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Mandato ad impugnare: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione, poiché il suo difensore non era munito di uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dopo la pronuncia della sentenza d’appello. Questo vizio procedurale, previsto dall’art. 581, co. 1-quater, c.p.p., prevale su ogni altro motivo di ricorso, come la presunta nullità delle notifiche o la mancata motivazione su un’attenuante.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: La Cassazione Sancisce l’Inammissibilità del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26184 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale che ogni avvocato e assistito devono conoscere: la necessità di uno specifico mandato ad impugnare per la presentazione del ricorso. Senza questo documento, rilasciato dopo la sentenza che si intende contestare, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, indipendentemente dalla fondatezza dei motivi presentati. Approfondiamo questa decisione per capire la sua portata e le sue implicazioni pratiche.

Il Contesto del Ricorso: L’accusa di Evasione e i Motivi di Appello

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato per il reato di evasione, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Napoli Nord che in secondo grado dalla Corte d’appello di Napoli. Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per Cassazione basandosi su diverse presunte violazioni di legge. In primo luogo, lamentava la nullità della sentenza d’appello per un vizio di notifica del decreto di citazione, sostenendo che l’atto era stato consegnato alla madre e non presso il domicilio eletto dall’imputato dopo la sua scarcerazione. In secondo luogo, denunciava la totale assenza di motivazione da parte della Corte d’appello riguardo alla richiesta di riconoscimento di un’attenuante speciale, legata al fatto che l’imputato si era spontaneamente costituito dopo pochi giorni. Infine, con motivi aggiunti, sollevava un’ulteriore nullità per il mancato rispetto dei termini a comparire previsti dalla recente riforma legislativa.

Il Ruolo Cruciale del Mandato ad Impugnare in Cassazione

Nonostante la pluralità e la specificità dei motivi sollevati, la Corte di Cassazione ha interrotto l’analisi sul nascere, concentrandosi su un aspetto puramente procedurale ma di importanza capitale. L’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale stabilisce una regola chiara: quando il ricorso per Cassazione è proposto dal difensore di un imputato che non ha partecipato al grado di appello, è necessario allegare uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza impugnata. Questa norma mira a garantire che l’imputato assente sia effettivamente a conoscenza della condanna e manifesti in modo inequivocabile la volontà di proseguire il percorso giudiziario fino all’ultimo grado.

La Decisione della Corte: Inammissibilità per Difetto di Mandato

La Suprema Corte, esaminando gli atti, ha rilevato l’assenza di tale specifico mandato. Di conseguenza, ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito delle questioni sollevate dalla difesa.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è netta e si fonda su un principio di diritto consolidato. La mancanza dello specifico mandato ad impugnare costituisce una causa di inammissibilità preliminare e assorbente. Ciò significa che tale vizio procedurale ha la precedenza su qualsiasi altro motivo, sia esso di natura processuale (come i vizi di notifica) o sostanziale (come la mancata motivazione su un’attenuante). La Corte ha chiarito che questa causa di inammissibilità impedisce l’esame di tutti gli altri motivi, compresi quelli nuovi, e preclude anche la possibilità di rilevare d’ufficio l’eventuale prescrizione del reato. La ratio della norma è garantire la certezza della conoscenza della pendenza del processo e la consapevolezza nell’esercizio del diritto di impugnazione da parte dell’imputato.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito fondamentale sull’importanza del rispetto rigoroso delle formalità procedurali. La mancanza di un documento, il mandato ad impugnare, ha reso vana l’intera strategia difensiva, impedendo alla Corte di valutare argomenti che avrebbero potuto, in teoria, portare all’annullamento della condanna. Per l’imputato, le conseguenze sono drastiche: la condanna diventa definitiva e viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende. Per i professionisti del diritto, emerge la necessità di una diligenza estrema nel curare ogni aspetto formale dell’impugnazione, specialmente quando si assiste un cliente assente nel precedente grado di giudizio.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore dell’imputato ha agito senza uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dal suo assistito dopo la pronuncia della sentenza d’appello, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

La Corte ha esaminato i motivi di ricorso relativi alla notifica o alla mancata concessione di un’attenuante?
No. La mancanza del mandato ad impugnare è una causa di inammissibilità preliminare e assorbente. Questo significa che la Corte non ha potuto esaminare nel merito nessuno degli altri motivi sollevati, né rilevare d’ufficio l’eventuale prescrizione del reato.

Qual è la conseguenza per l’imputato a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. La sentenza di condanna impugnata diventa così definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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