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Liberazione anticipata: quando va chiesta? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto la cui istanza di detenzione domiciliare era stata respinta per la durata eccessiva della pena residua. Il ricorrente sosteneva che il giudice avrebbe dovuto considerare la potenziale concessione della liberazione anticipata per ridurre la pena. La Corte ha stabilito che, in assenza di una specifica e contestuale richiesta di liberazione anticipata, il Tribunale di sorveglianza non ha il potere di valutarla d’ufficio, confermando la competenza primaria del Magistrato di sorveglianza per tale beneficio.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione anticipata: se non la chiedi, il giudice non può concederla

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 46813/2024) ribadisce un principio procedurale fondamentale nell’ambito dell’esecuzione penale: la richiesta di liberazione anticipata deve essere esplicita. Se un detenuto presenta un’istanza per una misura alternativa, come la detenzione domiciliare, non può aspettarsi che il Tribunale di sorveglianza valuti d’ufficio la possibilità di concedere una riduzione di pena per buona condotta al fine di far rientrare la pena residua nei limiti di legge. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Una Richiesta Incompleta

Un detenuto presentava al Tribunale di sorveglianza di Napoli un’istanza per ottenere la detenzione domiciliare. Il Tribunale, tuttavia, la dichiarava inammissibile. Il motivo? La pena che il condannato doveva ancora scontare, con scadenza nel 2027, era superiore ai limiti previsti dalla legge per poter accedere a tale beneficio.

Contro questa decisione, il detenuto proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore. Secondo la difesa, il giudice avrebbe dovuto considerare, contestualmente alla richiesta di detenzione domiciliare, anche la potenziale concessione della liberazione anticipata. Questo beneficio, riducendo la pena complessiva, avrebbe potuto far scendere il residuo pena al di sotto della soglia massima consentita, rendendo così ammissibile la richiesta principale.

La Competenza sulla Liberazione Anticipata: Tribunale vs. Magistrato

Il cuore della questione legale ruota attorno alla competenza degli organi della magistratura di sorveglianza. La Corte di Cassazione chiarisce in modo netto la ripartizione dei compiti:

1. Regola Generale: La competenza a decidere sulla richiesta di liberazione anticipata, ai sensi dell’art. 54 dell’Ordinamento Penitenziario, spetta in prima istanza al Magistrato di sorveglianza.
2. Eccezione: Il Tribunale di sorveglianza può decidere sulla liberazione anticipata solo quando la richiesta viene presentata all’interno di un procedimento già pendente davanti a esso per la concessione di altre misure alternative.

In questo secondo caso, la legge (art. 69-bis, comma 5, Ord. pen.) prevede che il Tribunale può decidere sulla richiesta senza doverla trasmettere preventivamente al Magistrato, al fine di garantire economia processuale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La motivazione è lineare e rigorosa: il ricorrente aveva chiesto esclusivamente la detenzione domiciliare. Non risultava depositata alcuna istanza formale per la concessione della liberazione anticipata.

Di conseguenza, il Tribunale di sorveglianza non aveva alcun potere, né dovere, di valutare ex officio (cioè di propria iniziativa) la concedibilità di un beneficio mai richiesto. La competenza a decidere sulla liberazione anticipata, in assenza di una domanda specifica inserita in un altro procedimento, rimaneva esclusivamente del Magistrato di sorveglianza, che però non era mai stato interpellato dal condannato.

La Corte ha richiamato un proprio precedente (Sez. 1, n. 46040 del 03/11/2004), confermando che il Tribunale può decidere sulla liberazione anticipata solo se la domanda è presentata nel corso di un procedimento pendente per altre misure. Poiché nel caso di specie questa condizione non si era verificata, la decisione del Tribunale di Napoli è stata ritenuta corretta.

Le Conclusioni

Questa sentenza sottolinea l’importanza di una strategia difensiva completa e formalmente corretta. Non è sufficiente sperare che il giudice ‘intuisca’ o ‘supplisca’ a una mancanza della parte. Le istanze devono essere presentate in modo esplicito e all’autorità competente. Se si intende far valere l’effetto di una potenziale liberazione anticipata per accedere a un’altra misura alternativa, è indispensabile presentare entrambe le richieste contestualmente. In caso contrario, come dimostra questa vicenda, si rischia di vedersi respingere la richiesta principale per un vizio procedurale insuperabile.

Chi è competente a decidere sulla richiesta di liberazione anticipata?
In via generale, la competenza è del Magistrato di sorveglianza. Il Tribunale di sorveglianza può decidere solo se la richiesta è presentata nel corso di un procedimento già pendente per la concessione di altre misure alternative.

Può il Tribunale di sorveglianza valutare d’ufficio la concedibilità della liberazione anticipata per rendere ammissibile un’altra richiesta?
No. La sentenza chiarisce che il Tribunale non ha il potere di valutare d’ufficio (ex officio) la concessione della liberazione anticipata se non è stata presentata una specifica istanza dal condannato.

Cosa è successo nel caso specifico esaminato dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il detenuto aveva chiesto solo la detenzione domiciliare, senza presentare contestualmente un’istanza di liberazione anticipata. Di conseguenza, il Tribunale ha correttamente valutato l’ammissibilità della detenzione domiciliare sulla base della pena residua effettiva, che superava i limiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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