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Legittimazione ricorso sequestro: chi può impugnare?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi presentati da tre soggetti avverso un decreto di sequestro preventivo di un autocarro e del suo carico. La decisione si fonda sulla carenza di legittimazione al ricorso sequestro, poiché i ricorrenti non hanno dimostrato di avere un interesse giuridicamente tutelato: la rappresentante della società utilizzatrice non ha provato la buona fede della società di leasing proprietaria, mentre i conducenti non vantavano alcun diritto reale o personale sui beni.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione Ricorso Sequestro: Chi Può Impugnarlo Davvero?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale in materia di sequestro preventivo: non tutti coloro che sono coinvolti in un procedimento possono impugnare il provvedimento. La Corte ha stabilito che la legittimazione al ricorso sequestro è riservata solo a chi può dimostrare un interesse giuridicamente protetto, escludendo chi vanta un mero interesse di fatto. Questo caso, riguardante il sequestro di un autocarro e del suo carico, offre spunti fondamentali per le società di leasing e per chi utilizza beni di terzi.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Udine emetteva un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un autocarro, un rimorchio e 28 cisterne contenenti un ingente quantitativo di liquido. Il sequestro era legato a un’ipotesi di reato prevista dal Testo Unico sulle Accise. Tre soggetti, la rappresentante legale della società che utilizzava il mezzo, l’autista e un accompagnatore, presentavano istanza di riesame, che veniva rigettata dal Tribunale della libertà. Successivamente, gli stessi soggetti proponevano ricorso congiunto per Cassazione, lamentando violazione di legge e vizio di motivazione.

La Decisione della Cassazione: Ricorsi Inammissibili

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione non entra nel merito della legittimità del sequestro, ma si ferma a un gradino prima, analizzando un presupposto fondamentale: la legittimazione al ricorso sequestro da parte dei tre indagati.

Le Motivazioni: la Carenza di Legittimazione ad Agire

La Corte Suprema ha distinto nettamente le posizioni dei ricorrenti, spiegando perché nessuno di loro avesse il diritto di impugnare il provvedimento. Questa analisi è il cuore della sentenza e offre importanti chiarimenti procedurali.

La Posizione della Rappresentante Legale della Società Utilizzatrice

La giurisprudenza riconosce che il proprietario di un bene concesso in leasing a terzi, e successivamente sequestrato, ha la legittimazione a chiederne la restituzione. Tuttavia, questa facoltà è subordinata a una condizione essenziale: dimostrare di essere in buona fede ed estraneo al reato. Nel caso di specie, la ricorrente, pur agendo per conto della società utilizzatrice del mezzo, non ha fornito alcuna prova o argomentazione riguardo alla buona fede e all’estraneità ai fatti della società di leasing, vera proprietaria del veicolo. La sua doglianza è stata quindi ritenuta generica e, di conseguenza, inammissibile. Inoltre, la Corte ha sottolineato che il difensore era privo di una procura speciale rilasciata dalla società di leasing, ulteriore motivo di carenza di legittimazione.

La Posizione dei Conducenti del Mezzo

Per quanto riguarda l’autista e l’accompagnatore, la Corte è stata ancora più netta. Essi sono stati considerati totalmente privi di legittimazione e di interesse ad agire. La loro posizione, infatti, era di mera detenzione materiale del bene per ragioni di servizio. Non vantando alcun diritto reale (come la proprietà) o personale di godimento (come un contratto di locazione a loro nome) sul veicolo, il loro interesse alla restituzione è stato qualificato come un semplice interesse di fatto, non sufficiente a fondare una legittimazione al ricorso sequestro.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per contestare un sequestro preventivo, non basta essere coinvolti nel procedimento penale, ma è necessario essere titolari di una posizione giuridica qualificata sul bene. Il proprietario-locatore (es. società di leasing) può agire, ma deve attivamente dimostrare la propria buona fede ed estraneità al reato. Chi invece ha una mera disponibilità materiale del bene, come un dipendente o un conducente, non ha titolo per impugnare il provvedimento. La decisione sottolinea l’importanza di definire chiaramente i ruoli e di fornire prove adeguate fin dalle prime fasi dell’impugnazione, per evitare una declaratoria di inammissibilità che preclude ogni discussione sul merito della questione.

Chi è legittimato a presentare ricorso contro il sequestro preventivo di un bene in leasing?
Secondo la sentenza, il proprietario del bene (la società di leasing) è legittimato a proporre istanza di riesame e a chiederne la restituzione, ma solo a condizione che dimostri di essere in buona fede e totalmente estraneo al reato per cui si procede.

Perché il ricorso della rappresentante legale della società che utilizzava il camion è stato respinto?
Il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non ha fornito alcuna prova o deduzione riguardo alla condizione di buona fede ed estraneità al reato della società di leasing, proprietaria del mezzo. La sua impugnazione è stata ritenuta generica e priva di un presupposto essenziale.

L’autista di un veicolo sequestrato può impugnare il provvedimento di sequestro?
No. La Corte ha stabilito che l’autista e l’accompagnatore sono totalmente privi di legittimazione ad agire, in quanto non vantano alcun diritto reale o personale di godimento sul bene. La loro è una mera detenzione materiale che non conferisce il diritto di impugnare il sequestro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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