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Mandato ad impugnare: non serve nel rito abbreviato

La Corte di Cassazione ha stabilito che non è necessario lo specifico mandato ad impugnare, previsto per l’imputato assente, quando l’appello è proposto contro una sentenza emessa a seguito di rito abbreviato. La richiesta di tale rito, avanzata tramite difensore con procura speciale, è sufficiente a dimostrare la conoscenza del procedimento da parte dell’imputato, rendendo inapplicabile la sanzione dell’inammissibilità dell’appello. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza del giudice di merito, rinviando gli atti per la valutazione dell’impugnazione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: Non Necessario nell’Appello Post Rito Abbreviato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8366/2025, ha fornito un chiarimento fondamentale sui requisiti di ammissibilità dell’appello penale. La Corte ha stabilito che l’obbligo di depositare uno specifico mandato ad impugnare, previsto dalla Riforma Cartabia per l’imputato giudicato in assenza, non si applica quando il processo di primo grado si è svolto con rito abbreviato. Questa decisione annulla un’ordinanza di inammissibilità e riapre le porte del giudizio di secondo grado, sottolineando l’importanza della scelta del rito processuale.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto in Secondo Grado

Il caso ha origine da un’ordinanza della Corte di Appello di Ancona, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato. La sentenza di primo grado era stata emessa a seguito di un giudizio svoltosi in assenza dell’imputato stesso. Secondo la Corte d’Appello, il difensore non aveva allegato all’atto di impugnazione lo specifico mandato previsto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, contenente anche l’elezione di domicilio. Questo adempimento era stato introdotto dalla Riforma Cartabia per garantire che l’impugnazione fosse una scelta consapevole dell’imputato assente.

La Decisione della Corte di Cassazione e il mandato ad impugnare

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata applicazione della legge. L’argomento centrale era che il giudizio di primo grado non si era svolto semplicemente in assenza, ma si era definito con rito abbreviato, richiesto proprio dal difensore munito di una procura speciale conferita dall’imputato. La Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata e disponendo la trasmissione degli atti alla Corte di Appello per la celebrazione del giudizio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un’interpretazione logica e sistematica delle norme processuali, distinguendo nettamente la posizione dell’imputato semplicemente assente da quella dell’imputato che ha attivamente scelto un rito alternativo.

La Presenza “ex lege” nel Rito Abbreviato

Il punto cruciale della motivazione risiede nel concetto di “presenza ex lege”. La Corte ha ribadito un principio già affermato in precedenza (Cass. n. 13714/2024): la richiesta di giudizio abbreviato, presentata da un difensore dotato di procura speciale, equivale a una presenza legale dell’imputato nel procedimento. Questo atto formale dimostra in modo inequivocabile che l’imputato è a conoscenza del processo, dell’imputazione e della sua evoluzione. Di conseguenza, non può essere considerato “assente” nel senso tecnico che la legge intende tutelare con le garanzie rafforzate.

L’Inapplicabilità dell’art. 581, comma 1-quater c.p.p.

Sulla base di questa premessa, i giudici hanno concluso che l’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. non trova applicazione in questi casi. La norma, che impone il deposito di uno specifico mandato ad impugnare a pena di inammissibilità, ha lo scopo di assicurare che l’impugnazione provenga da una volontà ponderata e personale dell’imputato giudicato in assenza, del quale non si ha certezza della conoscenza della sentenza. Tale esigenza di garanzia viene meno quando la scelta del rito abbreviato ha già certificato la piena consapevolezza e partecipazione (seppur mediata dal difensore) dell’imputato al processo. La volontà di impugnare, in questo contesto, deve essere vista come la naturale prosecuzione del mandato già conferito per la gestione del procedimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza consolida un importante principio di diritto processuale. Stabilisce che le formalità previste per l’impugnazione dell’imputato assente non devono essere applicate meccanicamente, ma interpretate alla luce della loro finalità. Quando un imputato sceglie il rito abbreviato tramite procura speciale, dimostra una partecipazione attiva che lo sottrae al regime di tutele previsto per chi è rimasto completamente estraneo al giudizio. Di conseguenza, l’appello proposto dal suo difensore è ammissibile anche senza un ulteriore e specifico mandato ad impugnare, evitando così ingiustificate preclusioni all’accesso al secondo grado di giudizio.

È sempre necessario un mandato ad impugnare specifico per l’imputato giudicato in assenza?
No. La sentenza chiarisce che il mandato ad impugnare specifico, previsto dall’art. 581, comma 1-quater c.p.p., non è necessario se il processo di primo grado si è concluso con rito abbreviato richiesto dal difensore munito di procura speciale.

Perché il rito abbreviato esclude l’obbligo del mandato ad impugnare specifico?
Perché la richiesta di rito abbreviato tramite procuratore speciale è considerata un caso di “presenza ex lege” dell’imputato. Ciò garantisce la sua piena conoscenza del procedimento e dell’imputazione, facendo venir meno la ratio della norma, che è quella di tutelare l’imputato assente da impugnazioni non volute.

Quale legge si applica a un’impugnazione se la normativa cambia dopo la sua presentazione?
Si applica il principio “tempus regit actum”, secondo cui l’atto è regolato dalla legge in vigore al momento del suo compimento. Pertanto, per un appello proposto nel 2023, si applicavano le norme della Riforma Cartabia in vigore a quella data, anche se successivamente modificate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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