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Legittimazione attiva socio: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un socio di minoranza contro un provvedimento di sequestro dei beni aziendali. La decisione si fonda sul difetto di legittimazione attiva del socio, il quale non può agire in surrogazione della società o del suo amministratore giudiziario, non essendo il diretto destinatario del provvedimento di dissequestro.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione Attiva Socio: Chi Può Impugnare un Sequestro Aziendale?

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per la tutela degli interessi societari: la legittimazione attiva del socio a impugnare provvedimenti cautelari, come il sequestro, che colpiscono il patrimonio dell’azienda. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha stabilito che il singolo socio, anche se titolare di una quota significativa, non ha il diritto di agire in giudizio per conto della società.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla decisione del Tribunale del riesame di dichiarare inammissibile l’appello di un socio, detentore del 49% delle azioni di una S.p.A. L’appello era diretto contro il rigetto di un’istanza di dissequestro di metalli preziosi e somme di denaro appartenenti alla società. Il socio sosteneva di avere un interesse diretto, poiché il sequestro impediva alla società di operare, rischiandone la dissoluzione e compromettendo il valore della sua partecipazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale, dichiarando a sua volta inammissibile il ricorso del socio. Il fulcro della decisione risiede nella mancanza di due requisiti fondamentali: la legittimazione attiva e l’interesse ad agire. Il socio non è il soggetto a cui la legge conferisce il potere di impugnare in nome e per conto della società.

Le Motivazioni della Cassazione sul Difetto di Legittimazione Attiva del Socio

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su principi cardine della procedura penale e del diritto societario.

In primo luogo, non è prevista nell’ordinamento la possibilità di impugnare in “surrogazione” dell’avente diritto. Il titolare del diritto a richiedere il dissequestro è la società, rappresentata dai suoi organi legali o, nel caso specifico, dall’amministratore giudiziario. Il socio non può sostituirsi a tali figure, neanche se lo scopo è quello di tutelare la “sopravvivenza” dell’ente.

In secondo luogo, il ricorrente non agiva né come legale rappresentante della società né per conto dell’amministratore giudiziario. La richiesta di restituzione dei beni era stata formulata a favore dell’amministratore giudiziario stesso. Di conseguenza, il socio non era il soggetto in favore del quale poteva essere disposto il dissequestro, venendo meno così anche il suo interesse diretto e concreto ad agire.

La Corte ha inoltre precisato che esistono strumenti alternativi a disposizione del socio per tutelare i propri interessi. Egli può sollecitare gli organi sociali a intraprendere le azioni legali necessarie o, in alternativa, può presentare un’opposizione al giudice dell’esecuzione, contestando le modalità di attuazione della misura cautelare e l’operato dell’amministratore giudiziario.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la distinzione tra la personalità giuridica della società e quella dei suoi soci. L’interesse del socio alla prosperità dell’azienda e alla salvaguardia del proprio investimento è un interesse economico riflesso, che non si traduce automaticamente in una legittimazione attiva socio a esercitare azioni che spettano agli organi sociali. Per i soci che ritengono che gli amministratori (giudiziari o ordinari) non stiano agendo correttamente a tutela del patrimonio sociale, la via da percorrere non è l’azione diretta e sostitutiva, ma quella interna agli strumenti offerti dal diritto societario e processuale, come la sollecitazione degli organi competenti o l’opposizione in fase esecutiva.

Un socio può impugnare direttamente un provvedimento di sequestro contro i beni della sua società?
No, secondo questa sentenza, il singolo socio non possiede la legittimazione attiva per farlo. Tale diritto spetta alla società, attraverso i suoi legali rappresentanti o l’amministratore giudiziario.

Perché il ricorso del socio è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché il socio non è il soggetto titolare del diritto a richiedere il dissequestro, né colui a favore del quale il dissequestro potrebbe essere ordinato. Non può agire in “surrogazione”, ovvero al posto degli organi sociali competenti.

Quali sono le alternative per un socio che vuole proteggere la società da un sequestro ritenuto dannoso?
La Corte indica che il socio può sollecitare formalmente gli organi sociali (come l’amministratore) ad agire, oppure può presentare un’opposizione direttamente al giudice dell’esecuzione per contestare le modalità con cui il sequestro viene gestito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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