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Liberazione anticipata: obblighi del PM e annullamento

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava la sospensione dell’ordine di carcerazione. Il motivo è la mancata trasmissione degli atti da parte del Pubblico Ministero al Magistrato di Sorveglianza per la valutazione della liberazione anticipata. La Corte ha stabilito che questa trasmissione è un obbligo procedurale inderogabile, anche in presenza di reati ostativi, al fine di determinare la pena effettiva da scontare.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Liberazione Anticipata: L’Obbligo del PM di Trasmettere gli Atti è Sempre Inderogabile

La procedura che precede l’emissione di un ordine di carcerazione è scandita da passaggi fondamentali a garanzia dei diritti del condannato. Tra questi, assume un ruolo cruciale la valutazione sulla potenziale concessione della liberazione anticipata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce con forza un principio cardine: l’obbligo del Pubblico Ministero di trasmettere gli atti al Magistrato di Sorveglianza per questa valutazione non ammette deroghe, neanche di fronte a reati considerati ostativi.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in via definitiva per un reato legato agli stupefacenti (art. 74 T.U. Stup.), presentava un ricorso contro l’ordinanza della Corte di Appello che aveva rigettato la sua istanza di sospensione dell’ordine di esecuzione. Il ricorrente lamentava una violazione di legge specifica: il Pubblico Ministero aveva omesso di trasmettere il fascicolo al Magistrato di Sorveglianza. Questo passaggio, previsto dall’art. 656, comma 4-bis, del codice di procedura penale, è essenziale per consentire al magistrato di calcolare eventuali periodi di liberazione anticipata già maturati, che potrebbero ridurre la pena residua al di sotto dei limiti previsti per la sospensione dell’esecuzione.

La Corte di Appello aveva respinto l’istanza del condannato, motivando la decisione con la natura ‘ostativa’ del reato, che preclude l’accesso a determinate misure alternative alla detenzione. Tuttavia, secondo la difesa, questa motivazione non era sufficiente a giustificare il mancato rispetto della procedura preliminare.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ruolo della Liberazione Anticipata

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, seppur limitatamente a questo specifico motivo. I giudici hanno chiarito che la valutazione preliminare del Magistrato di Sorveglianza sulla liberazione anticipata è un adempimento necessario e imprescindibile. La sua finalità è proprio quella di determinare l’esatta entità della pena che il condannato deve ancora espiare, tenendo conto dei benefici già maturati.

L’omissione di questo passaggio da parte del Pubblico Ministero vizia la procedura, poiché impedisce una corretta valutazione sulla possibilità di sospendere l’ordine di carcerazione. La Corte di Cassazione ha quindi annullato l’ordinanza impugnata, rinviando gli atti alla Corte di Appello per un nuovo giudizio che tenga conto di questo principio.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sull’interpretazione letterale e teleologica dell’art. 656, comma 4-bis, c.p.p. La norma impone al pubblico ministero, prima di emettere l’ordine di esecuzione, di trasmettere gli atti al magistrato di sorveglianza per l’eventuale applicazione della liberazione anticipata. Questo passaggio non è una mera formalità, ma un presidio di garanzia volto a determinare con precisione il ‘quantum’ della pena da eseguire. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte di Appello fosse carente perché si era limitata a richiamare la natura ostativa del reato, senza affrontare in modo congruo il tema specifico sollevato dalla difesa: l’omissione procedurale del PM. Tale omissione ha di fatto impedito la valutazione preliminare che la legge richiede, a prescindere dalla natura del titolo di reato. Anche per un reato ostativo, infatti, il calcolo della pena residua, al netto della liberazione anticipata, è un’operazione che deve essere compiuta per stabilire se sussistano o meno le condizioni per sospendere l’esecuzione.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un importante principio di legalità nell’esecuzione penale. La procedura per la determinazione della pena effettivamente da scontare deve essere seguita scrupolosamente, e l’obbligo di trasmissione degli atti al Magistrato di Sorveglianza è un passaggio non eludibile. Questa decisione sottolinea che i diritti procedurali del condannato devono essere garantiti in ogni fase, e che un’eventuale valutazione di merito sulla concessione di benefici non può mai giustificare il mancato rispetto delle regole procedurali stabilite dalla legge a tutela del condannato stesso. Di conseguenza, l’ordine di carcerazione emesso senza questa verifica preliminare è illegittimo e deve essere annullato.

Il Pubblico Ministero è sempre obbligato a trasmettere gli atti al Magistrato di Sorveglianza prima di emettere un ordine di esecuzione?
Sì, secondo la sentenza, la trasmissione degli atti al Magistrato di Sorveglianza per la valutazione della liberazione anticipata è un obbligo procedurale inderogabile previsto dall’art. 656, comma 4-bis, cod. proc. pen., finalizzato a determinare correttamente la pena residua da scontare.

La natura ‘ostativa’ di un reato esonera il Pubblico Ministero da questo obbligo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di trasmissione sussiste anche in caso di reati ostativi. La valutazione sulla concedibilità dei benefici è successiva e distinta dal dovere procedurale di consentire il calcolo della pena al netto della liberazione anticipata maturata.

Cosa consegue se il giudice dell’esecuzione non motiva adeguatamente sul mancato rispetto di questa procedura?
Se il giudice dell’esecuzione, come la Corte di Appello nel caso di specie, non affronta in modo congruo la questione dell’omissione procedurale da parte del PM, il suo provvedimento è viziato da carenza di motivazione e deve essere annullato. La Corte di Cassazione ha infatti annullato l’ordinanza, rinviando per un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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