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Malfunzionamento sistema: il giudice non può sindacare

Un Pubblico Ministero deposita una richiesta di archiviazione in formato cartaceo a causa di un malfunzionamento sistema telematico, attestato dal capo del suo ufficio. Il G.i.p. la dichiara inammissibile, ritenendo il problema non sufficientemente grave. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il giudice non ha il potere di sindacare nel merito l’attestazione di malfunzionamento, definendo il provvedimento del G.i.p. ‘abnorme’ perché crea una stasi processuale insanabile.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Malfunzionamento Sistema Telematico: Il Giudice Non Può Mettere in Discussione l’Attestazione del Capo dell’Ufficio

Con l’avvento del processo penale telematico, introdotto dalla Riforma Cartabia, la digitalizzazione degli atti giudiziari è diventata la regola. Tuttavia, cosa accade in caso di malfunzionamento sistema? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 43678/2024) ha fornito un chiarimento fondamentale sui poteri del giudice di fronte a un’attestazione ufficiale di guasto tecnico, stabilendo un principio cardine per la certezza del diritto nell’era digitale.

I Fatti del Caso: Deposito Cartaceo e Dichiarazione di Inammissibilità

Il caso ha origine da una decisione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di L’Aquila. A seguito di un provvedimento del Procuratore che attestava un malfunzionamento sistema telematico relativo a una specifica funzionalità (l’archiviazione massiva di procedimenti contro ignoti), un Pubblico Ministero depositava la richiesta di archiviazione in formato cartaceo, come consentito in deroga dalla normativa.

Sorprendentemente, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) dichiarava la richiesta inammissibile. Secondo il G.i.p., il problema tecnico descritto non costituiva un vero e proprio ‘blocco generalizzato del sistema’, ma una semplice difficoltà operativa che avrebbe richiesto solo più tempo. In sostanza, il giudice ha effettuato una propria valutazione tecnica, contraddicendo l’attestazione ufficiale del capo dell’ufficio requirente.

La Questione Giuridica sul Malfunzionamento Sistema e l’Abnormità del Provvedimento

La Procura ha impugnato la decisione del G.i.p. dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il provvedimento fosse ‘abnorme’. L’abnormità, in diritto processuale, si verifica quando un atto del giudice si pone completamente al di fuori del sistema normativo, sia per vizi strutturali (mancanza di potere) sia funzionali (creazione di una stasi processuale insanabile).

Il ricorrente ha evidenziato come il G.i.p., sindacando la legittimità di un atto amministrativo (l’attestazione di malfunzionamento), avesse esercitato un potere che non gli competeva. Inoltre, la sua decisione aveva creato un paradosso insuperabile: il PM non poteva depositare l’atto telematicamente a causa del guasto attestato, né poteva farlo cartaceamente a causa del divieto del G.i.p., determinando una completa paralisi del procedimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le ragioni della Procura, annullando il decreto del G.i.p. La motivazione si fonda su una chiara interpretazione dell’art. 175-bis del codice di procedura penale, che disciplina proprio i casi di malfunzionamento sistema.

La norma distingue due tipi di guasto:

1. Malfunzionamento ‘certificato’: Di portata generale, accertato dal Ministero della Giustizia.
2. Malfunzionamento ‘non certificato’: Riguardante un singolo ufficio giudiziario, attestato dal dirigente dell’ufficio stesso.

In entrambi i casi, la legge stabilisce che l’attestazione ufficiale è il presupposto esclusivo e sufficiente per consentire, in via eccezionale, il deposito di atti in formato analogico. La Corte ha chiarito che il giudice non ha alcun potere di entrare nel merito di tale attestazione per valutarne la fondatezza. Una volta che l’autorità competente ha dichiarato il malfunzionamento, la validità del deposito cartaceo non può essere messa in discussione.

Di conseguenza, il provvedimento del G.i.p. è stato ritenuto:

* Abnorme sotto il profilo strutturale: perché emesso in totale assenza di potere, invadendo una sfera di competenza amministrativa.
* Abnorme sotto il profilo funzionale: perché ha generato una stasi del procedimento non rimediabile, costringendo il PM a un’inattività forzata.

Le Conclusioni: Certezza del Diritto e Limiti al Potere Giudiziario

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale per il corretto funzionamento del processo telematico: la certezza e l’affidabilità delle procedure. Gli operatori del diritto (avvocati e magistrati) devono poter fare affidamento sulle attestazioni ufficiali di malfunzionamento per poter continuare a svolgere le proprie funzioni senza il timore che un giudice possa, con una valutazione discrezionale e postuma, vanificare il loro operato.

La decisione della Cassazione traccia una linea netta: il ruolo del giudice è quello di applicare la legge processuale, non di sostituirsi agli organi amministrativi nella valutazione tecnica dei sistemi informatici. In caso di malfunzionamento sistema attestato, la via del deposito alternativo è legittima e non può essere sbarrata da un sindacato giurisdizionale non previsto dalla legge.

Quando un sistema informatico giudiziario ha un problema, è possibile depositare un atto in formato cartaceo?
Sì, è possibile depositare un atto in formato cartaceo, ma solo a condizione che vi sia un’attestazione ufficiale del malfunzionamento rilasciata dall’autorità competente. Per guasti di portata nazionale, la certificazione proviene dal Ministero della Giustizia; per guasti locali, è sufficiente l’attestazione del dirigente dell’ufficio giudiziario interessato.

Il giudice può rifiutare un atto cartaceo sostenendo che il malfunzionamento sistema non era abbastanza grave?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice non ha il potere di valutare nel merito la gravità o l’effettività del malfunzionamento una volta che questo è stato ufficialmente attestato. L’attestazione è di per sé il presupposto legale sufficiente a giustificare il deposito in deroga alla modalità telematica.

Cosa succede se un giudice dichiara comunque inammissibile un atto depositato su carta a seguito di un malfunzionamento attestato?
Il suo provvedimento viene considerato ‘abnorme’. Questo significa che è un atto emesso al di fuori dei poteri consentiti dalla legge e che crea una paralisi insuperabile del procedimento. In quanto tale, deve essere annullato dalla Corte di Cassazione, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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