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Legittimo impedimento: annullata sentenza per imputato

La Cassazione annulla una sentenza di condanna perché l’imputato, dichiarato assente, era in realtà soggetto a obbligo di dimora in un altro comune. Questo costituisce un legittimo impedimento che il giudice doveva riconoscere d’ufficio, autorizzando la trasferta o rinviando l’udienza. La celebrazione del processo in sua assenza ha causato la nullità.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimo impedimento: annullata sentenza per l’imputato con obbligo di dimora

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29962/2024, ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: la sussistenza di un legittimo impedimento a comparire in udienza, come l’obbligo di dimora in un altro comune, non può essere ignorata dal giudice. Questo caso evidenzia come la tutela del diritto di partecipazione dell’imputato al processo prevalga su formalismi procedurali, imponendo al giudice un ruolo attivo nel garantire tale diritto.

I fatti del processo: L’assenza forzata dell’imputato

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato contro la sentenza della Corte di Appello che aveva confermato la sua condanna. Durante il processo di appello, l’imputato era stato dichiarato assente. Tuttavia, egli non si era presentato in aula per un motivo ben preciso: era sottoposto, nello stesso procedimento, alla misura cautelare dell’obbligo di dimora in un comune diverso da quello in cui si teneva l’udienza, e non aveva ricevuto l’autorizzazione a spostarsi.

La difesa ha quindi presentato ricorso per cassazione, sostenendo la violazione delle norme procedurali. Il motivo principale della doglianza era che la condizione dell’imputato integrava un legittimo impedimento a comparire, che la Corte di Appello avrebbe dovuto riconoscere d’ufficio, senza bisogno di una specifica richiesta da parte dell’interessato.

L’obbligo di dimora come legittimo impedimento e il dovere del giudice

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondata la censura della difesa. Gli Ermellini hanno chiarito che la sottoposizione a una misura cautelare che limita la libertà di movimento, come l’obbligo di dimora in un comune diverso da quello della sede giudiziaria, costituisce di per sé un legittimo impedimento.

Il giudice procedente, essendo a conoscenza della misura (in quanto disposta nello stesso procedimento), ha l’obbligo di agire d’ufficio. Ciò significa che deve, senza attendere un’istanza dell’imputato, compiere una delle seguenti azioni:

1. Autorizzare l’imputato ad allontanarsi temporaneamente dal comune di dimora per partecipare all’udienza.
2. In alternativa, rinviare l’udienza a una data successiva.

La Corte di Appello, invece, aveva erroneamente dichiarato l’imputato “assente”, trattando la sua mancata comparizione come una scelta volontaria e non come la conseguenza di un impedimento legale. Questa decisione ha comportato la nullità sia dell’udienza sia della sentenza emessa.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha basato la sua decisione su un orientamento ormai consolidato, richiamando anche una pronuncia delle Sezioni Unite. Il principio chiave è che l’assenza può essere considerata una libera rinuncia al diritto di partecipare al processo solo quando non vi sia alcun impedimento noto al giudice.

Quando, invece, il giudice è a conoscenza di una limitazione della libertà personale dell’imputato (come l’obbligo di dimora o gli arresti domiciliari), non può presumere una rinuncia. Al contrario, ha il dovere di attivarsi per assicurare la partecipazione dell’imputato “non rinunciante”.

Nel caso specifico, erano presenti tutte le condizioni per riconoscere l’impedimento:

a) La misura era oggettivamente limitativa della libertà personale.
b) Il giudice era a conoscenza dell’impedimento, trattandosi di una misura cautelare dello stesso procedimento.
c) Non vi era alcuna prova che l’imputato avesse rinunciato a comparire.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza la centralità del diritto dell’imputato a partecipare attivamente al proprio processo. Stabilisce chiaramente che il giudice non può rimanere passivo di fronte a un legittimo impedimento di cui è a conoscenza. La celebrazione di un’udienza in assenza di un imputato legittimamente impedito determina una nullità insanabile. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti a un’altra sezione della Corte di Appello per la celebrazione di un nuovo giudizio, questa volta nel rispetto del diritto di partecipazione dell’imputato.

L’obbligo di dimora costituisce un legittimo impedimento a comparire in udienza?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la sottoposizione dell’imputato alla misura cautelare dell’obbligo di dimora in un comune diverso da quello dove si svolge l’udienza costituisce un legittimo impedimento a comparire.

L’imputato deve chiedere un’autorizzazione per recarsi in udienza se è sottoposto all’obbligo di dimora?
No, la sentenza chiarisce che il giudice procedente, essendo a conoscenza della misura, è tenuto ad agire di propria iniziativa (d’ufficio), senza necessità di una preventiva richiesta dell’imputato, per autorizzarlo a spostarsi o per rinviare il processo.

Cosa succede se il processo si svolge lo stesso nonostante il legittimo impedimento dell’imputato?
La celebrazione del processo in assenza dell’imputato, nonostante l’esistenza di un legittimo impedimento, comporta la nullità sia dell’udienza sia della sentenza che la conclude. La decisione deve essere annullata con restituzione degli atti per un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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