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Lavoro intramurario: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego di ammissione al lavoro intramurario. La Corte ha ritenuto legittimo il sistema di assegnazione tramite sorteggio adottato dall’istituto penitenziario, che garantisce parità di trattamento tra i detenuti, e ha sottolineato che il ricorso mirava a una generica rivalutazione dei fatti anziché sollevare specifiche censure giuridiche.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Lavoro Intramurario: la Cassazione Conferma la Legittimità del Sorteggio

L’accesso al lavoro intramurario rappresenta un elemento cruciale nel percorso di rieducazione del detenuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un ricorso contro il diniego di ammissione a tale attività, basato su un sistema di assegnazione tramite sorteggio. La pronuncia chiarisce i limiti dell’impugnazione e la discrezionalità dell’amministrazione penitenziaria nell’organizzare le opportunità lavorative.

I Fatti di Causa

Un detenuto presentava istanza per essere ammesso al lavoro intramurario per il mese di ottobre 2022. La sua richiesta veniva respinta dal Magistrato di Sorveglianza competente. Contro tale decisione, il detenuto proponeva reclamo al Tribunale di Sorveglianza, il quale, tuttavia, confermava il provvedimento iniziale.

Non soddisfatto, il detenuto si rivolgeva alla Corte di Cassazione, contestando la decisione del Tribunale di Sorveglianza. L’oggetto del contendere era la mancata ammissione all’attività lavorativa all’interno dell’istituto di pena.

La Decisione sul Lavoro Intramurario: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo i giudici di legittimità, il ricorso non individuava specifici vizi di legge nel provvedimento impugnato, ma si limitava a sollecitare una nuova e non consentita valutazione dei presupposti di fatto, già esaminati correttamente dal Tribunale di Sorveglianza.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte si fonda su due pilastri principali.

In primo luogo, il Tribunale di Sorveglianza aveva correttamente valutato gli elementi a sua disposizione, basandosi sulle informazioni fornite dalla direzione della casa di reclusione. Da queste informazioni emergeva che l’assegnazione dei posti per il lavoro intramurario avveniva tramite sorteggio. Questo sistema, secondo la Corte, è idoneo a garantire l’equità, in quanto “pone tutti i potenziali candidati nella medesima condizione di aspettativa”. L’utilizzo di un criterio casuale come il sorteggio, in questo contesto, è stato ritenuto un metodo trasparente e imparziale per distribuire le limitate opportunità lavorative.

In secondo luogo, la Corte ha rilevato che il ricorrente aveva già beneficiato in passato di tale sistema. Dagli atti risultava, infatti, che il detenuto aveva svolto diversi turni di lavoro intramurario in più mesi dell’anno precedente. Questo fatto dimostrava che il sistema di sorteggio non lo aveva escluso sistematicamente, ma gli aveva garantito, al pari degli altri, la possibilità di accedere al lavoro.

Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato privo dei requisiti di specificità richiesti dalla legge e finalizzato a ottenere un riesame del merito, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio importante: l’organizzazione del lavoro intramurario, incluse le modalità di assegnazione, rientra nella discrezionalità dell’amministrazione penitenziaria, a condizione che i criteri adottati siano ragionevoli e non discriminatori. Il sistema del sorteggio, garantendo parità di chances a tutti i detenuti, è stato considerato legittimo. Per i detenuti, ciò implica che un ricorso contro il mancato inserimento lavorativo ha scarse probabilità di successo se si limita a contestare l’esito di un meccanismo equo, senza dimostrare vizi di legittimità o palesi discriminazioni. La pronuncia comporta, inoltre, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.

Un detenuto può contestare il metodo di assegnazione del lavoro intramurario se si basa su un sorteggio?
No, secondo questa ordinanza, un sistema basato sul sorteggio è considerato legittimo in quanto garantisce a tutti i potenziali candidati la medesima condizione di aspettativa e parità di trattamento.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non sollevava specifiche censure di legittimità contro il provvedimento, ma tendeva a provocare una rivalutazione dei fatti già correttamente esaminati dal Tribunale di Sorveglianza, attività non consentita in sede di Cassazione.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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