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Legittimo impedimento: TSO blocca l’udienza penale

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che aveva revocato la detenzione domiciliare a un uomo. La decisione è stata presa in assenza del detenuto, il quale non ha potuto partecipare all’udienza a causa di un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). La Corte ha stabilito che il TSO costituisce un legittimo impedimento, rendendo nulla la decisione presa senza la sua presenza.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimo Impedimento: Il TSO Giustifica l’Assenza in Udienza

Il diritto di un individuo a partecipare al proprio processo è un cardine del sistema giudiziario. Ma cosa succede quando una condizione di salute improvvisa e grave, come un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), impedisce fisicamente e mentalmente questa partecipazione? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33402/2025, offre una risposta chiara, affermando la prevalenza del diritto alla difesa e riconoscendo il legittimo impedimento come causa inderogabile di rinvio dell’udienza.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo in detenzione domiciliare, misura concessa per motivi di salute. Il Tribunale di Sorveglianza di Catania revoca tale beneficio a causa di presunte reiterate violazioni delle prescrizioni, tra cui frequentazioni con pregiudicati, uso di stupefacenti e un episodio di violenza domestica.

L’interessato, tramite il suo legale, presenta ricorso in Cassazione lamentando un vizio procedurale fondamentale. Egli aveva chiesto di partecipare all’udienza di sorveglianza, ma non aveva potuto farlo perché, pochi giorni prima, era stato sottoposto a un TSO e ricoverato nel reparto di psichiatria di un ospedale. Nonostante la difesa avesse rappresentato l’impossibilità del suo assistito a presenziare, anche in videocollegamento, e avesse chiesto un rinvio, il Tribunale aveva proceduto ugualmente, motivando la decisione con l’urgenza del caso.

La Questione del Legittimo Impedimento e la Partecipazione all’Udienza

Il cuore del ricorso si concentra sulla violazione delle norme procedurali. La difesa sostiene che la sottoposizione a TSO costituisce un legittimo impedimento assoluto, che avrebbe dovuto portare a un inevitabile rinvio dell’udienza per garantire il diritto del detenuto a essere sentito.

L’impossibilità di partecipare non era solo fisica, ma anche legata all’incapacità di una partecipazione vigile e attiva, data la diagnosi di ‘agitazione psicomotoria’ e ‘stato ideativo anticonservativo’ che aveva motivato il ricovero coatto. Procedere senza la sua presenza, secondo la difesa, ha significato violare un diritto fondamentale, rendendo nulla l’ordinanza di revoca.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, annulla l’ordinanza impugnata e rinvia il caso per un nuovo esame al Tribunale di Sorveglianza di Catania. La Corte ha ritenuto fondato il motivo procedurale, considerandolo ‘assorbente’ rispetto alle altre questioni sollevate nel merito.

Le Motivazioni

La Suprema Corte, accedendo direttamente agli atti processuali come consentito in caso di ‘error in procedendo’, ha verificato che il detenuto aveva effettivamente manifestato la volontà di presenziare e che il suo ricovero in TSO era documentato. Il principio di diritto applicato è chiaro: nel procedimento di sorveglianza, il legittimo impedimento del detenuto che ha chiesto di essere sentito personalmente è una causa di rinvio. La patologia che costituisce impedimento non è solo quella che impedisce fisicamente la presenza, ma anche quella che, come in questo caso, non consente ‘una partecipazione vigile ed attiva’. Il Tribunale di Sorveglianza avrebbe dovuto valutare adeguatamente l’impedimento, anziché ignorarlo in nome di una presunta urgenza. La decisione del Tribunale, fondata apoditticamente sulla natura urgentissima della decisione, è stata definita ‘distonica rispetto al thema decidendum’. In sostanza, il diritto alla partecipazione dell’imputato non può essere sacrificato sull’altare della celerità, quando sussiste un impedimento assoluto e documentato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: le garanzie procedurali, e in particolare il diritto a partecipare al proprio processo, sono inviolabili. Un impedimento di salute grave e certificato, che compromette la capacità di partecipare consapevolmente a un’udienza, deve sempre portare a un rinvio. La decisione della Cassazione serve da monito, sottolineando che la correttezza del procedimento è un presupposto imprescindibile per la legittimità di qualsiasi decisione finale, anche in contesti, come quello della sorveglianza, spesso caratterizzati da esigenze di urgenza.

Un TSO costituisce sempre un legittimo impedimento a partecipare a un’udienza?
Sì, secondo questa sentenza, qualora il detenuto abbia chiesto di essere presente, un TSO che gli impedisce di partecipare fisicamente o, comunque, in modo vigile e attivo, costituisce un legittimo impedimento che obbliga il giudice a rinviare l’udienza.

Il giudice può ignorare il legittimo impedimento se ritiene la decisione urgente?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto del detenuto a partecipare al procedimento, se ostacolato da un legittimo impedimento, prevale sulla presunta urgenza della decisione. Ignorare tale impedimento costituisce un vizio procedurale che invalida il provvedimento.

Cosa succede se un’udienza si svolge nonostante l’assenza giustificata del detenuto?
L’ordinanza o la sentenza emessa in tali circostanze è viziata e può essere annullata. Come avvenuto in questo caso, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale di Sorveglianza, disponendo che il giudizio venga ripetuto nel rispetto del diritto dell’interessato a partecipare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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