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Mandato ad impugnare: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato dal difensore d’ufficio per un imputato giudicato in assenza. La decisione si fonda sulla mancanza dello specifico mandato ad impugnare, richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. La Corte ha ritenuto manifestamente infondata la questione di costituzionalità sollevata, affermando che tale requisito non limita il diritto di difesa ma assicura che l’impugnazione sia espressione della volontà consapevole dell’imputato, evitando automatismi difensivi.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: Inammissibile l’Appello del Difensore d’Ufficio Senza Procura Speciale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ribadisce un principio fondamentale della procedura penale, specialmente dopo le recenti riforme: l’inammissibilità del ricorso presentato dal difensore d’ufficio se privo di uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’imputato giudicato in assenza. Questa pronuncia chiarisce la portata dell’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale e ne conferma la piena legittimità costituzionale.

Il Caso: Un Ricorso Presentato Senza i Requisiti di Legge

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Ancona per reati di ricettazione e commercio di prodotti con segni falsi. L’imputato era stato giudicato in assenza, sia in primo grado sia in appello. Il suo difensore d’ufficio proponeva ricorso per Cassazione lamentando violazioni di legge e vizi di motivazione.

Tuttavia, il difensore non era in possesso dello specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza d’appello, come richiesto dalla normativa. Consapevole di questa mancanza, il legale sollevava in via preliminare una questione di legittimità costituzionale della norma, sostenendo che essa limitasse eccessivamente il diritto di difesa.

La Necessità del Mandato ad Impugnare per l’Imputato Assente

L’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dalla cosiddetta Riforma Cartabia, stabilisce che nel caso di un imputato processato in assenza, l’atto di impugnazione del difensore deve essere accompagnato, a pena di inammissibilità, da uno specifico mandato. Tale mandato deve essere rilasciato dopo la sentenza e deve contenere la dichiarazione o l’elezione di domicilio per le notificazioni.

La Ratio della Norma

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, chiarisce che questa disposizione non costituisce una restrizione irragionevole del diritto di difesa. Al contrario, essa persegue uno scopo legittimo: garantire che l’impugnazione sia espressione di una volontà effettiva e consapevole dell’imputato.

L’obiettivo è duplice:
1. Assicurare la conoscenza del provvedimento: La richiesta di un mandato post-sentenza fa sì che l’imputato assente abbia effettiva contezza della condanna subita.
2. Evitare l’automatismo difensivo: La norma previene la prassi di impugnazioni presentate d’ufficio dal difensore in modo quasi automatico, senza un reale confronto con l’assistito.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno sottolineato che la norma si inserisce in un quadro più ampio di riforma del processo in assenza, teso a rafforzare il coinvolgimento, anche se a distanza, dell’imputato. Chiedere all’imputato, che ha scelto di non partecipare al processo, di rinnovare la sua volontà di proseguire nei gradi successivi di giudizio non è un onere sproporzionato, ma un ragionevole bilanciamento tra il diritto di difesa e l’esigenza di certezza del diritto.

La Manifesta Infondatezza della Questione di Costituzionalità

I giudici hanno rigettato la questione di legittimità costituzionale, ritenendola manifestamente infondata. Hanno affermato che il requisito del mandato specifico non viola né l’art. 24 della Costituzione (diritto di difesa), né l’art. 111 (giusto processo). La facoltà di impugnare non è compressa, ma semplicemente regolamentata per garantirne un esercizio più consapevole. La Corte ha richiamato numerose pronunce precedenti, sia proprie che della Corte Costituzionale, le quali hanno sempre ribadito che il doppio grado di giurisdizione non è una garanzia assoluta e può essere soggetto a limitazioni ragionevoli poste dal legislatore.

Conclusioni

L’ordinanza conferma la piena validità e ragionevolezza del requisito dello specifico mandato ad impugnare per il difensore d’ufficio dell’imputato assente. Questa regola processuale non è un mero formalismo, ma uno strumento essenziale per assicurare che il processo penale, anche nelle sue fasi di impugnazione, si fondi sulla volontà cosciente dell’interessato. La decisione rappresenta un ulteriore consolidamento dei principi introdotti dalla Riforma Cartabia, volti a responsabilizzare l’imputato e a rendere più efficiente e giusto il sistema processuale.

Quando è necessario lo specifico mandato ad impugnare per il difensore?
Secondo l’art. 581, comma 1-quater c.p.p., è necessario quando il difensore di un imputato, per il quale si è proceduto in assenza, intende presentare un atto di impugnazione. La legge, a seguito della modifica del 2024, ha precisato che tale obbligo sussiste per il difensore d’ufficio.

Perché la legge richiede questo specifico mandato per l’imputato assente?
La legge lo richiede per assicurarsi che l’imputato sia effettivamente a conoscenza della sentenza emessa nei suoi confronti e che l’impugnazione sia una sua scelta consapevole. Lo scopo è evitare impugnazioni automatiche e garantire che il processo prosegua solo se vi è un interesse personale e attuale dell’imputato.

Cosa succede se il difensore d’ufficio presenta un ricorso senza questo mandato?
Come stabilito dalla norma e confermato da questa ordinanza, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che i giudici non esamineranno il merito delle questioni sollevate e la sentenza impugnata diventerà definitiva. Inoltre, il ricorrente può essere condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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