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Legittimazione ad appellare parte civile: la Cassazione

Una parte civile ha impugnato una sentenza di assoluzione emessa da un Giudice di Pace. Il Tribunale ha dichiarato l’appello inammissibile, ma la Corte di Cassazione ha annullato tale decisione. La Suprema Corte ha stabilito che la legittimazione ad appellare della parte civile deve essere valutata secondo la legge in vigore al momento della pronuncia della sentenza impugnata, non in base a norme successive. Viene quindi riaffermato il principio del ‘tempus regit actum’ in materia di impugnazioni, confermando il diritto della parte civile di appellare ai soli fini civili.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione ad Appellare della Parte Civile: La Cassazione e il Principio del Tempus Regit Actum

Una recente sentenza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale in materia di impugnazioni, chiarendo la legittimazione ad appellare della parte civile a seguito di una sentenza di assoluzione, soprattutto quando interviene una modifica legislativa. Il caso analizzato offre spunti cruciali sul principio del tempus regit actum, ovvero ‘il tempo regola l’atto’, e sulla sua applicazione nel processo penale.

Il Caso in Esame: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di assoluzione per ‘insufficienza di prove’ emessa dal Giudice di Pace di Lugo nei confronti di un imputato per il reato di minaccia. La parte civile, ovvero la persona offesa dal reato, proponeva appello avverso tale decisione al fine di ottenere il riconoscimento della responsabilità civile dell’imputato e il conseguente risarcimento del danno.

Il Tribunale di Ravenna, quale giudice dell’appello, dichiarava però l’impugnazione inammissibile. La motivazione si basava su una normativa processuale che, secondo il Tribunale, escludeva tale possibilità. La parte civile, ritenendo errata tale interpretazione, presentava ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte e la Legittimazione ad Appellare della Parte Civile

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della parte civile, annullando la decisione del Tribunale. Il nodo centrale della questione era individuare la norma corretta da applicare. La sentenza di primo grado era stata pronunciata nel dicembre 2021, mentre nel frattempo era intervenuta una riforma legislativa (il d.lgs. n. 150 del 2022, nota come Riforma Cartabia) che aveva modificato le regole sulle impugnazioni.

Il Principio del ‘Tempus Regit Actum’ nelle Impugnazioni

La Suprema Corte ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: in materia di impugnazioni, il regime giuridico applicabile è quello in vigore al momento dell’emissione del provvedimento che si intende contestare, e non quello vigente al momento della proposizione dell’appello. Questo principio, noto come tempus regit actum, garantisce la certezza del diritto e tutela l’affidamento delle parti sulle regole processuali esistenti al momento della decisione.

Poiché la sentenza del Giudice di Pace era stata emessa prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, le nuove norme non potevano trovare applicazione nel caso di specie.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione spiegando che, secondo la disciplina vigente al momento della pronuncia della sentenza di primo grado, la parte civile aveva pieno diritto di appellare. L’articolo 576 del codice di procedura penale, infatti, riconosce alla parte civile la facoltà di impugnare, ai soli effetti della responsabilità civile, le sentenze di proscioglimento. Questa facoltà, secondo una giurisprudenza consolidata anche delle Sezioni Unite, si estende anche ai procedimenti davanti al Giudice di Pace.

Il Tribunale di Ravenna aveva quindi errato nel fare riferimento a una normativa successiva e non applicabile al caso concreto, negando ingiustamente alla parte civile il suo diritto a un secondo grado di giudizio per far valere le proprie pretese risarcitorie.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione è di notevole importanza pratica. Essa consolida la tutela della parte civile nel processo penale, assicurando che i suoi diritti processuali non vengano erosi da modifiche legislative successive alla sentenza di primo grado. La decisione riafferma la centralità del principio tempus regit actum come baluardo di stabilità e prevedibilità delle regole processuali. In conclusione, il diritto di impugnare una sentenza si ‘cristallizza’ al momento della sua emissione, garantendo così alle parti processuali di conoscere con certezza i mezzi di tutela a loro disposizione.

Quale legge si applica per decidere se un appello è ammissibile quando le norme cambiano nel tempo?
Si applica la legge in vigore al momento in cui è stata emessa la sentenza che si intende impugnare, non quella in vigore quando si presenta l’appello. Questo in base al principio ‘tempus regit actum’.

La parte civile può appellare una sentenza di assoluzione emessa dal Giudice di Pace?
Sì. Secondo la normativa applicabile al caso di specie e la giurisprudenza consolidata, la parte civile ha la legittimazione ad appellare le sentenze di proscioglimento, anche quelle del Giudice di Pace, al fine di far valere la responsabilità dell’imputato ai soli effetti civili (cioè per il risarcimento del danno).

Perché il Tribunale aveva inizialmente dichiarato l’appello inammissibile?
Il Tribunale aveva erroneamente applicato una nuova normativa (derivante dalla cosiddetta Riforma Cartabia) che non era ancora in vigore al momento della pronuncia della sentenza di primo grado, violando così il principio ‘tempus regit actum’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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