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Mandato Arresto Europeo: i limiti del giudice italiano

Un soggetto si opponeva alla consegna all’Austria in base a un mandato di arresto europeo, sollevando dubbi di costituzionalità sulla mancanza di valutazione della colpevolezza da parte del giudice italiano. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la procedura del mandato di arresto europeo si fonda sulla fiducia e sul mutuo riconoscimento tra Stati UE, limitando il controllo del giudice nazionale ai soli motivi previsti dalla legge.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando il Giudice Italiano Non Può Valutare la Colpevolezza

Il mandato di arresto europeo (MAE) rappresenta uno degli strumenti più efficaci di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, fondato sul principio di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3120/2024) ha riaffermato i confini del controllo del giudice italiano in questa materia, chiarendo perché non sia possibile valutare i gravi indizi di colpevolezza della persona richiesta. Analizziamo insieme la decisione e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Consegna dall’Austria

Il caso nasce dalla decisione della Corte di Appello di Milano di concedere la consegna di un cittadino alle autorità giudiziarie austriache. La richiesta si basava su un mandato di arresto europeo emesso dalla Procura della Repubblica di Innsbruck per una serie di reati gravi, tra cui rapine aggravate, furto, truffa e frode informatica, commessi in parte in Italia.

L’interessato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione avverso tale decisione, sollevando tre motivi principali, due dei quali riguardavano presunti profili di illegittimità costituzionale della legge italiana che disciplina il MAE (Legge n. 69/2005).

Le Doglianze del Ricorrente: Dubbi sul mandato di arresto europeo

Il ricorrente ha avanzato critiche mirate al cuore del sistema del MAE:

1. Impossibilità di valutare la colpevolezza: Si lamentava che, a differenza di quanto avviene nelle procedure di estradizione tradizionali, la legge sul MAE non consente al giudice italiano di verificare la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza. Secondo la difesa, ciò violerebbe gli articoli 3 e 24 della Costituzione, poiché impedirebbe di considerare prove a discolpa, come una perizia fonica e rilievi di impronte digitali che, a suo dire, lo scagionerebbero da alcune accuse.
2. Discrezionalità sul luogo del reato: Veniva contestata la norma (art. 18-bis) che conferisce al giudice italiano un potere discrezionale, e non un obbligo, di rifiutare la consegna quando i reati sono stati commessi in Italia. Questo, secondo il ricorso, violerebbe il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale.
3. Vizio di motivazione: Infine, si deduceva un errore nella sentenza della Corte d’Appello, in quanto l’autorità austriaca avrebbe indicato in modo errato il numero di reati oggetto della richiesta.

le motivazioni della Cassazione: Il Principio di Mutuo Riconoscimento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per genericità, cogliendo l’occasione per ribadire i principi fondamentali su cui si regge il mandato di arresto europeo.

Il punto centrale della decisione è che l’intero sistema si fonda su un presupposto imprescindibile: l’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea. Le norme sul MAE non sono altro che l’attuazione della Decisione quadro 2002/584/GAI e rispondono agli obblighi assunti con i Trattati europei. Questo sistema è basato sulla fiducia reciproca tra gli Stati membri e sul principio del mutuo riconoscimento, secondo cui si presume, fino a prova contraria, che le decisioni giudiziarie emesse in un altro Stato membro rispettino i diritti fondamentali della persona.

Di conseguenza, il ruolo del giudice dello Stato di esecuzione (in questo caso, l’Italia) non è quello di riesaminare il caso nel merito. Il suo controllo è limitato ai motivi di rifiuto, obbligatori o facoltativi, espressamente previsti dalla legge.

Riguardo al motivo sulla territorialità, la Corte ha sottolineato che tale causa di rifiuto facoltativo serve a risolvere conflitti di giurisdizione reali, non ipotetici. Il ricorrente, infatti, non aveva dimostrato che per gli stessi fatti fosse già pendente un procedimento penale in Italia. Senza un procedimento penale avviato in Italia, non esiste alcun conflitto di giurisdizione che giustifichi il rifiuto della consegna.

Infine, anche il terzo motivo relativo all’errata indicazione del numero dei reati è stato giudicato generico, poiché la Corte d’Appello aveva richiesto e ottenuto dall’Austria tutti i chiarimenti e i documenti necessari a definire con precisione l’oggetto della richiesta, rendendo l’errore numerico del tutto irrilevante.

le conclusioni

La sentenza ribadisce con forza la natura e la filosofia del mandato di arresto europeo: uno strumento di cooperazione agile e veloce, che presuppone la fiducia tra i sistemi giudiziari europei. La valutazione sulla colpevolezza spetta unicamente all’autorità giudiziaria che ha emesso il mandato. Il giudice dello Stato di esecuzione ha un ruolo di garanzia, limitato alla verifica del rispetto dei diritti fondamentali e dei motivi di rifiuto tassativamente elencati dalla legge. Questa decisione conferma che le garanzie difensive devono essere fatte valere nel processo dello Stato richiedente, non nella procedura di consegna, consolidando così l’efficienza dello spazio giudiziario europeo.

Può il giudice italiano, in una procedura di mandato di arresto europeo, valutare se esistono gravi indizi di colpevolezza a carico della persona richiesta?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, a differenza dell’estradizione, la procedura del MAE si basa sul principio di mutuo riconoscimento. Pertanto, il giudice italiano non può entrare nel merito della colpevolezza, la cui valutazione spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria dello Stato che ha emesso il mandato.

È possibile rifiutare la consegna se i reati contestati sono stati commessi in Italia?
Sì, la legge lo prevede come una causa di rifiuto facoltativa. Tuttavia, la Corte ha specificato che per avvalersi di questa possibilità è necessario dimostrare che in Italia sia già stato instaurato un procedimento penale per gli stessi fatti. Un conflitto di giurisdizione solo ipotetico o potenziale non è sufficiente a giustificare il rifiuto della consegna.

Cosa succede se l’autorità straniera commette un errore formale, come indicare un numero sbagliato di reati nel mandato di arresto europeo?
Se l’errore è puramente formale e non incide sulla chiara comprensione dei fatti e delle accuse, non costituisce un motivo valido per annullare la procedura. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto il motivo irrilevante perché la Corte d’Appello aveva comunque ricevuto tutti i documenti necessari dall’autorità austriaca per identificare con precisione i reati contestati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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