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Mandato ad impugnare: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato, il cui appello era stato dichiarato inammissibile per mancanza del mandato ad impugnare specifico, richiesto dalla legge per chi è giudicato in assenza. L’espulsione dal territorio nazionale non è stata considerata un legittimo impedimento, poiché esistono modalità alternative per esercitare il diritto di difesa. La Corte ha inoltre ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale delle norme.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato ad Impugnare: Appello Inammissibile Anche in Caso di Espulsione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di impugnazioni penali: la necessità di uno specifico mandato ad impugnare per il difensore dell’imputato giudicato in assenza. Questa pronuncia, la n. 16936 del 2025, chiarisce che nemmeno circostanze eccezionali come l’espulsione dal territorio nazionale possono giustificare la mancanza di questo requisito formale, essenziale per la validità dell’appello. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: l’Appello e l’Espulsione

Il caso ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Padova. L’imputato, giudicato in assenza, proponeva appello tramite il suo difensore. Tuttavia, la Corte d’Appello di Venezia dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? Il difensore non aveva depositato uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dal suo assistito dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

La difesa ricorreva in Cassazione, sostenendo che l’imputato si trovava nell’impossibilità di conferire tale mandato. Infatti, dopo la sua scarcerazione, era stato espulso dal territorio italiano e rimpatriato in Tunisia, perdendo così i contatti con il proprio legale. La difesa sollevava inoltre dubbi sulla legittimità costituzionale della norma, ritenendola in contrasto con il diritto di difesa.

La Decisione della Cassazione: la Centralità del Mandato ad Impugnare

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che l’appello era stato correttamente dichiarato inammissibile. La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali: l’irrilevanza dell’espulsione come impedimento e la piena legittimità costituzionale delle norme contestate.

La Suprema Corte ha chiarito che l’ordinamento prevede strumenti specifici per consentire all’imputato straniero espulso di esercitare i propri diritti difensivi, non ritenendo quindi l’espulsione una causa di forza maggiore o un legittimo impedimento.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si articolano su diversi punti chiave. In primo luogo, l’espulsione non costituisce un impedimento assoluto. La legge (art. 17 d.lgs. 286/1998) consente allo straniero espulso di rientrare temporaneamente in Italia per l’esercizio del diritto di difesa. Inoltre, l’impugnazione può essere presentata anche tramite un agente consolare all’estero o spedita con raccomandata. Pertanto, l’impossibilità di contattare il difensore non era insuperabile.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che, al momento della presentazione dell’appello, la normativa vigente (ratione temporis) richiedeva in modo inequivocabile, a pena di inammissibilità, il deposito di un mandato specifico post-sentenza per l’imputato assente. Questo requisito, insieme all’elezione di domicilio, serve a garantire che l’impugnazione sia frutto di una scelta consapevole e personale dell’imputato, e non un’iniziativa autonoma del difensore.

Infine, la Cassazione ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale. Richiamando precedenti pronunce, ha affermato che le disposizioni dell’art. 581 cod. proc. pen. non violano il diritto di difesa (art. 24 Cost.) né la presunzione di non colpevolezza. Esse non limitano il potere di impugnazione dell’imputato, ma ne regolamentano le modalità di esercizio da parte del difensore, assicurando che tale facoltà derivi da una volontà ponderata e attuale dell’assistito. L’obiettivo del legislatore è quello di ridurre il rischio di notifiche nulle e di garantire che l’imputato sia concretamente a conoscenza del giudizio di impugnazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce la rigorosità dei requisiti formali per l’ammissibilità delle impugnazioni, specialmente nei casi di imputati assenti. Per i difensori, emerge la necessità assoluta di ottenere dal proprio assistito, anche se all’estero, un mandato specifico rilasciato dopo la sentenza di primo grado. Per gli imputati stranieri, è fondamentale essere consapevoli che l’espulsione non sospende i doveri processuali e che esistono canali legali per mantenere i contatti con la difesa e per esercitare i propri diritti, come quello di impugnare una sentenza sfavorevole. La decisione rafforza l’idea che il diritto di difesa deve essere esercitato con diligenza e nel rispetto delle forme previste dalla legge, che mirano a tutelare la consapevolezza e la volontà personale dell’imputato nel processo.

L’espulsione dell’imputato straniero dal territorio italiano costituisce un legittimo impedimento a presentare appello?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’espulsione non costituisce un legittimo impedimento. L’ordinamento prevede strumenti alternativi per esercitare il diritto di difesa, come la possibilità di rientrare temporaneamente in Italia, depositare l’atto presso un agente consolare all’estero o spedirlo tramite raccomandata.

Perché è necessario un mandato ad impugnare specifico, rilasciato dopo la sentenza, per l’imputato giudicato in assenza?
È necessario per garantire che l’impugnazione sia il risultato di una scelta ponderata e personale dell’imputato e non un’iniziativa autonoma del difensore. Questo requisito, previsto dall’art. 581, comma 1-quater, cod. proc. pen. (nella versione applicabile al caso), mira a certificare la volontà attuale dell’imputato di procedere con l’appello.

Le norme che richiedono il mandato ad impugnare specifico e l’elezione di domicilio per l’imputato assente sono costituzionali?
Sì, la Corte ha ritenuto la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata. Tali norme non limitano il diritto di difesa, ma ne regolamentano le modalità di esercizio per assicurare la consapevolezza dell’imputato e la celere definizione del processo, senza violare gli articoli 24, 27 e 111 della Costituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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