LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Lieve entità droga: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non riconoscere l’ipotesi di ‘lieve entità droga’, a causa della presenza di due diversi tipi di stupefacenti, dell’elevato principio attivo e della suddivisione in dosi. È stata inoltre confermata la valutazione sulla pericolosità sociale legata alla recidiva specifica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Lieve Entità Droga: Quando Non si Applica? L’Analisi della Cassazione

L’applicazione della circostanza attenuante della lieve entità droga, prevista dall’articolo 73, comma 5, del D.P.R. 309/90, è spesso al centro di dibattiti giudiziari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali sui criteri che i giudici devono seguire per escluderne l’applicazione, sottolineando l’importanza di una valutazione complessiva della condotta e della personalità dell’imputato. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso: Condanna per Spaccio di Stupefacenti

Il caso nasce dalla condanna di un individuo, confermata in primo e secondo grado, alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione e 3.400 euro di multa per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La difesa dell’imputato aveva impugnato la sentenza della Corte di Appello di Palermo, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Richiesta di Riqualificazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Mancata riqualificazione del fatto: La difesa sosteneva che la condotta dovesse rientrare nell’ipotesi di lieve entità droga, con conseguente riduzione della pena.
2. Errato riconoscimento della recidiva: Si contestava l’applicazione dell’aggravante della recidiva reiterata e specifica.
3. Eccessività della pena: Si lamentava una sanzione sproporzionata rispetto al fatto commesso.

L’analisi della Corte: Perché non è lieve entità droga?

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa infondate e riproduttive di censure già correttamente respinte nei gradi di merito. I giudici hanno evidenziato che la Corte di Appello aveva negato il riconoscimento dell’ipotesi lieve sulla base di una pluralità di elementi concreti. Questi elementi, valutati nel loro insieme, rivelavano un’offensività della condotta tutt’altro che minima.

Gli indicatori presi in considerazione sono stati:

* Duplice tipologia di sostanze: Il possesso di più tipi di stupefacenti è stato considerato un indice di maggiore pericolosità.
* Dato ponderale e principio attivo: La quantità della droga e, soprattutto, l’elevato valore del principio attivo sono stati elementi decisivi.
* Modalità di presentazione: La sostanza era già suddivisa in dosi, un chiaro segno di un’attività di spaccio organizzata e non occasionale.

La Suprema Corte ha ribadito che questa decisione è perfettamente in linea con i principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità, in particolare con la sentenza delle Sezioni Unite ‘Murolo’ (n. 51063/2018), che impone una valutazione globale di tutti gli indici della condotta.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’analisi rigorosa dei fatti e del diritto. Per quanto riguarda la lieve entità droga, i giudici hanno spiegato che non è sufficiente considerare un singolo aspetto (ad esempio, la sola quantità), ma è necessario un giudizio complessivo che tenga conto di tutti gli indicatori della pericolosità della condotta. Nel caso di specie, la combinazione dei fattori (pluralità di sostanze, principio attivo, dosi pronte) delineava un quadro incompatibile con la minima offensività richiesta dalla norma.

Anche sul tema della recidiva, la Corte ha confermato l’operato dei giudici di merito. Essi avevano correttamente evidenziato l’accresciuta pericolosità sociale dell’imputato, desunta non solo dall’esistenza formale di precedenti penali, ma dalla loro natura specifica e dalla gravità del nuovo reato. Questo approccio, in linea con l’insegnamento delle Sezioni Unite, richiede al giudice di verificare in concreto se la reiterazione dei reati sia sintomo di una reale riprovevolezza e pericolosità dell’autore, guardando alla natura dei reati, alla distanza temporale e ad ogni altro parametro individualizzante.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per il riconoscimento dell’ipotesi di lieve entità droga deve essere complessiva e fattuale. Non esistono automatismi, ma è compito del giudice di merito analizzare ogni aspetto della condotta per determinare il reale grado di offensività. La decisione sottolinea inoltre che la recidiva non è un’etichetta da applicare meccanicamente, ma deve essere il risultato di un’attenta ponderazione della personalità del reo e della sua effettiva pericolosità sociale. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e l’imputato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Quali elementi possono escludere la qualificazione di un reato di spaccio come di lieve entità?
Secondo la Corte, elementi come il possesso di diverse tipologie di sostanze stupefacenti, una quantità rilevante di principio attivo e le modalità di presentazione della droga (ad esempio, già suddivisa in dosi) sono idonei a escludere la minima offensività richiesta per la lieve entità.

Come viene valutata la recidiva da parte del giudice?
Il giudice non deve limitarsi a un riscontro formale dell’esistenza di precedenti penali. Deve verificare in concreto se la reiterazione dell’illecito sia sintomo di effettiva pericolosità sociale dell’autore, considerando la natura dei reati, la loro distanza temporale, il grado di offensività e altri parametri che definiscono la personalità del reo.

È sufficiente la sola quantità di droga per determinare se il fatto è di lieve entità?
No, la quantità è solo uno dei parametri. La decisione deve basarsi su una valutazione complessiva di tutti gli indicatori, quali le modalità dell’azione, la qualità e la composizione della sostanza e il reddito che l’autore avrebbe potuto ricavare dall’attività illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati