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Lieve entità: quando non si applica per la droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando la decisione di non applicare l’ipotesi di lieve entità in un caso di spaccio. La valutazione si è basata non solo sulla quantità di principio attivo, ma anche sul numero di dosi ricavabili (131), sulla non occasionalità della condotta e sul legame dell’imputato con un circuito criminale più vasto. Anche le attenuanti generiche sono state negate a causa dei precedenti penali.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Lieve Entità nei Reati di Droga: La Decisione della Cassazione

L’applicazione della circostanza attenuante della lieve entità nei reati legati agli stupefacenti è uno dei temi più dibattuti nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 8236/2024, offre chiarimenti cruciali sui criteri che i giudici devono seguire per escludere tale beneficio. La decisione sottolinea come la valutazione non possa limitarsi alla sola quantità della sostanza, ma debba considerare un quadro complessivo che include il numero di dosi, il contesto e la condotta dell’imputato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Napoli per reati in materia di stupefacenti. L’imputato si è rivolto alla Suprema Corte lamentando due principali violazioni: in primo luogo, il mancato riconoscimento della fattispecie di lieve entità prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990; in secondo luogo, la negazione delle circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

L’Analisi della Corte: I Criteri per la Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, dichiarandoli in parte inammissibili e in parte infondati. La decisione si articola su due punti fondamentali, offrendo una guida interpretativa chiara per casi analoghi.

Il Rifiuto della Lieve Entità: Una Valutazione Complessiva

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Suprema Corte ha affermato che la Corte d’Appello ha correttamente applicato i principi stabiliti dalla giurisprudenza, in particolare dalle Sezioni Unite (sent. Murolo n. 51063/2018). L’accertamento della lieve entità del fatto non può basarsi su un singolo elemento, ma richiede una valutazione complessiva di tutti gli ‘indici sintomatici’ previsti dalla norma.

Nel caso specifico, gli elementi ostativi al riconoscimento dell’attenuante erano:

* L’elevata quantità di principio attivo: un dato oggettivo che indica una potenziale pericolosità della condotta.
* Il numero di dosi ricavabili: stimate in 131 dosi medie, un numero considerato non trascurabile.
* La non occasionalità della condotta: il fatto è avvenuto in una nota ‘piazza di spaccio’, un elemento che, secondo la Corte, denota il legame dell’imputato con un circuito criminale più vasto e organizzato, escludendo l’ipotesi di un’attività sporadica o marginale.

La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica e non censurabile, poiché basata su un’analisi completa della fattispecie concreta.

Le Motivazioni sul Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo, relativo al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Cassazione ha evidenziato come la decisione dei giudici di merito fosse sorretta da una motivazione sufficiente e logica. La Corte d’Appello aveva infatti escluso i presupposti per una mitigazione della pena in considerazione dei ‘plurimi, recenti e specifici precedenti penali’ dell’imputato. La presenza di un curriculum criminale significativo è un elemento che legittimamente può portare il giudice a negare un trattamento sanzionatorio più favorevole.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla lieve entità deve essere rigorosa e multifattoriale. Non è sufficiente che uno solo degli indici (come la quantità) sia contenuto; è necessario che l’intera condotta, analizzata nel suo contesto, appaia di ridotta offensività. La professionalità e l’inserimento in contesti di spaccio organizzato, anche solo desunti da elementi indiziari come il luogo del fatto, sono fattori decisivi che possono precludere l’accesso al beneficio. Allo stesso modo, la storia criminale dell’imputato continua a giocare un ruolo centrale nella determinazione della pena e nella concessione delle attenuanti generiche, confermando la discrezionalità del giudice di merito quando la sua decisione è adeguatamente motivata.

Perché la Corte di Cassazione ha escluso l’ipotesi della lieve entità?
La Corte ha ritenuto inammissibile il motivo perché la decisione del giudice di merito era basata su una valutazione complessiva e logica che considerava l’elevata quantità di principio attivo, il numero non trascurabile di dosi ricavabili (131), e la non occasionalità della condotta, avvenuta in una nota piazza di spaccio, indicando un legame con un circuito criminale più ampio.

La richiesta di circostanze attenuanti generiche è stata accolta?
No, la richiesta è stata respinta perché la Corte ha ritenuto la decisione del giudice di merito sufficientemente motivata. La negazione delle attenuanti era giustificata dai plurimi, recenti e specifici precedenti penali dell’imputato, che non permettevano una mitigazione della pena.

Qual è stato l’esito finale del procedimento in Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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