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Lavoro stranieri: reato e permesso di soggiorno scaduto

La Corte di Cassazione chiarisce che impiegare un lavoratore con permesso di soggiorno scaduto costituisce reato, anche se è in corso una richiesta di rinnovo. In questo caso, il datore di lavoro, pur assolto in primo grado per mancanza di dolo, si è visto respingere il ricorso che mirava a ottenere una formula assolutoria più ampia (‘insussistenza del fatto’). La Corte ha stabilito che la materialità del reato sussiste se la richiesta di rinnovo non è stata presentata correttamente e nei termini di legge, confermando che l’onere di verifica della regolarità del dipendente è sempre a carico del datore di lavoro.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Lavoro Stranieri e Permesso Scaduto: Quando Scatta il Reato per il Datore di Lavoro?

La gestione del lavoro stranieri in Italia è un campo denso di normative complesse, dove un errore burocratico può avere conseguenze penali significative per il datore di lavoro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 23422/2025) offre un’importante lezione sulla responsabilità datoriale in caso di permesso di soggiorno scaduto, anche quando è in corso una richiesta di rinnovo.

I Fatti del Caso: Un Rinnovo Complicato

Il legale rappresentante di una società multinazionale veniva processato per aver continuato a impiegare un lavoratore extracomunitario dopo la scadenza del suo permesso di soggiorno. Il rapporto di lavoro si era protratto per circa tre mesi oltre il termine, nonostante il datore di lavoro si fosse attivato per ottenere il rinnovo del titolo di soggiorno del dipendente.

In primo grado, il Tribunale aveva assolto l’imputato con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. I giudici avevano ritenuto che, sebbene il fatto materiale (l’impiego di un lavoratore con permesso scaduto) fosse provato, mancasse l’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo. La presenza di un ufficio del personale, di consulenti esterni e le iniziative intraprese verso la Prefettura avevano fatto ragionevolmente dubitare della volontà cosciente di commettere l’illecito, attribuendo la situazione a “disguidi nella gestione delle pratiche di rinnovo”.

L’Appello e la Richiesta di una Piena Assoluzione

Nonostante l’assoluzione, la difesa del datore di lavoro ha proposto ricorso in Cassazione. L’obiettivo non era contestare l’esito favorevole, ma la formula assolutoria utilizzata. La difesa sosteneva che si sarebbe dovuta applicare la formula più ampia di “insussistenza del fatto”, argomentando che la pendenza di una richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno rende legittima la permanenza e l’attività lavorativa dello straniero fino alla decisione negativa dell’autorità. Secondo questa tesi, il reato non sarebbe mai esistito, neppure a livello materiale.

Le Motivazioni della Cassazione sul lavoro stranieri

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla normativa che regola il lavoro stranieri. I giudici hanno sottolineato che il reato previsto dall’art. 22 del Testo Unico sull’Immigrazione si configura quando si occupa un lavoratore straniero privo di un permesso di soggiorno valido. Questo include anche i casi in cui il permesso è scaduto e non è stato richiesto il rinnovo “nei termini di legge”.

La Corte ha specificato che la possibilità per lo straniero di continuare a lavorare legittimamente in attesa del rinnovo è subordinata a condizioni precise, dettate dall’art. 5, comma 9-bis del T.U. Immigrazione. Tra queste, la richiesta di rinnovo deve essere presentata prima della scadenza del permesso (o al massimo entro sessanta giorni dopo) e l’ufficio competente deve aver rilasciato una ricevuta che attesti la presentazione della domanda.

Nel caso specifico, è emerso che le richieste presentate dalla società erano viziate: una era stata presentata oltre la scadenza del permesso ed era priva della documentazione necessaria; un’altra, precedente, si basava su una normativa non applicabile alla situazione del lavoratore. Di conseguenza, non erano state rispettate le condizioni legali per la prosecuzione legittima del rapporto di lavoro. Pertanto, il fatto materiale del reato sussisteva pienamente. L’assoluzione per mancanza di dolo del Tribunale era corretta, ma non si poteva parlare di “insussistenza del fatto”.

Conclusioni: Obblighi e Responsabilità del Datore di Lavoro

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità di verificare la regolarità del soggiorno di un lavoratore straniero ricade interamente sul datore di lavoro. Non è sufficiente affidarsi a consulenti o avviare pratiche di rinnovo; è essenziale che queste pratiche siano corrette nella forma, nella sostanza e, soprattutto, nella tempistica.

Per le aziende, la lezione è chiara: è indispensabile implementare un sistema di monitoraggio rigoroso delle scadenze dei permessi di soggiorno e assicurarsi che le domande di rinnovo siano presentate in modo completo e tempestivo. Affidarsi alla presunzione di buona fede può portare a un’assoluzione, ma non cancella l’esistenza dell’illecito e l’inevitabile coinvolgimento in un procedimento penale. La diligenza e il rispetto scrupoloso della normativa sono l’unica vera tutela.

È reato impiegare un lavoratore straniero la cui richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno è in attesa di una decisione?
Non è reato solo se la richiesta di rinnovo è stata presentata regolarmente prima della scadenza del permesso (o entro 60 giorni dopo) e se l’ufficio competente ha rilasciato la ricevuta di presentazione. Se la richiesta è tardiva, incompleta o basata su norme errate, come nel caso di specie, continuare a impiegare il lavoratore costituisce il fatto materiale del reato.

Qual è la differenza tra essere assolti perché “il fatto non costituisce reato” e perché “il fatto non sussiste”?
L’assoluzione perché “il fatto non sussiste” significa che l’evento contestato non è mai accaduto o non integra gli elementi materiali del reato; è un’assoluzione piena. L’assoluzione perché “il fatto non costituisce reato” significa che l’evento è accaduto, ma manca un elemento essenziale per la punibilità, come l’intenzione colpevole (dolo). Il fatto storico è confermato, ma non è penalmente rilevante per l’imputato.

Quali condizioni devono essere rispettate affinché un lavoratore straniero possa continuare a lavorare legalmente dopo la scadenza del permesso di soggiorno?
Secondo la sentenza, le condizioni sono: a) che la richiesta di rinnovo sia stata presentata prima della scadenza del permesso (o entro 60 giorni dalla scadenza); b) che il competente ufficio immigrazione abbia rilasciato una ricevuta che attesti l’avvenuta presentazione della richiesta. Se queste condizioni non sono soddisfatte, l’attività lavorativa diventa illegale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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