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Legge processuale: vale la data di emissione dell’atto

Un condannato ha impugnato un ordine di esecuzione perché privo dell’avviso sulla giustizia riparativa, introdotto da una nuova legge processuale dopo l’emissione dell’atto ma prima della sua notifica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la validità di un atto si valuta secondo la legge in vigore al momento della sua formazione (principio del ‘tempus regit actum’), non al momento della notifica. L’atto era quindi legittimo.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Legge Processuale nel Tempo: Conta l’Emissione o la Notifica dell’Atto?

La recente sentenza n. 33843/2024 della Corte di Cassazione affronta un’importante questione sulla successione di leggi nel tempo, chiarendo quale legge processuale debba applicarsi quando le norme cambiano tra il momento in cui un atto viene formato e quello in cui viene notificato. Il caso specifico riguardava un ordine di esecuzione e la mancata menzione delle nuove facoltà legate alla giustizia riparativa.

I Fatti di Causa

Un condannato riceveva la notifica di un ordine di esecuzione per una pena detentiva. L’ordine era stato emesso dal Pubblico Ministero il 31 ottobre 2022. Tuttavia, la notifica al destinatario avveniva solo il 2 novembre 2023. Nel frattempo, era entrato in vigore il D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), che aveva modificato l’art. 656 del codice di procedura penale, introducendo l’obbligo di avvisare il condannato della facoltà di accedere a percorsi di giustizia riparativa.

L’ordine di esecuzione notificato, essendo stato redatto prima della riforma, non conteneva tale avviso. Il condannato, tramite il suo difensore, presentava ricorso sostenendo la nullità dell’atto, in quanto la sua validità doveva essere valutata al momento della notifica, quando l’atto produce i suoi effetti e attiva le facoltà difensive.

La Questione Giuridica: Principio del Tempus Regit Actum e la legge processuale

Il nucleo del problema era stabilire quale momento fosse decisivo per determinare la legge applicabile ai requisiti di forma e contenuto di un atto processuale: il momento della sua creazione (emissione) o quello della sua comunicazione (notifica)?

Il ricorrente sosteneva che, essendo la facoltà di difesa legata alla conoscenza dell’atto, la legge applicabile dovesse essere quella in vigore al momento della notifica. L’omissione dell’avviso sulla giustizia riparativa, a suo dire, configurava una nullità di ordine generale per violazione del diritto di difesa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la validità dell’ordine di esecuzione. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale del diritto processuale: tempus regit actum (il tempo regola l’atto).

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base dei seguenti punti cardine:

1. Applicazione del Principio Tempus Regit Actum: I requisiti di validità di un atto processuale, sia per la forma che per il contenuto, sono disciplinati dalla legge in vigore nel momento in cui l’atto viene a giuridica esistenza. Nel caso di specie, l’ordine di esecuzione è stato emesso il 31 ottobre 2022, quando la nuova normativa non era ancora in vigore. Pertanto, l’atto era pienamente conforme alla legge processuale applicabile al momento della sua formazione.

2. Irrilevanza del Momento della Notifica: La notificazione è un atto successivo e distinto, finalizzato a portare l’atto a conoscenza del destinatario e a far decorrere i termini per l’impugnazione, ma non incide sulla validità intrinseca dell’atto già formato.

3. Inapplicabilità della Lex Mitior: Il ricorrente aveva implicitamente evocato il principio della legge più favorevole (lex mitior). La Corte ha precisato che tale principio, sancito dall’art. 2 del codice penale, riguarda esclusivamente il diritto penale sostanziale (cioè le norme che definiscono i reati e le pene) e non si estende alle norme procedurali.

4. Natura della Giustizia Riparativa: In un passaggio aggiuntivo, la Corte ha osservato che i percorsi di giustizia riparativa sono un istituto complementare alla giurisdizione e non rientrano tra le opzioni di diritto penale sostanziale o processuale. Di conseguenza, l’omissione dell’avviso informativo non è comunque sanzionata con la nullità in fase esecutiva.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la validità di un atto del procedimento penale deve essere sempre valutata con riferimento alla normativa vigente al momento della sua emanazione. Le modifiche legislative successive non possono invalidare retroattivamente un atto che era legittimo quando è stato creato. Questa regola garantisce certezza giuridica e stabilità agli atti processuali, evitando che vengano travolti da continue riforme legislative. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’analisi della conformità di un atto deve sempre partire dalla data della sua formazione.

Per la validità di un atto processuale, quale legge si applica se cambia tra l’emissione e la notifica?
Secondo la sentenza, si applica la legge processuale in vigore al momento della formazione (emissione) dell’atto, in base al principio ‘tempus regit actum’, e non quella vigente al momento della sua notificazione.

L’omissione dell’avviso sulla giustizia riparativa in un ordine di esecuzione emesso prima della Riforma Cartabia lo rende nullo?
No. Se l’ordine di esecuzione è stato emesso legittimamente prima dell’entrata in vigore della legge che ha introdotto tale avviso (D.Lgs. 150/2022), l’atto è pienamente valido. La Corte ha inoltre specificato che tale omissione non è comunque sanzionata da nullità.

Il principio della legge più favorevole al reo (lex mitior) si applica alle norme processuali?
No, la sentenza chiarisce che il principio della lex mitior riguarda esclusivamente le disposizioni che definiscono i reati e le relative pene (diritto penale sostanziale), e non le norme che regolano lo svolgimento del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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