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Lottizzazione abusiva: la confisca non si revoca

La Corte di Cassazione ha stabilito che la confisca per lottizzazione abusiva non può essere revocata solo sulla base di una successiva variante urbanistica generale. In un caso riguardante un’ampia lottizzazione di terreni agricoli, la Corte d’Appello aveva annullato la confisca dopo che il Comune aveva modificato il piano regolatore. La Cassazione ha ribaltato tale decisione, affermando che una variante generica non equivale a un atto di sanatoria specifico. Per revocare la confisca, è necessario un provvedimento attuativo che regolarizzi esplicitamente l’intervento abusivo, dimostrando una volontà inequivocabile dell’amministrazione di rinunciare all’acquisizione dei beni. In assenza di tale atto, la confisca, quale sanzione amministrativa, rimane efficace e viene ripristinata.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Lottizzazione abusiva: una variante urbanistica non basta per revocare la confisca

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di urbanistica e reati edilizi: la confisca dei terreni oggetto di lottizzazione abusiva è una misura che non può essere revocata semplicemente a seguito di una modifica generale degli strumenti urbanistici. Questo intervento chiarisce i confini tra la pianificazione territoriale e le conseguenze di un illecito già accertato, offrendo importanti spunti di riflessione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una vasta operazione di lottizzazione abusiva che ha interessato circa 31 ettari di terreno, suddivisi in 26 lotti. Su quest’area, originariamente classificata come agricola, erano stati realizzati numerosi interventi edilizi non autorizzati, culminati nella costruzione di una ventina di ville. A seguito dell’accertamento dell’illecito, era stata disposta la confisca dei terreni e degli immobili, come previsto dalla legge.

In un secondo momento, la Corte d’Appello aveva riformato la sentenza di primo grado, revocando la confisca. La ragione di tale decisione risiedeva in un’intervenuta variante al Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di riferimento, che aveva riclassificato la zona da agricola (Zona E) a zona di espansione (Zona C). Secondo i giudici d’appello, questa modifica dimostrava ex post la conformità della lottizzazione agli strumenti urbanistici e la “volontà dell’amministrazione di rinunciare all’acquisizione delle aree”.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che una variante urbanistica di carattere generale non fosse di per sé sufficiente a sanare l’illecito e, di conseguenza, a giustificare la revoca della confisca.

Lottizzazione abusiva e confisca: le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza d’appello e ripristinando la confisca. Le motivazioni della decisione si basano su una netta distinzione tra atti di pianificazione generale e provvedimenti specifici di sanatoria.

La Variante Urbanistica non è un “Condono”

Il punto centrale della sentenza è che una variante al PRG, come quella approvata dal Comune, costituisce un mero intervento programmatorio di portata generale. Essa si limita a modificare la destinazione d’uso di un’area, ma non produce un effetto sanante automatico su illeciti pregressi. In altre parole, la variante è solo una premessa pianificatoria; per regolarizzare una lottizzazione abusiva è necessaria una successiva e specifica sequenza procedimentale (come un piano di lottizzazione convenzionata) che sancisca la conformità dell’intervento agli strumenti urbanistici vigenti.

La Corte ha specificato che la revoca della confisca può avvenire solo quando l’amministrazione comunale adotta provvedimenti realmente incompatibili con l’effetto ablatorio, come un’autorizzazione a lottizzare concessa “in sanatoria”. Un atto di pianificazione generale non possiede questa specificità e non è, da solo, in grado di rendere legittimo ciò che è nato come illegittimo.

L’Insussistenza di un “Atto Implicito” di Rinuncia

La difesa degli imputati aveva sostenuto che la variante al PRG costituisse un “atto implicito” con cui il Comune avrebbe rinunciato alla confisca. La Cassazione ha smontato questa tesi, chiarendo la nozione di atto implicito nel diritto amministrativo. Un atto implicito, per essere tale, deve essere l’unica e inequivocabile conseguenza logica di un altro provvedimento espresso.

Nel caso di specie, questo collegamento esclusivo e bilaterale mancava. L’adozione di una variante urbanistica non ha come unica conseguenza possibile la rinuncia alla confisca. Anzi, la procedura di approvazione della variante stessa è un atto complesso, che coinvolge anche organi sovra-comunali (come la Regione), e non può essere interpretato come una volontà univoca del Comune di rinunciare a un bene già acquisito al suo patrimonio a seguito di un illecito penale.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza la natura della confisca per lottizzazione abusiva come sanzione amministrativa con effetto definitivo. Una volta disposta dal giudice penale, essa determina l’acquisizione gratuita e di diritto dei terreni al patrimonio del Comune. Questo effetto non può essere neutralizzato da atti successivi di pianificazione generale che non affrontino specificamente la regolarizzazione dell’intervento abusivo. Per i proprietari coinvolti, l’unica strada per evitare la perdita del bene è l’ottenimento di un provvedimento attuativo specifico e completo, che porti a termine un iter di sanatoria definito dalla legge. In assenza di ciò, la modifica della destinazione urbanistica di un’area non è sufficiente a cancellare le conseguenze di un illecito grave come la lottizzazione non autorizzata.

Una variante urbanistica generale è sufficiente a revocare la confisca per lottizzazione abusiva?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una mera variante al Piano Regolatore Generale, essendo un atto di pianificazione generale, non è di per sé sufficiente a revocare la confisca. Non costituisce un atto di sanatoria specifico dell’illecito commesso.

Cosa è necessario per ottenere la revoca della confisca dopo un accertamento di lottizzazione abusiva?
È necessario un provvedimento amministrativo realmente incompatibile con la confisca, come un piano di lottizzazione o un altro strumento attuativo specifico che regolarizzi, seppure ex post, la lottizzazione. Tale atto deve sancire in modo inequivocabile la conformità dell’intervento agli strumenti urbanistici e completare un’intera procedura di sanatoria.

La prescrizione del reato di lottizzazione abusiva impedisce la confisca dei terreni?
No. La sentenza ribadisce che la prescrizione del reato non impedisce la confisca, a condizione che gli elementi oggettivi e soggettivi dell’illecito siano stati accertati sulla base di prove acquisite prima del maturare della prescrizione stessa. La confisca ha natura di sanzione amministrativa e segue regole diverse dall’azione penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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