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Lieve entità del fatto: no alla rapina con mannaia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per rapina. L’imputato richiedeva l’applicazione dell’attenuante della lieve entità del fatto, ma la Corte ha respinto la richiesta a causa della gravità oggettiva della condotta, caratterizzata dall’uso di una mannaia, dall’ingente somma sottratta e dalla lucida pianificazione. La decisione sottolinea che la valutazione della gravità del reato esclude la concessione di tale attenuante quando i fatti dimostrano una spiccata capacità criminale.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Lieve entità del fatto: quando la gravità della condotta esclude l’attenuante

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto penale: l’attenuante della lieve entità del fatto non può essere riconosciuta in presenza di una condotta criminale di oggettiva gravità. Il caso analizzato riguarda una rapina commessa con modalità particolarmente allarmanti, che hanno portato i giudici a escludere qualsiasi sconto di pena basato sulla presunta minore gravità del reato.

I Fatti di Causa

Il ricorrente si era rivolto alla Suprema Corte dopo una condanna per rapina emessa dalla Corte d’Appello. Le sue richieste si basavano su due motivi principali. In primo luogo, chiedeva il riconoscimento della circostanza attenuante della lieve entità del fatto, richiamando una pronuncia della Corte Costituzionale sull’articolo 628 del codice penale. In secondo luogo, contestava la determinazione della pena, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione da parte dei giudici di merito.

L’analisi della Corte sulla lieve entità del fatto

La Cassazione ha respinto con fermezza il primo motivo, definendolo ‘manifestamente infondato’. I giudici hanno sottolineato come la condotta dell’imputato fosse del tutto incompatibile con il concetto di lieve entità del fatto. Gli elementi decisivi per questa valutazione sono stati:

* La gravità oggettiva dell’azione: la rapina è stata perpetrata minacciando il cassiere con una mannaia, un’arma che denota una notevole pericolosità e capacità intimidatoria.
* L’entità del profitto: la somma di denaro sottratta è stata definita ‘ingente’.
* La spiccata capacità criminale: l’imputato ha dimostrato una fredda pianificazione sia nell’esecuzione del reato sia nel comportamento successivo, volto a far perdere le proprie tracce.

Questi fattori, nel loro insieme, delineano un quadro di un reato grave, premeditato e violento, che non lascia spazio a interpretazioni di minore offensività.

La Discrezionalità del Giudice nella Determinazione della Pena

Anche il secondo motivo di ricorso è stato rigettato. La Corte ha osservato che le censure relative al trattamento sanzionatorio erano una semplice riproposizione di argomenti già esaminati e respinti nel giudizio di appello. La determinazione della pena, come stabilito dagli articoli 132 e 133 del codice penale, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere non può essere sindacato in sede di legittimità, a meno che la decisione non sia palesemente arbitraria, illogica o priva di motivazione, condizioni che in questo caso non sussistevano.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando l’assoluta inconciliabilità tra le modalità della rapina e la richiesta attenuante della lieve entità del fatto. La violenza intrinseca nell’uso di una mannaia, unita alla lucidità criminale dimostrata, costituisce un ostacolo insormontabile per il riconoscimento di qualsiasi beneficio legato a una presunta minore gravità. Inoltre, la Corte ha ribadito che la quantificazione della pena è una prerogativa del giudice di merito, il quale ha esercitato la sua discrezionalità in modo logico e conforme ai principi di legge, rendendo le critiche del ricorrente infondate.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida l’orientamento secondo cui la valutazione della lieve entità del fatto deve basarsi su un’analisi rigorosa degli elementi oggettivi e soggettivi del reato. Non è sufficiente l’assenza di conseguenze ancora più gravi per ottenere uno sconto di pena; al contrario, la brutalità dei mezzi utilizzati e la determinazione nel delinquere sono indicatori chiari di una gravità che la legge non può attenuare. La decisione finale di inammissibilità, con la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, serve da monito sulla serietà con cui vengono valutati i ricorsi palesemente infondati.

Quando si può applicare l’attenuante della lieve entità del fatto in una rapina?
Secondo questa ordinanza, l’attenuante non può essere applicata quando il reato presenta una notevole gravità oggettiva. L’uso di armi pericolose come una mannaia, il furto di una somma ingente e la pianificazione attuata per commettere il crimine e fuggire escludono la possibilità di considerare il fatto di lieve entità.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
Generalmente no. La determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la decisione è manifestamente illogica, arbitraria o priva di motivazione, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato i fatti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non entra nel merito delle questioni sollevate. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva. Il ricorrente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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