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Mandato arresto europeo e diritti della difesa

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa informazione immediata all’arrestato della facoltà di nominare un difensore nello Stato emittente di un mandato arresto europeo non comporta la nullità dell’arresto. La sentenza chiarisce che tale omissione, se sanata successivamente e in assenza di un pregiudizio concreto, non invalida la procedura. Inoltre, viene ribadito che la valutazione del pericolo di fuga in questi casi è finalizzata a garantire la consegna del soggetto alle autorità estere.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato Arresto Europeo: Avviso Tardivo al Difensore Non Annulla l’Arresto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale riguardante i diritti della difesa nell’ambito del mandato arresto europeo. In particolare, i giudici si sono pronunciati sulle conseguenze della mancata e tempestiva informazione, data alla persona arrestata, della facoltà di nominare un avvocato di fiducia anche nello Stato membro che ha emesso il mandato. La Corte ha stabilito che tale omissione non comporta automaticamente la nullità dell’arresto, fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione della normativa europea e nazionale.

Il Caso: Arresto e Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da un’ordinanza della Corte di Appello di Milano che convalidava l’arresto di un cittadino, eseguito in base a un mandato arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria tedesca per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. La Corte territoriale applicava contestualmente la misura della custodia in carcere.

Il difensore dell’arrestato proponeva ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La violazione di legge per non aver ricevuto, al momento dell’arresto da parte della polizia giudiziaria, l’avviso della facoltà di nominare un difensore di fiducia nello Stato di emissione del mandato (la Germania).
2. La mancanza di un concreto pericolo di fuga, sostenendo che il proprio assistito avesse stabili legami con l’Italia (cittadinanza, proprietà immobiliari) e si fosse persino presentato spontaneamente alle autorità.

Obblighi informativi e il mandato arresto europeo

Il cuore della questione giuridica risiedeva nel primo motivo di ricorso. La legge italiana (l. 69/2005), in attuazione di una direttiva UE, prevede che la polizia giudiziaria informi la persona arrestata non solo del diritto a un difensore in Italia, ma anche della facoltà di nominarne uno nello Stato di emissione. La difesa sosteneva che l’omissione di questa specifica informazione dovesse invalidare l’intero procedimento di arresto.

La Corte di Cassazione ha analizzato i due orientamenti giurisprudenziali formatisi sul punto. Un primo orientamento ritiene che tale omissione integri una nullità a regime intermedio. Un secondo, invece, la esclude, basandosi su un’interpretazione letterale della norma che non prevede espressamente la sanzione della nullità per questa specifica violazione.

La Valutazione del Pericolo di Fuga

Quanto al secondo motivo, il ricorrente contestava la sussistenza delle esigenze cautelari. La difesa evidenziava elementi a favore del proprio assistito, come la doppia cittadinanza (albanese e italiana) e il fatto di essersi presentato ai Carabinieri dopo un primo tentativo di rintraccio infruttuoso. Secondo la difesa, questi elementi avrebbero dovuto escludere il pericolo di fuga e, di conseguenza, l’applicazione della custodia in carcere.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, confermando la validità dell’ordinanza impugnata.

Sul primo punto, i giudici hanno aderito al secondo e più recente orientamento, stabilendo che l’omesso avviso sulla facoltà di nominare un legale nello Stato emittente non determina la nullità dell’arresto. La Corte ha sottolineato che la formulazione della legge prevede la nullità solo per l’omissione di altre informazioni (come il diritto a un difensore in Italia). Inoltre, nel caso specifico, l’informazione era stata comunque fornita, sebbene tardivamente, durante l’udienza di convalida, e la difesa non aveva allegato alcun pregiudizio concreto derivante da tale ritardo. La finalità della norma europea è quella di “agevolare” l’esercizio del diritto di difesa, e un ritardo sanato senza danni effettivi non può invalidare l’intera procedura.

Sul secondo punto, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione delle esigenze cautelari nelle procedure di mandato arresto europeo risponde a logiche diverse rispetto ai procedimenti interni. L’obiettivo primario è assicurare che la persona richiesta non si sottragga alla consegna, in adempimento degli obblighi di cooperazione giudiziaria internazionale assunti dall’Italia. La Corte di Appello aveva correttamente motivato il pericolo di fuga basandosi sulle informazioni fornite dall’autorità richiedente, che indicavano la presenza di complici in grado di aiutare il ricercato. La presentazione spontanea, secondo i giudici, non era un elemento decisivo per escludere tale rischio, poiché non provava la volontà di sottomettersi alla procedura di consegna.

Conclusioni

La sentenza consolida un’interpretazione restrittiva delle cause di nullità nelle procedure di arresto su mandato europeo, privilegiando la sostanza sulla forma. Viene affermato il principio secondo cui non ogni irregolarità procedurale comporta l’invalidità degli atti, specialmente quando il diritto di difesa viene comunque garantito, seppur con un lieve ritardo, e non ne deriva un danno effettivo per l’interessato. La decisione, inoltre, rafforza l’importanza della cooperazione giudiziaria europea, sottolineando che la necessità di garantire la consegna del ricercato è l’elemento centrale nella valutazione delle misure cautelari.

La mancata comunicazione all’arrestato della facoltà di nominare un avvocato nello Stato che ha emesso il mandato d’arresto europeo rende nullo l’arresto?
No, secondo la Corte di Cassazione, questa specifica omissione non determina la nullità dell’arresto. La legge non prevede espressamente tale sanzione per questa violazione, a differenza di altre omissioni informative. Se l’informazione viene fornita in un momento successivo (come l’udienza di convalida) e non viene dimostrato un pregiudizio concreto per la difesa, l’arresto resta valido.

Come viene valutato il pericolo di fuga in una procedura di mandato d’arresto europeo?
La valutazione del pericolo di fuga è principalmente orientata a garantire che la persona non si sottragga alla procedura di consegna allo Stato richiedente. Questo risponde all’impegno di cooperazione giudiziaria internazionale dell’Italia. Pertanto, l’analisi è più focalizzata su questo specifico rischio piuttosto che sui criteri generali applicati nei procedimenti puramente nazionali.

Il fatto che una persona si presenti spontaneamente alla polizia esclude il pericolo di fuga?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha ritenuto che tale condotta non sia di per sé sufficiente a escludere il pericolo di fuga. Non dimostra, infatti, che la persona fosse a conoscenza del mandato di arresto internazionale, né garantisce la sua volontà di non sottrarsi alla futura ed eventuale consegna allo Stato estero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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