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Mancanza motivazione sentenza: annullamento con rinvio

Un Pubblico Ministero ha impugnato una sentenza di assoluzione di primo grado per totale mancanza di motivazione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la decisione. Il punto chiave della sentenza è la precisazione che, in caso di ricorso diretto in Cassazione (‘per saltum’) per questo specifico vizio, il procedimento deve essere rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio, e non al giudice di primo grado. La Corte d’Appello dovrà redigere ex novo la motivazione, esaminando interamente il merito della causa.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mancanza Motivazione Sentenza: La Cassazione Sceglie il Rinvio in Appello

Una sentenza senza motivazione è come una legge senza testo: incomprensibile e inaccettabile in uno stato di diritto. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3687 del 2024, interviene su un caso emblematico di mancanza motivazione sentenza, stabilendo un principio procedurale fondamentale. Quando una decisione di primo grado è totalmente priva di ragioni, e viene impugnata direttamente in Cassazione, il processo non torna indietro al punto di partenza, ma avanza al grado d’appello, che assume il compito di riscrivere interamente la decisione.

I Fatti del Caso: Un’Assoluzione Senza Spiegazioni

La vicenda ha origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) del Tribunale di Pesaro. Il Pubblico Ministero, ritenendo ingiusta la decisione, ha proposto ricorso immediato alla Corte di Cassazione. Il motivo del contendere non era un’errata valutazione delle prove, ma un vizio ancora più radicale: la sentenza era completamente priva di motivazione, anche solo a livello grafico. Mancava, in sostanza, la spiegazione del percorso logico-giuridico che aveva condotto il giudice a quella conclusione, una violazione che l’ordinamento sanziona con la nullità assoluta dell’atto.

Il Ricorso per Saltum e la Questione Procedurale

Il Pubblico Ministero ha utilizzato lo strumento del ‘ricorso per saltum’, appellando cioè la sentenza di primo grado direttamente in Cassazione, saltando la Corte d’Appello. Questa scelta ha posto alla Suprema Corte una precisa questione procedurale: una volta annullata la sentenza per assenza di motivazione, a quale giudice si deve rinviare il caso? Le opzioni erano due:

1. Restituire gli atti al giudice di primo grado, affinché scrivesse la motivazione mancante.
2. Rinviare il caso alla Corte d’Appello, come se si trattasse di un’impugnazione ordinaria.

La difesa dell’imputato sosteneva la prima tesi, mentre la Procura Generale presso la Cassazione propendeva per la seconda.

La Decisione della Cassazione sulla Mancanza Motivazione Sentenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando la sentenza impugnata. Sulla questione procedurale, ha aderito all’orientamento ormai prevalente, stabilendo che il rinvio deve essere effettuato alla Corte d’Appello competente. La Corte ha ritenuto che la mancanza motivazione sentenza sia un vizio talmente grave da richiedere una nuova valutazione completa del merito.

Le Motivazioni della Corte: Il Principio della Devoluzione Totale

Il cuore del ragionamento della Cassazione risiede nel concetto di ‘effetto devolutivo’ dell’appello. La Corte spiega che, normalmente, l’appello trasferisce al giudice superiore solo le questioni contestate dalle parti. Tuttavia, nel caso di una sentenza priva di qualsiasi motivazione, non è possibile articolare motivi di critica specifici.

Secondo la Corte, l’errore del precedente orientamento (che prevedeva il rinvio al primo giudice) era proprio quello di ritenere che, senza un atto di appello specifico sul merito, il giudice di secondo grado non potesse decidere. La Cassazione ribalta questa prospettiva: proprio perché deve redigere ex novo una motivazione che non è mai esistita, il giudice d’appello non è privato del suo potere di decidere, ma, al contrario, viene investito di una ‘devoluzione totale del merito’.

In altre parole, la Corte d’Appello ha non solo il potere, ma anche il dovere di esaminare da capo l’intera vicenda processuale, valutare le prove e redigere una motivazione completa ed esauriente sotto ogni profilo. Questa soluzione evita un’inutile regressione del procedimento e garantisce che la valutazione di secondo grado sia piena ed effettiva.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione consolida un importante principio di procedura penale. Stabilisce una via chiara ed efficiente per rimediare a uno dei vizi più gravi che una sentenza possa presentare. Per gli operatori del diritto, ciò significa che, di fronte a una decisione di primo grado totalmente immotivata, l’impugnazione (anche ‘per saltum’) porterà il caso davanti alla Corte d’Appello per un giudizio di merito completo. Questa pronuncia riafferma con forza l’obbligo costituzionale della motivazione dei provvedimenti giurisdizionali, quale garanzia fondamentale per le parti e per il corretto funzionamento della giustizia.

Cosa succede se una sentenza di primo grado è totalmente priva di motivazione?
La sentenza è affetta da nullità assoluta. Se viene impugnata, la Corte di Cassazione la annulla e, secondo questa pronuncia, rinvia il caso alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

Perché la Cassazione ha rinviato il caso alla Corte d’Appello e non al giudice di primo grado che aveva omesso la motivazione?
Perché la necessità di scrivere da zero la motivazione mancante investe il giudice d’appello di una ‘devoluzione totale del merito’. Questo significa che la Corte d’Appello ha il potere e il dovere di riesaminare l’intero caso, rendendo superfluo e inefficiente un ritorno al primo grado.

L’assenza di motivazione è un vizio comune nelle sentenze?
La mancanza assoluta e ‘grafica’ della motivazione, come nel caso di specie, è un vizio raro e molto grave. Più comuni sono i vizi di motivazione parziale, contraddittoria o manifestamente illogica, che vengono comunque sindacati nei gradi di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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