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Legittimo impedimento difensore: sentenza annullata

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per evasione emessa dalla Corte d’appello. La decisione si fonda su un vizio procedurale: la mancata valutazione di un’istanza di rinvio per legittimo impedimento del difensore, tempestivamente comunicata via PEC. Tale omissione ha determinato una nullità assoluta degli atti, rendendo necessario un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimo Impedimento del Difensore: la Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 25755/2025) ribadisce un principio fondamentale del diritto di difesa: l’omessa valutazione di un’istanza di rinvio per legittimo impedimento del difensore, anche se comunicata via PEC, comporta la nullità assoluta della sentenza. Questo caso evidenzia come il rispetto delle garanzie procedurali sia un pilastro imprescindibile del giusto processo, prevalendo anche sull’accertamento del merito.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Bari nei confronti di un imputato accusato di evasione dagli arresti domiciliari. Il Tribunale lo aveva assolto per assenza dell’elemento soggettivo del reato. Successivamente, la Corte di appello di Bari, riformando la prima decisione, aveva invece dichiarato l’imputato colpevole dello stesso reato.

Contro questa sentenza di condanna, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando due violazioni principali:
1. Una di carattere procedurale: la Corte d’appello non aveva tenuto conto di un’istanza di rinvio per un grave e documentato motivo di salute del difensore, inviata tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) il giorno prima dell’udienza.
2. Una di carattere sostanziale: l’errata configurazione del reato di evasione, sostenendo che si trattasse di una mera violazione delle prescrizioni.

Il Ricorso in Cassazione e l’Importanza del Legittimo Impedimento

Il fulcro della decisione della Suprema Corte non è stato il merito della colpevolezza dell’imputato, ma la questione procedurale sollevata. La difesa ha dimostrato che la richiesta di rinvio per legittimo impedimento era stata ritualmente presentata, corredata da documentazione medica seria e inviata con uno strumento, la PEC, che garantisce la certezza della provenienza e della ricezione.

La Corte di Cassazione ha accesso agli atti processuali e ha potuto verificare che, effettivamente, la cancelleria della Corte di appello aveva ricevuto la comunicazione. Il problema, quindi, risiedeva nella mancata valutazione di tale istanza da parte del collegio giudicante.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata. Le motivazioni si basano su principi consolidati della procedura penale.

Innanzitutto, viene confermata la piena validità della PEC come strumento per comunicare l’impedimento a comparire del difensore, ai sensi dell’art. 420-ter del codice di procedura penale. La giurisprudenza e le recenti normative (come il D.L. 137/2020) hanno ormai sdoganato l’uso di questo strumento, in quanto offre garanzie di identificazione del mittente e di attestazione del deposito.

Il punto cruciale della decisione è la conseguenza dell’omessa valutazione dell’istanza. Quando un difensore presenta una richiesta di rinvio per un legittimo impedimento documentato, il giudice ha il dovere di valutarla. Ignorare tale istanza equivale a privare l’imputato della sua assistenza tecnica. Questa violazione del diritto di difesa integra una nullità di ordine generale e assoluta. Di conseguenza, tutti gli atti compiuti successivamente, compresa la deliberazione e la pronuncia della sentenza, sono radicalmente nulli.

Per questo motivo, la Corte ha annullato la sentenza senza nemmeno entrare nel merito del secondo motivo di ricorso relativo alla configurabilità del reato di evasione. Il vizio procedurale era talmente grave da assorbire ogni altra questione.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza il valore del diritto di difesa nel processo penale. Stabilisce che una richiesta di rinvio per legittimo impedimento del difensore, se tempestiva, documentata e correttamente inviata (anche via PEC), non può essere ignorata. L’omessa valutazione da parte del giudice determina un vulnus insanabile che travolge l’intero procedimento, portando all’annullamento della sentenza. Questa pronuncia serve da monito per gli uffici giudiziari sull’importanza di gestire con attenzione le comunicazioni telematiche e di garantire sempre il contraddittorio e il pieno esercizio del diritto di difesa.

È valida la comunicazione di un legittimo impedimento del difensore tramite PEC?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la PEC è uno strumento idoneo a comunicare l’impedimento a comparire, in quanto consente di avere certezza sull’identità del mittente e sull’avvenuto invio della comunicazione.

Cosa succede se il giudice ignora l’istanza di rinvio per legittimo impedimento del difensore?
L’omessa valutazione di un’istanza di rinvio, ritualmente presentata, determina un difetto di assistenza dell’imputato. Questa violazione comporta una nullità assoluta degli atti successivi, inclusa la sentenza, che deve quindi essere annullata.

La Corte di Cassazione si è espressa sulla colpevolezza dell’imputato per il reato di evasione?
No, la Corte non ha esaminato il merito della questione. Ha annullato la sentenza esclusivamente per il vizio procedurale legato al mancato esame dell’istanza di rinvio, rinviando il caso alla Corte di appello per un nuovo giudizio che dovrà partire dal corretto rispetto delle norme procedurali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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