto limitatamente al reato commesso a Strasburgo. La Cassazione ha rilevato una contraddizione nella sentenza impugnata riguardo alla cittadinanza dell’indagato, definito a volte italiano e altre tedesco. Questa incertezza si è rivelata decisiva.
La legge italiana, infatti, disciplina diversamente la perseguibilità dei reati comuni commessi all’estero a seconda che l’autore sia cittadino italiano (art. 9 c.p.) o straniero (art. 10 c.p.). Nel caso di un reato commesso all’estero da uno straniero in danno di un altro straniero, la sua perseguibilità in Italia è subordinata a condizioni molto più stringenti, tra cui la richiesta del Ministro della Giustizia, che nel caso di specie mancava.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la Corte di Appello non poteva disporre la consegna per il fatto avvenuto in Francia senza prima accertare con certezza la cittadinanza dell’indagato e, di conseguenza, applicare la corretta disciplina sulla perseguibilità del reato in Italia. Poiché il reato era stato commesso in un paese terzo (Francia) da un presunto cittadino straniero (tedesco) ai danni di altri stranieri (tedeschi), la giurisdizione italiana poteva essere affermata solo alle rigide condizioni dell’art. 10 c.p. L’errata applicazione della legge ha quindi viziato la decisione, rendendo necessario un nuovo esame sul punto.

Conclusioni: L’Importanza della Corretta Applicazione delle Norme sulla Giurisdizione

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nella procedura del mandato d’arresto europeo: l’autorità giudiziaria dell’esecuzione ha il dovere di verificare scrupolosamente tutti i presupposti di legge per la consegna, specialmente quando i reati sono stati commessi al di fuori del proprio territorio nazionale e di quello dello Stato emittente. La cittadinanza dell’indagato, lungi dall’essere un mero dato anagrafico, diventa un elemento giuridico centrale che può determinare l’esito della procedura. La decisione della Cassazione, annullando parzialmente con rinvio la sentenza, impone al giudice di merito di effettuare questo accertamento in modo rigoroso, garantendo così la corretta applicazione delle norme sulla giurisdizione penale e sui limiti alla cooperazione europea.

Può essere rifiutata la consegna per un mandato d’arresto europeo se il reato è commesso in un paese terzo?
Sì, la consegna può essere rifiutata se il reato è stato commesso al di fuori sia del territorio dello Stato di emissione sia di quello di esecuzione. Il rifiuto è possibile se la legge dello Stato di esecuzione non consente l’azione penale per lo stesso fatto quando commesso fuori dal suo territorio.

Perché la cittadinanza dell’indagato è stata così importante in questo caso di mandato d’arresto europeo?
La cittadinanza è stata decisiva perché il codice penale italiano stabilisce condizioni diverse per la perseguibilità di un reato commesso all’estero a seconda che l’autore sia un cittadino italiano (art. 9 c.p.) o uno straniero (art. 10 c.p.). Per uno straniero che commette un reato all’estero contro un altro straniero, le condizioni sono molto più restrittive e includono la richiesta del Ministro della Giustizia.

La mancanza di una descrizione dettagliata della condotta dell’indagato nel mandato d’arresto europeo è un valido motivo per rifiutare la consegna?
No. Secondo la Corte di Cassazione, a seguito di recenti riforme legislative, non è più richiesto che il mandato contenga ‘gravi indizi di colpevolezza’. È sufficiente che descriva in modo adeguato la vicenda delittuosa complessiva per consentire allo Stato di esecuzione di effettuare i controlli previsti dalla legge, come quello sulla doppia punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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