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Mandato ad impugnare: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato nell’interesse di un imputato condannato per ricettazione e assente nel processo d’appello. La decisione si fonda sulla mancata presentazione dello specifico mandato ad impugnare, un requisito introdotto dalla Riforma Cartabia (art. 581, co. 1-quater c.p.p.), necessario a pena di inammissibilità per gli imputati giudicati in absentia. La Corte ha ribadito che questa norma serve a garantire la consapevolezza e la reale volontà dell’imputato di contestare la condanna.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: Le Nuove Regole Post-Riforma Cartabia

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 13548 del 2024, offre un’importante lezione sulle nuove formalità processuali introdotte dalla Riforma Cartabia. In particolare, evidenzia la centralità del mandato ad impugnare specifico per l’imputato assente, la cui mancanza comporta una conseguenza drastica: l’inammissibilità del ricorso. Questo caso dimostra come una negligenza procedurale possa precludere l’accesso al giudizio di legittimità, con effetti irreversibili per l’imputato.

Il Fatto: Dalla Condanna per Ricettazione al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per il reato di ricettazione. L’imputato, dopo la condanna in primo grado, veniva nuovamente giudicato colpevole dalla Corte d’Appello di Catania. Un elemento cruciale della vicenda è che l’imputato era assente sia nel giudizio di primo grado sia in quello di appello, celebrato con rito camerale non partecipato.

Il difensore di fiducia, agendo nell’interesse del suo assistito, proponeva ricorso per cassazione lamentando un vizio di procedura: l’omessa citazione dell’imputato per l’udienza d’appello, poiché quest’ultimo era risultato irreperibile presso il domicilio eletto. Il ricorso, tuttavia, si è scontrato con una barriera procedurale invalicabile.

Il Mandato ad Impugnare e la Riforma Cartabia

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’applicazione dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dal D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia). Questa norma stabilisce che, quando si procede in assenza dell’imputato, l’atto di impugnazione del difensore deve essere accompagnato, a pena di inammissibilità, da uno specifico mandato ad impugnare.

Questo mandato deve possedere due caratteristiche fondamentali:
1. Essere rilasciato dopo la pronuncia della sentenza da impugnare.
2. Contenere la dichiarazione o l’elezione di domicilio dell’imputato.

Nel caso di specie, il difensore aveva depositato il ricorso senza allegare tale mandato, rendendo l’impugnazione irrimediabilmente viziata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per difetto di legittimazione del difensore. I giudici hanno spiegato che la norma sul mandato ad impugnare ha un chiaro intento “deflattivo”: mira a evitare impugnazioni proposte all’insaputa dell’imputato o senza una sua reale e consapevole volontà. Si vuole avere la certezza che la persona condannata sia a conoscenza della sentenza e intenda effettivamente contestarla.

La Cassazione ha sottolineato che tale disposizione si applica a tutte le impugnazioni, compreso il ricorso per cassazione, in quanto inserita nelle “Disposizioni generali” del libro dedicato alle impugnazioni. La sua applicazione non è limitata al solo appello. Inoltre, la Corte ha respinto implicitamente dubbi di legittimità costituzionale, richiamando precedenti pronunce che hanno ritenuto la norma manifestamente infondata sotto tale profilo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia, che impone un onere di diligenza aggiuntivo ai difensori. Per gli imputati giudicati in assenza, non è più sufficiente il mandato difensivo generale conferito all’inizio del procedimento. È imperativo ottenere un nuovo e specifico mandato ad impugnare dopo ogni sentenza di condanna che si intende contestare.

In assenza di questo documento, l’impugnazione sarà dichiarata inammissibile d’ufficio, senza alcuna possibilità di sanatoria. Questa decisione cristallizza l’importanza di un dialogo costante tra difensore e assistito, anche quando quest’ultimo scelga di non partecipare al processo, e rafforza la necessità di adempiere scrupolosamente ai nuovi requisiti formali per garantire l’effettivo esercizio del diritto di difesa.

Dopo la Riforma Cartabia, cosa deve fare il difensore per impugnare una sentenza per un imputato assente?
Deve farsi rilasciare dall’imputato uno specifico mandato ad impugnare dopo la pronuncia della sentenza. Tale mandato, che deve contenere anche la dichiarazione o l’elezione di domicilio, va obbligatoriamente allegato all’atto di impugnazione a pena di inammissibilità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore dell’imputato, giudicato in assenza, non ha allegato lo specifico mandato ad impugnare rilasciato in data successiva alla sentenza, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

Qual è lo scopo della norma sul mandato ad impugnare per l’imputato assente?
Lo scopo è quello di assicurare che l’impugnazione sia proposta nell’effettivo interesse dell’imputato, garantendo che quest’ultimo sia consapevole della sentenza di condanna e sia determinato a contestarla. La norma ha un intento deflattivo, teso a ridurre le impugnazioni meramente dilatorie o non volute dall’interessato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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