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Legittima difesa putativa: i limiti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24390 del 2025, interviene sulla legittima difesa putativa. Il caso riguarda un imputato condannato per omicidio volontario per aver reagito a una minaccia percepita ma inesistente. La Corte ha stabilito che l’errore sulla situazione di pericolo deve essere ragionevole e la reazione proporzionata, annullando con rinvio la sentenza d’appello per una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Legittima difesa putativa: quando l’errore sul pericolo esclude la punibilità?

La legittima difesa putativa rappresenta una delle figure più complesse del diritto penale, situata al confine tra la reazione lecita e il reato. Con la recente sentenza n. 24390 del 2025, la prima sezione penale della Corte di Cassazione è tornata a delineare i confini di questa scriminante, chiarendo i criteri per valutare la scusabilità dell’errore sulla percezione del pericolo. La decisione offre spunti fondamentali per comprendere quando una reazione, benché basata su una minaccia inesistente, possa essere considerata giustificata.

I fatti del caso

La vicenda processuale trae origine da un tragico evento accaduto durante un’accesa discussione tra due individui. L’imputato, a seguito di un alterco verbale, percepiva un gesto della vittima come il tentativo di estrarre un’arma da una tasca. In preda al panico e convinto di un imminente pericolo per la propria vita, reagiva colpendo mortalmente l’altro soggetto. Successivamente, emergeva che la vittima non era armata e che il suo gesto era stato frainteso.

Il percorso giudiziario e il ricorso in Cassazione

Nei primi due gradi di giudizio, l’imputato veniva condannato per omicidio volontario. Le corti di merito avevano escluso la sussistenza della legittima difesa, sia reale che putativa, ritenendo la reazione dell’imputato sproporzionata e l’errore sulla percezione del pericolo non scusabile, frutto di un’errata e precipitosa valutazione della situazione. La difesa proponeva quindi ricorso per Cassazione, sostenendo un’errata applicazione degli articoli 52 e 59 del codice penale e chiedendo il riconoscimento della legittima difesa putativa.

L’analisi della Corte sulla legittima difesa putativa

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ribadito i due pilastri su cui si fonda la valutazione della scriminante putativa.

L’errore sulla situazione di pericolo

Il primo elemento chiave è la natura dell’errore. Per poter invocare la legittima difesa putativa, non è sufficiente una mera sensazione soggettiva di pericolo. È necessario che l’errore sia ragionevole, ovvero basato su circostanze concrete e oggettive che, sebbene fraintese, avrebbero indotto qualsiasi persona ragionevole, posta nelle stesse condizioni, a credere di trovarsi di fronte a un’aggressione ingiusta. La Corte ha sottolineato che il giudice di merito deve compiere una valutazione ex ante, calandosi nella situazione specifica vissuta dall’agente in quel preciso momento.

Il principio di proporzionalità

Il secondo pilastro è la proporzionalità della reazione. Anche in un contesto di legittima difesa putativa, la reazione difensiva deve essere proporzionata all’offesa percepita. Se la minaccia, pur erroneamente ritenuta reale, era di lieve entità, una reazione violenta e letale non può essere giustificata. La proporzione va valutata tra il bene minacciato (la vita, in questo caso) e il bene leso dalla reazione.

Le motivazioni della decisione

Nelle motivazioni, la Cassazione ha censurato la sentenza d’appello per non aver adeguatamente approfondito l’analisi delle circostanze oggettive che avevano indotto l’imputato all’errore. Secondo la Corte, i giudici di merito si erano limitati a una valutazione ex post, basata sulla constatazione che la vittima era disarmata, senza però esaminare a fondo la dinamica dell’alterco e la plausibilità della percezione soggettiva dell’imputato. Mancava, in sostanza, quel giudizio sulla ragionevolezza dell’errore che è indispensabile per escludere o affermare la scriminante putativa.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha riaffermato che la legittima difesa putativa non può essere esclusa a priori solo perché il pericolo si è rivelato inesistente. Il cuore della valutazione risiede nella scusabilità dell’errore e nella proporzionalità della reazione. La sentenza impone ai giudici di merito un’indagine più rigorosa e contestualizzata, che tenga conto di tutti gli elementi fattuali capaci di generare in una persona comune la convinzione di un pericolo imminente. La decisione, pertanto, non assolve l’imputato, ma impone un nuovo processo d’appello che dovrà riesaminare i fatti alla luce di questi principi.

Quando è scusabile l’errore nella legittima difesa putativa?
L’errore è scusabile quando si basa su circostanze oggettive e concrete che, valutate dal punto di vista di una persona ragionevole posta nelle medesime condizioni, avrebbero potuto generare la convinzione di trovarsi di fronte a un’ingiusta aggressione, anche se questa si è poi rivelata inesistente.

Cosa significa che la reazione deve essere proporzionata al pericolo percepito?
Significa che il mezzo usato per difendersi e il danno inflitto all’aggressore presunto non devono essere eccessivi rispetto all’entità della minaccia che si credeva di dover affrontare. Ad esempio, una reazione letale non è proporzionata a un pericolo percepito per un bene di modesto valore.

Qual è la differenza tra legittima difesa putativa ed eccesso colposo?
Nella legittima difesa putativa, la situazione di pericolo è interamente immaginata per un errore scusabile. Nell’eccesso colposo, la situazione di pericolo esiste realmente e giustificherebbe una reazione, ma l’agente, per errore o imprudenza, supera i limiti della proporzionalità nella sua difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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