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Mancata trasmissione conclusioni: serve un danno concreto

Un ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile perché, nonostante la provata mancata trasmissione delle conclusioni del Procuratore Generale alla difesa, il ricorrente non ha dimostrato un concreto pregiudizio. La Suprema Corte ribadisce che un mero errore procedurale, in assenza di un danno effettivo al diritto di difesa, non è sufficiente a causare la nullità della sentenza.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancata Trasmissione Conclusioni del PM: Quando un Errore Processuale Annulla la Sentenza?

Nel complesso scenario del processo penale, il rispetto delle forme e delle procedure è garanzia del diritto di difesa. Tuttavia, non ogni errore procedurale comporta automaticamente l’invalidità di una sentenza. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione chiarisce i limiti della mancata trasmissione conclusioni del Pubblico Ministero, sottolineando la necessità di dimostrare un danno concreto per la difesa. Questo principio è fondamentale per comprendere come la forma debba cedere il passo alla sostanza del diritto.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per il reato previsto dall’art. 707 del codice penale, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, basandolo su un unico motivo di doglianza: un vizio procedurale.

Nello specifico, la cancelleria della Corte d’Appello aveva omesso di trasmettere al difensore le conclusioni scritte del Procuratore Generale. L’avvocato aveva persino segnalato tale mancanza nelle proprie conclusioni depositate. Successivamente, è emerso che le conclusioni del PM erano state inviate per errore a un altro avvocato omonimo. Sulla base di questa palese irregolarità, la difesa chiedeva l’annullamento della sentenza d’appello per violazione del diritto di difesa.

La Questione Giuridica: Mancata Trasmissione Conclusioni e Nullità

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione delle norme che regolano il giudizio d’appello celebrato con rito “cartolare” (scritto), introdotto per far fronte all’emergenza sanitaria (art. 23-bis d.l. n. 137/2020). In tale procedura, lo scambio di atti scritti sostituisce l’udienza orale. La difesa sosteneva che la mancata conoscenza delle conclusioni dell’accusa avesse leso il contraddittorio, impedendo una replica puntuale e inficiando così la validità della decisione.

La domanda a cui la Suprema Corte è stata chiamata a rispondere è: la mancata trasmissione conclusioni del Procuratore Generale costituisce di per sé una causa di nullità insanabile della sentenza per violazione del diritto di difesa?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e ancorata a principi consolidati. Secondo gli Ermellini, nel sistema processuale penale vige il principio di tassatività delle nullità. Ciò significa che un atto è nullo solo nei casi espressamente previsti dalla legge.

Nel caso del rito cartolare disciplinato dall’art. 23-bis, la legge non prevede una specifica sanzione di nullità per l’omessa comunicazione delle conclusioni del PM. Pertanto, per poter lamentare una violazione del diritto di difesa (art. 178, comma 1, lett. c, c.p.p.), non è sufficiente denunciare l’errore procedurale. È indispensabile, invece, che la parte che se ne duole dimostri il concreto pregiudizio che tale errore ha arrecato alle proprie ragioni difensive.

La Corte ha richiamato precedenti conformi (Cass. n. 49964/2023 e n. 32812/2023), nei quali si è affermato che il difensore deve specificare in che modo la mancata conoscenza delle argomentazioni dell’accusa abbia limitato o danneggiato la propria strategia difensiva. Nel caso di specie, il difensore si è limitato a segnalare l’omissione senza argomentare su quale specifico danno ne fosse derivato. L’assenza di questa allegazione ha reso il motivo di ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica per gli operatori del diritto. Non basta identificare un’irregolarità formale per sperare di ottenere l’annullamento di una decisione sfavorevole. È necessario argomentare e provare che quell’errore ha avuto un impatto sostanziale e negativo sull’esercizio del diritto di difesa. Questa pronuncia riafferma un principio di economia processuale e di prevalenza della sostanza sulla forma, imponendo alla difesa un onere argomentativo specifico: dimostrare non solo che una regola è stata violata, ma che tale violazione ha causato un danno reale ed effettivo.

La mancata comunicazione delle conclusioni scritte del Pubblico Ministero al difensore comporta sempre la nullità della sentenza?
No, secondo la Corte di Cassazione, questa omissione non integra automaticamente una nullità, specialmente se non è prevista una specifica sanzione processuale dalla norma violata. È necessario dimostrare un effettivo pregiudizio al diritto di difesa.

Cosa deve dimostrare il difensore per ottenere l’annullamento in un caso simile?
Il difensore deve indicare e provare il “concreto pregiudizio” derivato alle ragioni difensive. Deve cioè spiegare in modo specifico come la mancata conoscenza delle conclusioni del PM abbia effettivamente danneggiato la sua strategia e le prerogative della difesa, non potendo limitarsi a denunciare il mero errore procedurale.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore ha denunciato l’errore della cancelleria senza però dedurre alcuno specifico e concreto pregiudizio che tale omissione avesse causato al diritto di difesa del suo assistito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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