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Mandato ad impugnare: quando non è necessario

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato un ricorso inammissibile per mancanza del mandato ad impugnare specifico, introdotto dalla Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha stabilito che la nuova norma non si applica alle sentenze pronunciate prima della sua entrata in vigore (30 dicembre 2022), a prescindere dalla data di deposito della motivazione, ripristinando così il diritto dell’imputato a un nuovo giudizio d’appello.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: la Cassazione fa Chiarezza sull’Applicazione della Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale della procedura penale, relativo all’obbligo del mandato ad impugnare specifico per l’imputato assente, introdotto dalla Riforma Cartabia. La pronuncia chiarisce un importante dubbio interpretativo sull’applicazione temporale della nuova norma, riaffermando il principio del favor impugnationis e la certezza del diritto.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Ragusa il 23 novembre 2022. L’imputato, processato in assenza, proponeva appello tramite il suo difensore. Tuttavia, la Corte di appello di Catania dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? La presunta violazione dell’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, che richiede, a pena di inammissibilità, il deposito di uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’imputato dopo la sentenza. Secondo la Corte territoriale, tale adempimento era necessario e non era stato soddisfatto.

La Riforma Cartabia e la Questione del Mandato ad Impugnare

La Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha modificato profondamente il processo penale, introducendo, tra le altre cose, l’art. 581, comma 1-quater c.p.p. Questa norma stabilisce che, nel caso di imputato processato in assenza, l’atto di impugnazione del difensore deve essere accompagnato da un mandato specifico, rilasciato dopo la sentenza e contenente l’elezione di domicilio. L’entrata in vigore di questa disposizione è stata fissata al 30 dicembre 2022.

Il nodo gordiano del caso in esame era proprio questo: la sentenza di primo grado era stata pronunciata (cioè il dispositivo era stato letto in udienza) il 23 novembre 2022, prima dell’entrata in vigore della riforma. L’appello, invece, era stato proposto successivamente. La Corte d’appello aveva ritenuto applicabile la nuova, più stringente, normativa. Contro questa decisione, il difensore ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione: il Principio di Irretroattività

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di inammissibilità. Il ragionamento dei giudici di legittimità si fonda su un’interpretazione chiara e sistematica delle disposizioni transitorie della riforma.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per determinare la legge processuale applicabile, si deve fare riferimento al momento in cui la sentenza viene pronunciata, ovvero alla data di lettura del dispositivo in aula. È in quel momento che la sentenza acquista esistenza giuridica, non al momento successivo del deposito della motivazione.

Poiché la sentenza di primo grado era stata emessa il 23 novembre 2022, e quindi prima del 30 dicembre 2022, la nuova disciplina sul mandato ad impugnare non poteva trovare applicazione. Di conseguenza, la Corte di appello ha errato nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso per una formalità non richiesta dalla legge vigente al momento della pronuncia della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Corte

Nelle motivazioni, la Cassazione sottolinea come la scelta del legislatore di ancorare l’applicazione delle nuove norme alla data di pronuncia della sentenza risponda a un’esigenza di certezza del diritto. Fare riferimento al momento, potenzialmente variabile, del deposito della motivazione avrebbe introdotto incertezze e complicazioni, contrariamente all’intento di semplificazione e al principio del favor impugnationis. La sentenza è giuridicamente esistente dal momento della lettura del dispositivo; la motivazione ne è un requisito di validità successivo. Questo criterio temporale netto evita disparità di trattamento e garantisce la piena tutela del diritto di difesa.

Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza pratica. Essa stabilisce in modo inequivocabile che l’obbligo di conferire uno specifico mandato ad impugnare per l’imputato assente, previsto dalla Riforma Cartabia, non si applica a tutte le sentenze pronunciate prima del 30 dicembre 2022. La decisione tutela il diritto di difesa e di impugnazione, evitando che un’applicazione retroattiva di norme procedurali più sfavorevoli possa precludere l’accesso al secondo grado di giudizio. Gli operatori del diritto dovranno quindi sempre verificare la data di pronuncia del dispositivo per individuare correttamente la disciplina applicabile all’impugnazione.

La nuova norma sul mandato ad impugnare specifico, introdotta dalla Riforma Cartabia, quando è entrata in vigore?
La norma è entrata in vigore il 30 dicembre 2022.

La regola del mandato ad impugnare specifico si applica alle sentenze emesse prima del 30 dicembre 2022?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la norma non ha effetto retroattivo e si applica solo alle impugnazioni contro sentenze pronunciate (cioè con dispositivo letto in udienza) a partire dal 30 dicembre 2022.

Qual è il momento rilevante per stabilire quale legge processuale si applica a un’impugnazione: la data della pronuncia del dispositivo o quella del deposito della motivazione?
Secondo la Corte, il momento giuridicamente rilevante e certo è quello della pronuncia del dispositivo in udienza, poiché è in quel momento che la sentenza acquista esistenza giuridica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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