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Mancata nomina interprete: arresto valido per Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37478/2024, ha stabilito che la mancata nomina di un interprete per un cittadino straniero al momento della convalida dell’arresto non ne inficia la validità. Secondo la Corte, l’impossibilità di reperire un traduttore è assimilabile a un caso di forza maggiore e non impedisce al giudice di decidere sulla legittimità dell’arresto. Il ricorso dell’imputato, che lamentava la violazione del diritto di difesa, è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancata nomina interprete: quando l’arresto resta valido?

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 37478 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per la tutela dei diritti degli stranieri nel processo penale: la mancata nomina interprete durante la fase di convalida dell’arresto. La decisione ribadisce un orientamento consolidato, affermando che tale mancanza, se dovuta a impossibilità di reperimento, non invalida l’atto, configurandosi come un caso di forza maggiore.

Il Caso: l’arresto e il ricorso per cassazione

Un cittadino di nazionalità georgiana veniva arrestato in flagranza per il reato di rapina. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze convalidava l’arresto, disponendo poi la scarcerazione dell’indagato e procedendo con il rito direttissimo.

La difesa dell’uomo ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una grave violazione del diritto di difesa. Il motivo del ricorso era incentrato sulla mancata nomina interprete, che avrebbe impedito all’indagato, in quanto straniero alloglotta, di comprendere le accuse, interloquire con il proprio avvocato e difendersi adeguatamente durante l’udienza di convalida. Secondo il ricorrente, questa omissione avrebbe reso illegittima sia la convalida dell’arresto sia la successiva introduzione del giudizio direttissimo.

La decisione della Cassazione e il principio di forza maggiore

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno richiamato il loro orientamento costante, secondo cui l’impossibilità di reperire un interprete può essere assimilata a un caso di forza maggiore.

Questo principio, valido anche dopo l’attuazione della direttiva europea sull’assistenza linguistica (2010/64/UE), implica che tale circostanza non incide sulla legittimità della convalida dell’arresto. Il giudice, infatti, è comunque tenuto a pronunciarsi sulla legalità dell’operato della polizia giudiziaria e sullo status libertatis dell’individuo. Omettere tale decisione configurerebbe un atto abnorme, poiché lascerebbe la persona in uno stato di incertezza riguardo alla privazione della sua libertà.

Le motivazioni della Corte

Il nucleo della motivazione risiede nel bilanciamento tra due esigenze: da un lato, il fondamentale diritto alla difesa e alla comprensione degli atti processuali; dall’altro, la necessità inderogabile per l’autorità giudiziaria di pronunciarsi entro tempi brevissimi sulla legittimità di una misura restrittiva della libertà personale. La Corte ha ritenuto che la seconda esigenza prevalga nel contesto specifico della convalida. La valutazione del giudice in questa fase si concentra sulla correttezza dell’azione della polizia giudiziaria al momento dell’arresto. La mancata reperibilità di un interprete è vista come un ostacolo fattuale insormontabile, una causa di forza maggiore che non può paralizzare la funzione giurisdizionale di controllo sulla libertà personale. Di conseguenza, il provvedimento di convalida emesso in queste condizioni non è viziato.

Le conclusioni

La sentenza n. 37478/2024 consolida un indirizzo giurisprudenziale che, pur riconoscendo l’importanza dell’assistenza linguistica, la subordina alla necessità di una decisione celere sulla libertà personale nella fase immediatamente successiva all’arresto. La mancata nomina interprete, se dovuta a effettiva impossibilità di reperimento, non costituisce motivo di invalidità della convalida. Resta fermo che il diritto all’interprete dovrà essere pienamente garantito nelle successive fasi del procedimento, come il giudizio di merito, per assicurare un equo processo. La decisione impone quindi una riflessione sull’efficienza delle strutture giudiziarie nel garantire la pronta disponibilità di interpreti qualificati per tutelare i diritti fondamentali degli stranieri.

La mancata nomina di un interprete rende illegittima la convalida dell’arresto di uno straniero?
No, secondo la Cassazione, il mancato reperimento di un interprete è assimilabile a un caso di forza maggiore e non incide sulla legittimità della convalida dell’arresto, poiché il giudice deve comunque pronunciarsi sulla correttezza dell’operato della polizia giudiziaria.

Perché il giudice deve decidere sulla convalida dell’arresto anche senza interprete?
Il giudice è tenuto a pronunciarsi sullo stato di libertà della persona entro termini perentori. Omettere una decisione sulla convalida costituirebbe un atto abnorme, lasciando incerta la situazione della privazione della libertà personale dell’arrestato.

Il diritto alla difesa dello straniero che non parla italiano è annullato in questa fase?
Sebbene il diritto alla difesa sia oggettivamente compresso, la Corte ritiene che l’esigenza di una decisione immediata sulla libertà personale prevalga. La sentenza inquadra l’assenza dell’interprete come un impedimento di forza maggiore che non paralizza la funzione giurisdizionale in questa specifica e urgente fase processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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