LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato Arresto Europeo: il rifiuto non è automatico

La Corte di Cassazione ha chiarito che il rifiuto di consegna basato sul principio di territorialità, previsto per il Mandato d’arresto europeo, non è automatico. Anche se un reato è stato commesso in parte in Italia, la consegna può essere negata solo se esiste già un procedimento penale pendente nel nostro Paese per gli stessi fatti. In assenza di un’azione giudiziaria italiana già avviata, la cooperazione europea prevale sull’astratta competenza territoriale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo e reati in Italia: quando la consegna può essere rifiutata?

Il Mandato d’arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, basato sul principio del reciproco riconoscimento delle decisioni. Ma cosa accade se il reato per cui è richiesta la consegna è stato commesso, anche solo in parte, sul territorio italiano? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19671/2025, offre un chiarimento decisivo: la giurisdizione italiana non basta, da sola, a bloccare la consegna. Vediamo perché.

I fatti del caso

Una persona era destinataria di un Mandato d’arresto europeo emesso da un’autorità giudiziaria tedesca per il reato di truffa. La Corte d’appello di Milano aveva concesso la consegna, subordinandola però alla condizione che l’interessato, in caso di condanna, scontasse la pena in Italia.

La difesa ha impugnato questa decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che la consegna avrebbe dovuto essere rifiutata. L’argomentazione principale si basava sull’art. 18-bis della legge n. 69/2005, che prevede la possibilità per l’autorità italiana di negare la consegna se il reato è stato commesso in tutto o in parte sul territorio nazionale. Secondo il ricorrente, una parte della condotta fraudolenta si era effettivamente svolta in Italia e, pertanto, il nostro Paese avrebbe dovuto esercitare la propria giurisdizione.

Il principio di territorialità e il Mandato d’arresto europeo

La difesa ha posto l’accento su un punto cruciale del diritto penale internazionale: il principio di territorialità. Secondo questo principio, uno Stato ha il diritto sovrano di processare i reati commessi sul proprio territorio. Nel contesto del Mandato d’arresto europeo, la legge italiana recepisce questa esigenza prevedendo una specifica causa di rifiuto facoltativo della consegna.

Tuttavia, la semplice affermazione che una frazione del reato si sia consumata in Italia è sufficiente a impedire la consegna? O sono necessarie ulteriori condizioni? È proprio su questo interrogativo che la Corte di Cassazione ha concentrato la propria analisi, delineando i confini tra la sovranità nazionale e gli obblighi di cooperazione europea.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo una motivazione chiara e in linea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza. I giudici hanno spiegato che la facoltà di rifiutare la consegna, prevista dall’art. 18-bis, non scatta automaticamente per il solo fatto che il reato sia stato commesso in parte in Italia.

Il punto centrale, sottolineato dalla Corte, è che questo motivo di rifiuto è applicabile solo e soltanto se per gli stessi fatti risulta “già pendente” un procedimento penale davanti all’autorità giudiziaria italiana. In altre parole, non è sufficiente un potenziale e astratto interesse dello Stato italiano a procedere, ma è necessaria una manifestazione concreta di volontà giurisdizionale, dimostrata dall’avvio effettivo di indagini o di un processo.

Nel caso di specie, non risultava alcuna pendenza di procedimenti in Italia a carico della persona richiesta. Di conseguenza, la Corte d’appello ha correttamente ritenuto di non applicare la causa di rifiuto facoltativo e ha disposto la consegna all’autorità tedesca. Questo approccio, secondo la Cassazione, evita conflitti di giurisdizione e garantisce l’efficacia del sistema del Mandato d’arresto europeo, che si fonda sulla fiducia reciproca tra gli Stati membri.

La Corte ha inoltre respinto le altre censure del ricorrente, precisando che l’elenco dei motivi di rifiuto del MAE è tassativo e non include il presunto difetto di giurisdizione dell’autorità emittente, questione che deve essere sollevata davanti al giudice dello Stato di emissione.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

La sentenza consolida un principio fondamentale: l’esercizio della facoltà di rifiuto della consegna per reati commessi in Italia è subordinato all’esistenza di un’azione penale già concretamente avviata dalle autorità italiane. L’interesse dello Stato a perseguire un reato commesso sul proprio territorio deve manifestarsi attraverso atti giudiziari concreti e non può rimanere a livello di mera potenzialità. Questa interpretazione bilancia l’esigenza di salvaguardare la giurisdizione nazionale con il dovere di leale cooperazione europea, garantendo che il Mandato d’arresto europeo rimanga uno strumento celere ed efficace per la lotta alla criminalità transfrontaliera.

È possibile rifiutare un Mandato d’arresto europeo se il reato è stato commesso in parte in Italia?
Sì, la legge italiana lo prevede come motivo di rifiuto facoltativo. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, questa possibilità è subordinata a una condizione specifica: deve già esistere un procedimento penale pendente in Italia per gli stessi fatti.

Perché il rifiuto di consegna non è automatico se il reato è stato commesso in Italia?
Perché il sistema del Mandato d’arresto europeo si basa sui principi di fiducia reciproca ed efficienza. Un rifiuto automatico creerebbe ostacoli alla cooperazione. La giurisprudenza richiede quindi un interesse concreto e già manifestato dallo Stato italiano (attraverso un procedimento pendente) per giustificare una deroga alla regola della consegna.

Si può contestare la competenza del giudice straniero che ha emesso il Mandato d’arresto europeo davanti al giudice italiano?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il difetto di giurisdizione dell’autorità giudiziaria emittente non rientra nell’elenco tassativo dei motivi di rifiuto della consegna. Eventuali censure sulla competenza del giudice straniero devono essere sollevate nel procedimento pendente nello Stato di emissione, non in quello di esecuzione in Italia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati