LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Legittimazione impugnazione: chi può opporsi al sequestro

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato, socio unico e legale rappresentante di una società, avverso un sequestro preventivo sul conto corrente della stessa. La sentenza ribadisce che la legittimazione all’impugnazione spetta unicamente al titolare del bene (la società), non al socio in proprio, il quale non vanta un interesse giuridicamente tutelato alla restituzione. L’appello deve essere proposto formalmente in nome e per conto dell’ente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione impugnazione: chi può opporsi al sequestro

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18419/2024) offre un importante chiarimento sulla legittimazione impugnazione nel contesto delle misure cautelari reali. Il caso riguarda il sequestro preventivo di beni appartenenti a una società e il tentativo del suo legale rappresentante e socio unico di contestare il provvedimento a titolo personale. La decisione sottolinea la netta distinzione tra la figura del socio e la persona giuridica della società, un principio fondamentale del diritto societario con precise conseguenze processuali.

I Fatti del Caso

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova emetteva un decreto di sequestro preventivo su un conto corrente bancario intestato a una società a responsabilità limitata. L’indagato, legale rappresentante e socio unico della società, presentava un’istanza di riesame contro tale provvedimento.

Tuttavia, l’istanza veniva proposta dall’indagato in proprio, e non specificando di agire in qualità di rappresentante legale dell’ente. Il Tribunale del riesame dichiarava l’istanza inammissibile per carenza di legittimazione, ritenendo che il soggetto non fosse titolato a impugnare un provvedimento che colpiva un bene di proprietà di un soggetto giuridico distinto, ovvero la società.

L’indagato ricorreva quindi in Cassazione, sostenendo di aver chiarito, in successivi motivi aggiunti, di agire anche in nome della società e che, in ogni caso, come socio unico, vantava un interesse diretto e coincidente con quello dell’ente.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Legittimazione all’Impugnazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile e confermando la decisione del Tribunale del riesame. La motivazione si articola su due profili principali, entrambi cruciali per comprendere i limiti della legittimazione impugnazione.

L’Irrilevanza dei Motivi Aggiunti per Modificare il Soggetto Ricorrente

In primo luogo, la Corte ha chiarito che i motivi aggiunti, sebbene possano introdurre nuove argomentazioni e profili di doglianza, non possono sanare un difetto originario relativo all’identità del soggetto che propone l’impugnazione. L’oggetto del novum (la novità introdotta) è la causa petendi (le ragioni della domanda), non il soggetto legittimato. Poiché l’istanza iniziale era stata presentata dall’indagato a titolo personale, l’inammissibilità originaria travolge inevitabilmente anche i motivi aggiunti, rendendoli inefficaci.

Legittimazione all’Impugnazione: La Distinzione tra Socio e Società

Il secondo e più sostanziale profilo riguarda la titolarità del diritto a impugnare. La giurisprudenza consolidata afferma che l’indagato non proprietario del bene sequestrato può chiedere il riesame solo se vanta un interesse concreto e attuale alla restituzione. Questo interesse deve corrispondere a una posizione giuridica tutelata, come un diritto soggettivo assoluto o un rapporto di fatto qualificato (es. il possesso).

Nel caso di specie, il titolare del conto corrente è la società, un soggetto giuridico autonomo e distinto dai suoi soci, anche in caso di socio unico. Il diritto alla restituzione del denaro appartiene esclusivamente alla società. L’interesse del socio alla liberazione del conto, pur essendo economicamente rilevante, è solo indiretto e non costituisce una posizione giuridica che lo legittimi a impugnare in proprio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito il principio della personalità giuridica, secondo cui una società di capitali è un centro di imputazione di diritti e obblighi distinto dalle persone fisiche che ne detengono le quote. Il patrimonio della società appartiene alla società stessa, non ai soci. Di conseguenza, solo la società, in quanto titolare del diritto di proprietà sul bene sequestrato, ha la legittimazione a chiederne la restituzione e, quindi, a impugnare il provvedimento di sequestro.

L’indagato avrebbe dovuto agire diversamente: in qualità di legale rappresentante della società, avrebbe dovuto conferire una procura speciale a un difensore per proporre l’impugnazione in nome e per conto della società. Agendo in proprio, ha manifestato una carenza di legittimazione insanabile. La Corte ha inoltre specificato che non vi è contrasto con quelle sentenze che riconoscono la legittimazione all’indagato non titolare formale del bene, poiché quei casi riguardavano fattispecie particolari (come l’intestazione fittizia), in cui il presupposto stesso del sequestro era il potere di disposizione di fatto dell’indagato sui beni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza rappresenta un monito fondamentale sull’importanza del rigore formale nelle procedure di impugnazione. Chi intende contestare un sequestro su beni societari deve agire nella corretta veste giuridica. Il legale rappresentante non può agire a titolo personale, ma deve spendere formalmente il nome della società, conferendo una procura speciale al difensore. Confondere il proprio interesse economico di socio con la posizione giuridica della società porta a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente spreco di tempo e risorse e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Chi ha la legittimazione ad impugnare il sequestro preventivo di un bene appartenente a una società?
La legittimazione a impugnare spetta unicamente alla società, in quanto titolare del bene sequestrato. L’impugnazione deve essere proposta dal legale rappresentante in nome e per conto della società, tramite un difensore munito di procura speciale.

È possibile sanare un difetto di legittimazione del ricorrente attraverso la presentazione di motivi aggiunti?
No. Secondo la Corte, i motivi aggiunti possono introdurre nuove argomentazioni a sostegno del ricorso, ma non possono modificare il soggetto che ha originariamente proposto l’impugnazione. Se l’istanza iniziale è inammissibile per difetto di legittimazione, anche i motivi aggiunti subiscono la stessa sorte.

Il socio unico di una S.r.l. ha un interesse giuridicamente tutelato a impugnare in proprio il sequestro di un conto corrente della società?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’interesse del socio, anche se unico, è meramente economico e indiretto. Non costituisce una posizione giuridica soggettiva (come un diritto di proprietà o possesso) che fondi la legittimazione a impugnare in proprio. Il diritto alla restituzione del bene spetta esclusivamente alla società come entità giuridica autonoma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati