LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Liquidazione spese legali: l’obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello che aveva liquidato le spese legali a favore della parte civile in misura notevolmente inferiore ai valori medi tariffari, senza fornire alcuna motivazione. Il caso, relativo alla liquidazione spese legali, è stato rinviato al giudice civile competente, riaffermando il principio che ogni scostamento significativo dai parametri forensi deve essere adeguatamente giustificato dal giudice.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liquidazione Spese Legali: La Cassazione Ribadisce l’Obbligo di Motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di liquidazione spese legali: il giudice che si discosta significativamente dai valori medi stabiliti dalle tariffe professionali ha il dovere di fornire una motivazione specifica. L’assenza di tale giustificazione rende la sentenza nulla sul punto. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne i dettagli e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento penale in cui la Corte di Appello, pur assolvendo l’imputato per la particolare tenuità del fatto, aveva confermato le statuizioni civili a suo carico. Ciò includeva la condanna al pagamento delle spese legali in favore della parte civile. Tuttavia, l’importo liquidato dal giudice di secondo grado, pari a 946 euro, era stato ritenuto dalla parte civile notevolmente inferiore ai valori medi previsti dalle tariffe forensi, che ammontavano a circa 2.836 euro.

La parte civile ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando non solo la palese incongruenza dell’importo, ma soprattutto la totale assenza di motivazione da parte della Corte di Appello a sostegno di una così drastica riduzione.

La Decisione della Cassazione sulla Liquidazione Spese Legali

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno accolto la doglianza della parte civile, annullando la sentenza impugnata limitatamente alla parte relativa alla condanna alla rifusione delle spese.

Il punto cruciale della decisione è che, sebbene il giudice non sia obbligato a fornire una motivazione dettagliata quando liquida le spese attenendosi ai valori medi di tariffa, tale obbligo sorge imperativamente nel momento in cui decide di discostarsene, specialmente se in misura così sensibile. La mancanza assoluta di motivazione, come nel caso di specie, costituisce un vizio che invalida la statuizione.

Un altro aspetto interessante della pronuncia riguarda la competenza per il nuovo giudizio. La Cassazione ha specificato che, quando l’annullamento riguarda la determinazione della somma liquidata a titolo di spese civili, il rinvio non deve essere fatto al giudice penale, bensì al giudice civile competente per valore in grado di appello, conformemente a quanto previsto dall’art. 622 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Viene ribadito che il giudice del merito ha il dovere di indicare, anche in modo sommario, i criteri adottati per la liquidazione delle spese, facendo riferimento ai limiti tariffari previsti dal D.M. n. 55 del 2014. L’art. 12 di tale decreto, infatti, stabilisce che si deve tener conto dei ‘valori medi’.

Qualsiasi scostamento da tali valori medi deve essere giustificato. Nel caso in esame, la Corte territoriale non solo aveva liquidato un importo notevolmente inferiore alla media, ma non aveva nemmeno considerato una delle fasi del giudizio (quella ‘introduttiva’ del gravame), omettendo di fornire qualsiasi spiegazione in merito. Questa omissione rende la decisione arbitraria e, di conseguenza, illegittima.

La Corte ha inoltre chiarito la procedura da seguire in questi casi: l’annullamento con rinvio al giudice civile garantisce che la questione, pur nascendo in un contesto penale, venga decisa da un organo specializzato nella materia civilistica, assicurando una valutazione più appropriata e conforme ai principi che regolano la liquidazione dei compensi professionali.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rappresenta un’importante tutela per i diritti della parte civile e per la professione forense. Essa rafforza il principio secondo cui la liquidazione spese legali non può essere un atto arbitrario, ma deve seguire criteri oggettivi e trasparenti. Per i legali, ciò significa poter contare su una maggiore certezza del diritto e sulla possibilità di impugnare efficacemente decisioni che, senza alcuna giustificazione, mortificano il valore del lavoro svolto. Per le parti, è una garanzia di equità nel vedersi riconosciuto il giusto rimborso per i costi sostenuti per la difesa dei propri diritti.

Può un giudice liquidare le spese legali in misura molto inferiore ai valori medi di tariffa?
Sì, ma solo a condizione che fornisca una specifica e adeguata motivazione che giustifichi tale scostamento. In assenza di motivazione, la decisione è illegittima.

Cosa succede se la sentenza non motiva la riduzione delle spese legali?
La parte della sentenza relativa alla liquidazione delle spese può essere impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione. Se il ricorso viene accolto, la sentenza viene annullata su quel punto e la questione viene rinviata a un altro giudice per una nuova decisione motivata.

In un processo penale, a quale giudice viene rinviato il caso se la Cassazione annulla solo la liquidazione delle spese civili?
Secondo la sentenza, quando l’annullamento riguarda la determinazione della somma liquidata a favore della parte civile, il rinvio deve essere fatto al giudice civile competente per valore in grado d’appello, e non al giudice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati