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Mandato ad impugnare: obbligatorio per l’assente?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34657/2025, ha stabilito che il difensore d’ufficio di un imputato dichiarato assente deve sempre essere munito di uno specifico mandato ad impugnare per presentare appello. Questo obbligo sussiste anche quando l’impugnazione è volta a contestare la legittimità della stessa dichiarazione di assenza. La Corte ha rigettato il ricorso di un difensore, sottolineando che la normativa mira a garantire la partecipazione consapevole e volontaria dell’imputato al processo, evitando impugnazioni automatiche. La mancanza del mandato rende l’atto di appello inammissibile.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad impugnare per l’imputato assente: la Cassazione fa chiarezza sull’obbligo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale della procedura penale: la necessità del mandato ad impugnare per il difensore d’ufficio che assiste un imputato dichiarato assente. La questione è se questo requisito formale, introdotto per garantire la consapevolezza dell’imputato, possa essere derogato quando l’appello mira a contestare proprio la legittimità della dichiarazione di assenza. La risposta della Corte è stata netta, confermando un orientamento rigoroso a tutela della volontà dell’imputato.

I fatti alla base della decisione

Il caso trae origine da una decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile l’atto di appello proposto dal difensore d’ufficio di un imputato. L’imputato era stato giudicato in assenza in primo grado dal Tribunale. La Corte d’Appello aveva motivato l’inammissibilità rilevando la mancanza di uno specifico mandato ad impugnare, come previsto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

Contro questa ordinanza, il difensore ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’obbligo del mandato non dovesse sussistere nel suo caso, poiché oggetto della censura era proprio la dichiarazione di assenza, ossia il presupposto stesso per l’applicazione della norma.

La decisione e il principio di diritto

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Ha stabilito il seguente principio di diritto: l’onere per il difensore d’ufficio di allegare uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’imputato assente sussiste sempre, a pena di inammissibilità, anche qualora con l’impugnazione si contesti la legittimità della dichiarazione di assenza.

Secondo i giudici supremi, non esiste un’eccezione a questa regola, la cui finalità è garantire che la progressione del processo nei gradi successivi sia espressione di una scelta consapevole e volontaria dell’imputato.

Analisi delle motivazioni della Cassazione

La sentenza si fonda su un’analisi approfondita della normativa e degli orientamenti giurisprudenziali. Le motivazioni principali possono essere così sintetizzate.

La ratio della norma: consapevolezza e volontà

La Corte ribadisce che la regola prevista dall’art. 581, comma 1-quater, cod. proc. pen. risponde all’esigenza di assicurare che l’impugnazione sia il frutto della volontà effettiva dell’imputato. L’imputato assente non è un soggetto ignaro del processo, ma colui che, pur essendone a conoscenza, sceglie di non partecipare. Per evitare la celebrazione di processi “inconsapevoli” che potrebbero poi essere oggetto di rescissione, la legge richiede una manifestazione di volontà chiara e attuale per procedere con l’appello.

Nessuna eccezione per la contestazione dell’assenza e il necessario mandato ad impugnare

Il Collegio ha chiarito che contestare la dichiarazione di assenza non fa venir meno la necessità del mandato. Introdurre una simile eccezione per via interpretativa non troverebbe alcun “appiglio normativo”. Il sistema processuale offre già strumenti specifici per tutelare l’imputato dichiarato illegittimamente assente, come la restituzione nel termine per impugnare (art. 175 c.p.p.) o la rescissione del giudicato (art. 629-bis c.p.p.). Consentire un appello senza mandato in questi casi significherebbe legittimare una “progressione processuale cieca”, senza un controllo effettivo sulla volontà dell’assistito.

L’importanza del mandato nel nuovo sistema processuale

La decisione si inserisce nel solco delle recenti riforme (Cartabia e Nordio), che hanno rafforzato le garanzie di partecipazione consapevole dell’imputato. L’obbligo del mandato è funzionale a questo nuovo assetto: costringe a un contatto effettivo tra il difensore d’ufficio e l’imputato assente, assicurando che quest’ultimo sia informato della sentenza e decida se proseguire la vicenda processuale. Questo controllo perdurante sulla volontà dell’imputato è visto come uno strumento per ridurre l’area di operatività della rescissione del giudicato.

Conclusioni e implicazioni pratiche

La sentenza della Cassazione consolida un principio di estrema importanza pratica per gli avvocati penalisti. Per il difensore d’ufficio, il messaggio è inequivocabile: prima di presentare appello per un cliente dichiarato assente, è indispensabile ottenere un mandato specifico, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza da impugnare. In mancanza, l’atto sarà irrimediabilmente inammissibile.

Per l’imputato assente, la pronuncia sottolinea la necessità di un ruolo attivo: se intende contestare la sentenza, deve manifestare esplicitamente questa volontà al suo difensore. La legge, pur tutelando chi è stato illegittimamente escluso dal processo, richiede a chi è stato correttamente informato di esprimere il proprio interesse a proseguire nella difesa.

È necessario il mandato ad impugnare se l’appello contesta proprio la dichiarazione di assenza?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo per il difensore d’ufficio di essere munito di specifico mandato ad impugnare sussiste anche quando l’impugnazione è diretta a contestare la legittimità della dichiarazione di assenza dell’imputato.

Perché la legge richiede questo mandato specifico al difensore d’ufficio dell’imputato assente?
La norma mira a garantire che la prosecuzione del processo sia una scelta consapevole e volontaria dell’imputato. Serve ad attestare in modo incontrovertibile che l’impugnante “conosce e vuole” la progressione del procedimento, evitando così la celebrazione di processi ad imputati inconsapevoli e riducendo il rischio di future rescissioni del giudicato.

Quali tutele ha l’imputato che sia stato illegittimamente dichiarato assente e non abbia potuto impugnare?
L’imputato che dimostra di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di essere stato illegittimamente dichiarato assente dispone di specifici rimedi. Può chiedere la restituzione nel termine per proporre impugnazione ai sensi dell’art. 175 c.p.p. o, se i termini sono scaduti, può chiedere la revoca della sentenza tramite lo strumento della rescissione del giudicato previsto dall’art. 629-bis c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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