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Mandato Arresto Europeo: la pena minima per la consegna

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di consegna basata su un Mandato Arresto Europeo. Sebbene il mandato fosse stato emesso per una pena complessiva di un anno e due mesi, la Corte ha rilevato che la porzione di pena effettivamente eseguibile per il reato che giustificava la consegna era di soli due mesi. Tale durata, essendo inferiore alla soglia minima di quattro mesi prevista dalla legge italiana, ha reso la consegna inammissibile.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato Arresto Europeo: la soglia minima della pena è invalicabile

Il Mandato Arresto Europeo (MAE) è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, ma la sua esecuzione è soggetta a precisi limiti legali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale: la consegna di una persona non può essere disposta se la pena residua da scontare è inferiore alla soglia minima stabilita dalla legge. Questo caso specifico illustra come un’attenta analisi della pena effettivamente esigibile possa portare all’annullamento di una decisione di consegna precedentemente approvata.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un Mandato Arresto Europeo emesso dalle autorità giudiziarie della Romania nei confronti di un cittadino rumeno. Il mandato richiedeva la consegna per l’esecuzione di una pena complessiva di un anno e due mesi di reclusione. Questa pena derivava da due distinte condanne:
1. Una per il reato di falsa testimonianza, con una pena originaria di sei mesi.
2. Una successiva per guida senza patente, con una pena di un anno.

La Corte di Appello di Roma aveva inizialmente accolto la richiesta, pur limitando la consegna alla sola esecuzione della pena per il reato di falsa testimonianza. L’interessato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la mancata acquisizione delle sentenze di condanna per verificare l’effettiva pena residua e il rischio di trattamenti inumani nelle carceri rumene.

La Decisione della Corte sul Mandato Arresto Europeo

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha annullato senza rinvio la decisione della Corte di Appello, rigettando di fatto la domanda di consegna. Pur ritenendo infondati i motivi di ricorso presentati dalla difesa, i giudici hanno rilevato d’ufficio un difetto insuperabile nei presupposti per l’esecuzione del Mandato Arresto Europeo.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’analisi della pena effettivamente da eseguire. I giudici hanno osservato che la pena per la falsa testimonianza era stata inizialmente sospesa condizionalmente. La commissione del successivo reato di guida senza patente ha comportato la revoca di tale beneficio e la rideterminazione della pena complessiva da parte del Tribunale rumeno.

Nel ricalcolare la sanzione, il giudice straniero aveva applicato un anno per la guida senza patente e aveva rideterminato in soli due mesi la porzione di pena relativa alla precedente falsa testimonianza (pari a un terzo della pena originaria di sei mesi). Il Mandato Arresto Europeo era stato quindi emesso per il totale di un anno e due mesi.

La Corte di Cassazione ha ragionato come segue: una volta esclusa la consegna per il reato di guida senza patente (per motivi non esplicitati ma che la rendevano non eseguibile in questo contesto), la pena residua effettivamente riconducibile al reato di falsa testimonianza era di soli due mesi. Questa durata è inferiore alla soglia minima di quattro mesi prevista dall’art. 7, comma 4, della legge n. 69/2005, che disciplina l’ammissibilità della consegna basata su un MAE esecutivo. Poiché la pena era al di sotto di questo limite invalicabile, mancavano i presupposti legali per autorizzare la consegna.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza sottolinea un principio di garanzia fondamentale nel diritto dell’esecuzione penale europea. L’autorità giudiziaria italiana, prima di concedere la consegna, ha il dovere di verificare non solo la validità formale del Mandato Arresto Europeo, ma anche la sussistenza di tutti i requisiti sostanziali previsti dalla normativa interna di recepimento. Tra questi, il rispetto della soglia minima di pena da eseguire è un presupposto non derogabile. Il caso dimostra che, anche a fronte di una pena complessiva superiore al limite, è necessario scomporre le varie imputazioni e isolare la pena effettivamente esigibile per i reati che legittimano la consegna. Se tale pena residua scende al di sotto della soglia minima, la richiesta di consegna deve essere respinta.

Quando può essere rifiutata la consegna basata su un Mandato di Arresto Europeo?
La consegna può essere rifiutata, come in questo caso, se la pena residua da eseguire per il reato che giustifica la consegna è inferiore alla soglia minima di quattro mesi prevista dalla legge italiana (art. 7, comma 4, legge 69/2005).

Come incide la revoca della sospensione condizionale sul calcolo della pena per un Mandato di Arresto Europeo?
La revoca della sospensione, a seguito di un nuovo reato, porta alla rideterminazione della pena complessiva. La Cassazione ha esaminato questa nuova pena globale per isolare la porzione effettivamente da scontare per il reato originario, verificando se superasse la soglia minima per la consegna.

È necessario che il giudice italiano acquisisca le sentenze di condanna straniere per decidere su un Mandato di Arresto Europeo?
Secondo la Corte, non è strettamente necessaria l’acquisizione formale delle sentenze se le informazioni essenziali, come l’entità della pena da scontare, sono chiaramente indicate nel mandato di arresto europeo stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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