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Mandato ad impugnare: nuova disciplina per l’appello

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava inammissibile un appello per l’assenza di uno specifico mandato ad impugnare. L’appello, proposto dal difensore di fiducia dopo l’entrata in vigore della L. 114/2024, non richiedeva più tale mandato. Applicando il principio ‘tempus regit actum’, la Corte ha affermato la validità dell’atto e ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per il giudizio di merito.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: la Cassazione fa chiarezza sulla nuova disciplina

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione di procedura penale relativa al mandato ad impugnare. La pronuncia chiarisce l’ambito di applicazione delle modifiche introdotte dalla legge n. 114 del 2024, stabilendo che il difensore di fiducia non è più tenuto a depositare un mandato specifico per proporre appello. Questa decisione corregge l’errore di una Corte di appello e riafferma il fondamentale principio del tempus regit actum.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla decisione di una Corte di appello che aveva dichiarato inammissibile l’atto di appello presentato dal difensore di fiducia di un imputato, condannato in primo grado per il delitto di furto. La Corte territoriale aveva motivato la propria decisione sulla base della mancanza di uno specifico mandato ad impugnare, come previsto dall’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale nel testo introdotto dalla cosiddetta ‘Riforma Cartabia’ (d.lgs. 150/2022).
Contro questa ordinanza, il difensore ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che al momento della presentazione dell’appello (ottobre 2024) la norma era già stata modificata dalla legge n. 114 del 2024, entrata in vigore il 25 agosto 2024. La nuova formulazione, secondo il ricorrente, non richiedeva più tale adempimento per il difensore di fiducia.

La Decisione della Corte e le nuove regole sul mandato ad impugnare

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata e disponendo la trasmissione degli atti alla Corte di appello per la celebrazione del giudizio di secondo grado. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della successione delle leggi processuali nel tempo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha ricostruito l’evoluzione normativa dell’art. 581, comma 1-quater c.p.p. In origine, la norma imponeva al difensore, in caso di imputato assente, di depositare uno specifico mandato a impugnare rilasciato dopo la sentenza. Pena l’inammissibilità.
Tuttavia, la legge n. 114 del 2024 ha modificato radicalmente questa previsione. La nuova disciplina, in vigore dal 25 agosto 2024, limita l’obbligo di deposito del mandato ad impugnare specifico al solo difensore d’ufficio, esonerando quindi il difensore di fiducia.
Poiché l’appello nel caso di specie era stato proposto il 14 ottobre 2024, ovvero quando la nuova legge era già in vigore, la Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte di appello aveva errato applicando una disposizione non più vigente. La Corte ha richiamato il principio generale tempus regit actum, sancito dall’art. 11 delle preleggi, secondo cui gli atti processuali sono regolati dalla legge in vigore al momento del loro compimento. Citando una recente sentenza delle Sezioni Unite, i giudici hanno ribadito che le norme sulle formalità dell’atto di impugnazione hanno effetti istantanei e si applicano nella versione vigente alla data di proposizione del ricorso.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo per gli operatori del diritto. Stabilisce chiaramente che, a seguito della legge n. 114 del 2024, l’appello proposto dal difensore di fiducia non può essere dichiarato inammissibile per mancato deposito di uno specifico mandato ad impugnare. Questa decisione garantisce la corretta applicazione della legge processuale, evitando che un imputato perda un grado di giudizio a causa di un’errata interpretazione della normativa transitoria. Gli atti sono stati quindi restituiti alla Corte di appello, che dovrà procedere con il giudizio di merito, valutando i motivi dell’appello.

Dopo la legge n. 114 del 2024, il difensore di fiducia ha bisogno di un mandato ad impugnare specifico per proporre appello?
No, la sentenza chiarisce che a seguito della modifica normativa introdotta dalla legge n. 114 del 2024, in vigore dal 25 agosto 2024, l’obbligo di depositare uno specifico mandato ad impugnare è richiesto soltanto al difensore d’ufficio e non più al difensore di fiducia.

Quale principio giuridico si applica per determinare la legge processuale vigente al momento dell’impugnazione?
Si applica il principio generale del tempus regit actum, secondo cui la validità e la forma di un atto processuale sono disciplinate dalla legge in vigore al momento in cui l’atto stesso viene compiuto. Per un’impugnazione, fa fede la data di proposizione della stessa.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza di inammissibilità della Corte di appello. Ha stabilito che la decisione era errata perché basata su una norma non più vigente e ha disposto la trasmissione degli atti alla stessa Corte di appello affinché proceda con la celebrazione del giudizio di secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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