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Legittimazione a impugnare: il sequestro e l’indagato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6046/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un sequestro preventivo di beni appartenenti a una società di cui era legale rappresentante. La Corte ha chiarito che la legittimazione a impugnare spetta a chi ha un interesse concreto alla restituzione del bene. L’indagato aveva agito in proprio e non in qualità di rappresentante della società, risultando così privo della necessaria legittimazione.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittimazione a Impugnare il Sequestro: Chi Può Ricorrere?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 6046 del 2025, offre un importante chiarimento su un aspetto cruciale della procedura penale: la legittimazione a impugnare. In particolare, la Corte si è pronunciata sul caso di un legale rappresentante di una società che aveva impugnato, in proprio, un sequestro preventivo disposto su beni aziendali. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra l’agire in nome proprio e l’agire in qualità di rappresentante di un ente giuridico, con conseguenze dirette sull’ammissibilità del ricorso.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Napoli aveva disposto un sequestro preventivo su una serie di beni di proprietà e nella disponibilità di una società a responsabilità limitata. L’amministratore di tale società, indagato per presunte distrazioni di beni ai danni della stessa (poi dichiarata fallita), presentava un’istanza di riesame contro il provvedimento di sequestro.

Tuttavia, l’istanza veniva proposta dall’indagato in nome proprio e non in qualità di legale rappresentante della società titolare dei beni. Il Tribunale del riesame dichiarava l’istanza inammissibile proprio per questo motivo: difetto di legittimazione. L’indagato, non soddisfatto della decisione, ricorreva per Cassazione, sollevando due motivi principali: un’errata valutazione della sua legittimazione e la mancanza di motivazione da parte del Tribunale sulla sussistenza degli indizi di colpevolezza.

La Questione Giuridica: La Legittimazione a Impugnare dell’Indagato

Il cuore della questione giuridica verte sulla corretta interpretazione della legittimazione a impugnare un sequestro preventivo. La legge consente anche all’indagato non proprietario del bene sequestrato di presentare un’istanza di riesame, ma a una condizione precisa: deve vantare un interesse concreto e attuale alla restituzione del bene. Questo interesse non può essere generico, ma deve derivare da una situazione giuridica specifica che lo lega al bene.

Nel caso di specie, i beni appartenevano alla società. L’interesse alla loro restituzione, in seguito a un eventuale annullamento del sequestro, era quindi della società stessa. L’indagato, agendo in proprio, non ha dimostrato un interesse personale e diretto, distinto da quello della società che rappresentava.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: l’indagato non titolare del bene sequestrato è legittimato a chiedere il riesame solo se dimostra un interesse concreto alla restituzione, che si configura come effetto diretto del dissequestro.

Il ricorrente ha agito in proprio, conferendo mandato al difensore a titolo personale. Per agire nell’interesse della società, sarebbe stato necessario non solo specificarlo, ma anche conferire al difensore una procura speciale per rappresentare la persona giuridica. La Corte ha sottolineato che, pur essendo l’indagato ‘astratattamente’ legittimato a impugnare, nel caso specifico non lo era ‘in concreto’, poiché aveva scelto la via del ricorso personale anziché agire nella sua qualità di rappresentante legale dell’ente.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che il Tribunale aveva correttamente dichiarato inammissibile l’istanza di riesame. Questa inammissibilità originaria giustifica anche l’omessa valutazione nel merito delle altre censure, come quelle relative alla sussistenza degli indizi di colpevolezza.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame è un monito fondamentale per la pratica legale. Evidenzia l’importanza cruciale di individuare correttamente il soggetto che ha la legittimazione a impugnare un provvedimento cautelare reale. Quando un sequestro colpisce beni di una società, l’impugnazione deve essere proposta nell’interesse della società stessa, dal suo legale rappresentante in tale veste. Agire a titolo personale, senza dimostrare un interesse diretto e concreto alla restituzione del bene, porta a una declaratoria di inammissibilità che preclude l’esame nel merito delle ragioni contro il sequestro. Per gli operatori del diritto, è essenziale formalizzare correttamente l’incarico difensivo, specificando se si agisce per la persona fisica o per l’ente, al fine di evitare errori procedurali fatali.

Un indagato può impugnare un sequestro su beni che non gli appartengono?
Sì, la legge lo consente, ma solo a condizione che l’indagato possa dimostrare di avere un interesse concreto e attuale alla restituzione dei beni, che rappresenta l’effetto diretto di un eventuale annullamento del sequestro.

Quale errore ha commesso il ricorrente in questo caso specifico?
L’errore è stato quello di presentare l’istanza di riesame e il successivo ricorso in proprio, cioè a titolo personale, anziché agire nella sua qualità di legale rappresentante della società, che era la legittima proprietaria dei beni sequestrati e quindi la titolare del diritto alla loro restituzione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’indagato, agendo in nome proprio, non aveva la necessaria legittimazione a impugnare. L’interesse alla restituzione dei beni apparteneva alla società e non a lui come persona fisica. Di conseguenza, mancava il presupposto processuale fondamentale per poter contestare il provvedimento di sequestro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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