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Mandato Arresto Europeo: territorialità e proporzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la consegna di un individuo alla Francia, richiesta tramite Mandato Arresto Europeo per estorsione aggravata. La Corte ha stabilito che il rifiuto di consegna per territorialità è una facoltà discrezionale e non un obbligo, specialmente se i fatti principali si sono svolti all’estero. Inoltre, il principio di proporzionalità della pena si valuta sulla sanzione concreta e non su quella massima astratta prevista per il reato, quando si tratta di un mandato a fini processuali.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato Arresto Europeo: Quando si può rifiutare la consegna?

Il Mandato Arresto Europeo (MAE) rappresenta uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, basato sul principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie. Tuttavia, la sua applicazione solleva questioni complesse, specialmente quando la condotta criminale tocca più Stati membri. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 37899/2025) ha fornito chiarimenti cruciali sui motivi di rifiuto della consegna, in particolare riguardo alla territorialità del reato e alla proporzionalità della pena.

I Fatti: una richiesta di consegna dalla Francia

Il caso ha origine dalla decisione della Corte di Appello di Milano di accogliere un Mandato Arresto Europeo emesso da un’autorità giudiziaria francese. La richiesta riguardava un cittadino per reati di ‘estorsione in banda organizzata commessa con l’uso di un’arma e minaccia’. L’interessato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la legittimità della consegna sulla base di diversi motivi, tra cui la presunta violazione dei principi di territorialità e proporzionalità.

I Motivi del Ricorso: Territorialità e Proporzionalità

La difesa ha articolato il ricorso su alcuni punti principali:

1. Territorialità: Si sosteneva che la condotta contestata fosse stata commessa, almeno in parte, sul territorio italiano, poiché l’imputato avrebbe partecipato ai fatti tramite videochiamata dall’Italia. Questo, secondo la difesa, avrebbe dovuto attivare il motivo di rifiuto facoltativo previsto dalla legge.
2. Sproporzione della pena: Veniva evidenziata l’enorme differenza tra la pena massima prevista in Francia per il reato (ergastolo) e quella prevista in Italia (massimo 22 anni), configurando una presunta violazione dei diritti fondamentali.
3. Vizi procedurali: La difesa lamentava anche l’omessa richiesta di documentazione integrativa e una motivazione apparente da parte della Corte di Appello.

Le Motivazioni della Cassazione sul Mandato Arresto Europeo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni della difesa con motivazioni nette e precise, che rafforzano l’efficacia del Mandato Arresto Europeo.

Il Rifiuto per Territorialità: una scelta discrezionale

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il motivo di rifiuto basato sulla commissione del reato, in tutto o in parte, nel territorio dello Stato di esecuzione è facoltativo. La decisione è rimessa all’autorità giudiziaria, che deve valutare l’interesse dello Stato a esercitare la propria azione penale. Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva correttamente ritenuto dirimente il fatto che gli eventi principali si fossero svolti integralmente in territorio francese e che non vi fossero indagini pendenti in Italia per gli stessi fatti (assenza di litispendenza internazionale). Pertanto, la scelta di non applicare il motivo di rifiuto era legittima e non sindacabile in sede di Cassazione.

Il Principio di Proporzionalità della Pena

Anche il motivo relativo alla sproporzione della pena è stato giudicato infondato. I giudici hanno chiarito una distinzione fondamentale: quando si tratta di un Mandato Arresto Europeo emesso a fini processuali (cioè per sottoporre una persona a processo, non per eseguire una condanna definitiva), il controllo riguarda unicamente il superamento delle soglie minime di pena previste dalla legge per consentire la consegna. Il principio di proporzionalità, inteso come valutazione della congruità della pena rispetto al fatto, potrà essere valutato solo in relazione a una pena concretamente inflitta al termine del processo, non rispetto alla massima pena astrattamente prevista dall’ordinamento straniero.

Gli altri motivi: genericità e inammissibilità

Gli ulteriori motivi di ricorso, relativi alla presunta carenza di prove e alla motivazione fittizia, sono stati considerati inammissibili. La Corte ha osservato che l’autorità di esecuzione non ha il potere di valutare nel merito le prove raccolte dall’autorità emittente. Inoltre, le censure erano generiche e si limitavano a riproporre questioni già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte di Appello.

Conclusioni: i principi chiave del Mandato Arresto Europeo

La sentenza in esame consolida alcuni pilastri fondamentali della cooperazione giudiziaria europea. In primo luogo, riafferma che la territorialità non costituisce un ostacolo automatico alla consegna, ma una valutazione discrezionale legata all’interesse concreto dello Stato italiano a perseguire il reato. In secondo luogo, chiarisce che il principio di proporzionalità non può essere invocato per bloccare un processo all’estero sulla base della sola differenza tra le pene massime edittali. Questa decisione sottolinea la fiducia e il reciproco riconoscimento che sono alla base del sistema del Mandato Arresto Europeo, limitando i motivi di rifiuto a casi specifici e ben definiti per garantire una giustizia rapida ed efficace a livello continentale.

È possibile rifiutare un Mandato di Arresto Europeo se il reato è stato commesso in parte in Italia?
Sì, è una possibilità, ma non un obbligo. La legge prevede un motivo di rifiuto facoltativo per territorialità. La decisione è rimessa alla discrezionalità dell’autorità giudiziaria italiana, che valuta l’interesse dello Stato a procedere. Se i fatti principali si sono svolti all’estero e non ci sono indagini in corso in Italia, la consegna è generalmente ritenuta legittima.

La sproporzione tra la pena massima prevista all’estero e quella in Italia può bloccare un Mandato di Arresto Europeo?
No, se il mandato è emesso per finalità processuali (cioè per un processo ancora da celebrare). In questo caso, la valutazione riguarda solo il superamento delle soglie di pena minime previste dalla legge per la consegna. Il principio di proporzionalità della pena potrà essere valutato solo in relazione a una condanna definitiva e a una pena concretamente irrogata, non sulla base del massimo edittale astratto.

L’autorità giudiziaria italiana deve verificare le prove a carico della persona richiesta in un Mandato di Arresto Europeo?
No. L’autorità giudiziaria dello Stato di esecuzione (in questo caso, l’Italia) non ha il compito di valutare nel merito le prove raccolte dall’autorità giudiziaria emittente. Il sistema si basa sul principio di reciproca fiducia e riconoscimento, per cui l’apprezzamento delle prove spetta esclusivamente al giudice dello Stato che ha emesso il mandato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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