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Mandato ad impugnare: Cassazione e Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati di droga, poiché il suo difensore non aveva depositato lo specifico mandato ad impugnare richiesto dalla Riforma Cartabia. La Corte ha chiarito che, per l’imputato assente, è necessario un mandato rilasciato dopo la sentenza per garantire una partecipazione consapevole al processo d’appello, anche in sede di legittimità.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: La Cassazione e le Nuove Regole della Riforma Cartabia

Con la recente ordinanza n. 4514/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su uno degli aspetti più dibattuti della Riforma Cartabia: il mandato ad impugnare specifico per l’imputato assente. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso, sottolineando la necessità di una partecipazione consapevole dell’imputato anche nella fase di impugnazione. L’ordinanza offre spunti cruciali per comprendere come le nuove norme procedurali impattino concretamente il diritto di difesa.

I Fatti del Caso in Analisi

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Milano, con cui un imputato, a seguito di patteggiamento, era stato condannato a otto mesi di reclusione e mille euro di multa per un reato legato agli stupefacenti. La pena era stata condizionalmente sospesa.

Nonostante l’accordo sulla pena, il difensore dell’imputato presentava ricorso per Cassazione, contestando unicamente la statuizione relativa alla confisca di una somma di denaro precedentemente sequestrata. L’imputato, al momento del ricorso, risultava libero e assente dal processo.

La Riforma Cartabia e il nuovo mandato ad impugnare

Il punto centrale della decisione della Cassazione risiede nell’applicazione dell’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 150/2022). Questa norma stabilisce una nuova causa di inammissibilità per le impugnazioni.

Nello specifico, quando l’imputato è stato processato in assenza, il difensore che intende impugnare la sentenza deve depositare, insieme all’atto di impugnazione, uno specifico mandato ad impugnare. Questo mandato deve soddisfare due requisiti fondamentali:
1. Essere rilasciato dopo la pronuncia della sentenza.
2. Contenere la dichiarazione o l’elezione di domicilio dell’imputato.

Lo scopo di questa previsione è garantire che la volontà di impugnare provenga direttamente dall’imputato e non sia una scelta quasi automatica del difensore. Si vuole assicurare una partecipazione “consapevole e volontaria” al processo, anche nelle sue fasi successive alla prima istanza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio per la mancanza di tale mandato specifico. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali:

1. Applicabilità al Ricorso per Cassazione: La norma, sebbene menzioni la “citazione a giudizio” (tipica del processo di merito), si applica pienamente anche al giudizio di legittimità. La sua collocazione sistematica nel libro dedicato alle impugnazioni in generale e la sua ratio (finalità) impongono un’interpretazione estensiva.

2. La Ratio della Norma: L’intero impianto della Riforma Cartabia è permeato dall’esigenza di assicurare che l’imputato sia effettivamente a conoscenza del processo e delle sue evoluzioni. L’impugnazione deve essere espressione di un “personale interesse” a contestare la decisione, e non una mera prassi difensiva. Questo, secondo la Corte, serve a selezionare le impugnazioni e a garantire una più corretta amministrazione della giustizia.

3. Assenza di Lesione dei Diritti: La Corte ha escluso che tale onere procedurale leda i principi del giusto processo. Se l’assenza dell’imputato è dovuta a una mancata conoscenza incolpevole del procedimento, egli ha a disposizione altri rimedi, come la restituzione nel termine, per far valere le sue ragioni.

Nel caso specifico, il difensore aveva presentato ricorso per conto dell’imputato, che era “libero ed assente”, senza allegare il mandato rilasciato dopo la sentenza. Questa omissione ha determinato, in modo automatico, l’inammissibilità del ricorso.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio ormai consolidato: il mandato ad impugnare introdotto dalla Riforma Cartabia è un requisito di ammissibilità imprescindibile per tutti i mezzi di impugnazione, compreso il ricorso per Cassazione, quando l’imputato è stato dichiarato assente. La decisione ribadisce che la volontà di proseguire nel percorso giudiziario deve essere una scelta informata e personale dell’interessato. Per i difensori, ciò significa prestare la massima attenzione a questo nuovo adempimento formale, procurandosi un mandato specifico e successivo alla sentenza per evitare una declaratoria di inammissibilità che precluderebbe ogni ulteriore esame del merito della questione.

Dopo la Riforma Cartabia, un avvocato può impugnare una sentenza per un cliente giudicato in assenza senza un incarico specifico?
No. La legge ora richiede, a pena di inammissibilità, il deposito di uno specifico mandato ad impugnare che deve essere rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza e contenere l’elezione di domicilio.

La regola sul mandato ad impugnare specifico si applica anche ai ricorsi in Cassazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che la norma si applica anche al giudizio di legittimità, in quanto la sua finalità è garantire la partecipazione consapevole dell’imputato a tutte le fasi di impugnazione.

Cosa succede se il ricorso viene presentato senza il mandato ad impugnare richiesto per l’imputato assente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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