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Mandato ad impugnare: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione non entra nel merito della vicenda, ma si basa su un vizio procedurale introdotto dalla Riforma Cartabia: la mancata presentazione di uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dal cliente al proprio avvocato dopo la pronuncia della sentenza d’appello, requisito ora indispensabile per la validità dell’atto.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: la Cassazione e l’Impatto della Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2323/2024) ha riaffermato un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: la necessità di un mandato ad impugnare specifico, rilasciato dall’imputato al proprio difensore dopo la sentenza che si intende contestare. L’assenza di tale atto ha portato alla dichiarazione di inammissibilità di un ricorso, senza che i giudici potessero nemmeno esaminare le ragioni di merito. Questa decisione evidenzia un cambiamento procedurale cruciale che avvocati e assistiti devono conoscere per non vedersi preclusa la via dell’impugnazione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Sassari e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Cagliari. L’imputato era stato ritenuto colpevole dei reati di minaccia aggravata e resistenza a pubblico ufficiale, con una pena di sei mesi di reclusione.

Tramite il proprio difensore, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, sollevando un unico motivo: un presunto vizio di motivazione riguardo al reato di resistenza. La difesa sosteneva che la condotta oppositiva del proprio assistito fosse finalizzata unicamente a sottrarsi a un accompagnamento forzoso presso una struttura sanitaria, e non a opporsi a un trattamento sanitario obbligatorio in corso di esecuzione. Tuttavia, la Corte Suprema non è mai entrata nel vivo di questa argomentazione.

La Decisione della Cassazione e l’Importanza del Mandato ad Impugnare

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiede nella fondatezza o meno dei motivi di ricorso, ma in un requisito formale introdotto dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022).

Nello specifico, l’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale stabilisce che, nei casi in cui si proceda in assenza dell’imputato, il difensore debba depositare, insieme all’atto di impugnazione, uno specifico mandato a impugnare rilasciato dopo la pronuncia della sentenza. Nel caso di specie, la sentenza d’appello era stata emessa l’11 gennaio 2023, data successiva all’entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022), rendendo quindi applicabile la nuova disciplina.
Poiché il difensore non ha prodotto questo specifico mandato post-sentenza, il ricorso è stato considerato proceduralmente invalido.

Le Motivazioni: la Ratio della Riforma

La Corte ha colto l’occasione per spiegare in modo approfondito la finalità di questa nuova norma, che mira a rafforzare le garanzie processuali.

L’Obiettivo: Garantire la Consapevolezza dell’Imputato

La norma sul mandato ad impugnare specifico serve a prevenire le cosiddette “impugnazioni inconsapevoli”, ovvero quelle presentate dal difensore senza che l’imputato (specialmente se assente durante il processo) ne sia pienamente a conoscenza o abbia espresso un consenso informato e attuale. Richiedendo un’interlocuzione diretta tra avvocato e assistito dopo la condanna, il legislatore ha voluto assicurare che la decisione di proseguire con l’iter giudiziario sia una scelta consapevole dell’imputato. Questo riduce il rischio di processi che si svolgono all’insaputa dell’interessato, limitando di conseguenza la necessità di ricorrere a rimedi successivi come la rescissione del giudicato.

L’Applicabilità al Ricorso per Cassazione

I giudici hanno chiarito che, sebbene il testo normativo faccia riferimento al “decreto di citazione a giudizio” (tipico del giudizio d’appello), la sua applicazione si estende logicamente anche al ricorso per cassazione. La finalità di garantire la consapevolezza dell’imputato è valida per ogni fase di impugnazione. Pertanto, la Corte ha interpretato la norma in senso ampio, ritenendola una disposizione di carattere generale applicabile a tutti i mezzi di impugnazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa sentenza lancia un messaggio inequivocabile al mondo forense. Per evitare una declaratoria di inammissibilità che tronca sul nascere ogni possibilità di difesa nel merito, è ormai un obbligo per il difensore ottenere dal proprio cliente un nuovo e specifico mandato dopo ogni sentenza che si intende impugnare. La semplice nomina iniziale o un mandato generico non sono più sufficienti. Questo adempimento, pur rappresentando un onere aggiuntivo, è stato concepito come una garanzia fondamentale per un processo più giusto e partecipato, in cui l’imputato è e rimane il vero protagonista delle proprie scelte processuali.

Dopo la Riforma Cartabia, è sufficiente la nomina iniziale del difensore per presentare un’impugnazione?
No, non è sufficiente. La sentenza chiarisce che per impugnare una sentenza emessa dopo il 30 dicembre 2022, è necessario che il difensore depositi uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza stessa, a pena di inammissibilità.

La regola sul mandato ad impugnare specifico si applica anche al ricorso per cassazione?
Sì. Nonostante il testo dell’art. 581 c.p.p. possa sembrare riferirsi principalmente all’appello, la Corte di Cassazione ha stabilito che la norma ha carattere generale e si applica anche al ricorso per cassazione, poiché la sua finalità è garantire la consapevolezza dell’imputato in ogni fase di impugnazione.

Cosa succede se un ricorso viene presentato senza il mandato ad impugnare rilasciato dopo la sentenza?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che i giudici non esamineranno i motivi di contestazione nel merito, e la sentenza impugnata diventerà definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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