Lapsus calami in sentenza: quando un errore di battitura non giustifica un ricorso
Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 29849/2024, offre un’importante lezione sulla differenza tra un errore materiale e un errore di percezione dei fatti. La Corte ha stabilito che un evidente lapsus calami, ovvero un semplice ‘errore di penna’, non può essere utilizzato come base per un ricorso straordinario, specialmente quando il significato inteso è chiaramente comprensibile dal resto del testo. Analizziamo insieme questa decisione.
I Fatti del Caso
La vicenda ha origine da un ricorso straordinario presentato da un imputato contro una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione. Quest’ultima aveva dichiarato inammissibile il suo appello contro una decisione della Corte di Appello di Napoli. Il ricorrente lamentava che la Cassazione fosse incorsa in un ‘errore di percezione’ di un dato probatorio. Nello specifico, la sentenza menzionava le dichiarazioni ‘veritiere’ di un testimone, mentre, secondo il ricorrente, avrebbero dovuto essere qualificate come ‘non veritiere’. Su questa presunta svista, l’imputato ha fondato un nuovo ricorso, sperando di ribaltare la decisione.
La Decisione della Corte: il lapsus calami non è un errore di fatto
La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno chiarito che l’inversione della parola non costituiva un errore di percezione della prova, bensì un palese lapsus calami.
L’irrilevanza della rinuncia al ricorso
Prima di entrare nel merito, la Corte ha affrontato una questione procedurale. I difensori dell’imputato avevano tentato di ritirare il ricorso tramite una comunicazione via PEC. Tuttavia, questa rinuncia è stata giudicata inefficace. La legge (art. 589, comma 2, c.p.p.) richiede infatti che, per un atto così importante, il difensore sia munito di una procura speciale, che in questo caso mancava. Questo dettaglio sottolinea il rigore formale richiesto in determinati atti processuali.
La distinzione fondamentale: Errore di Percezione vs. Lapsus Calami
Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra due tipi di errori. Un errore di percezione si verifica quando il giudice interpreta male un fatto o un documento, basando la sua decisione su una premessa fattuale errata. Un lapsus calami, invece, è un semplice errore materiale di scrittura che non incide sulla volontà o sul ragionamento del giudice. Nel caso di specie, leggendo l’intera motivazione della sentenza precedente, era evidente che la Corte intendeva scrivere ‘non veritiere’. Il ragionamento complessivo era coerente con questa interpretazione, rendendo l’errore di battitura del tutto irrilevante ai fini della decisione.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità affermando che il ricorso era manifestamente infondato. Sfruttare un evidente errore di battitura per costruire un’impugnazione straordinaria è un’azione che non merita accoglimento. La Suprema Corte ha ritenuto che il ricorrente non fosse esente da colpa nel promuovere un’azione legale basata su un pretesto così fragile. Di conseguenza, in applicazione della legge e della giurisprudenza costituzionale (sent. n. 186/2000), ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: gli strumenti di impugnazione, specialmente quelli straordinari, non devono essere utilizzati in modo strumentale per attaccare meri errori formali che non ledono la sostanza della decisione. Distinguere un lapsus calami da un vero errore di fatto è fondamentale per evitare ricorsi pretestuosi che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario. Per le parti processuali, ciò significa che è necessario valutare con attenzione la natura di un’eventuale imperfezione in un atto giudiziario prima di intraprendere un’azione legale, per non incorrere in una declaratoria di inammissibilità e nelle relative sanzioni economiche.
Quando un errore di scrittura in una sentenza è considerato un semplice ‘lapsus calami’?
Quando l’errore è palesemente materiale e il significato corretto e inteso dal giudice si può comprendere in modo chiaro e inequivocabile dall’intero contesto della motivazione.
Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a meno che non dimostri di non avere colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.
Perché la rinuncia al ricorso presentata dai difensori non è stata considerata valida?
Perché i difensori non erano in possesso di una procura speciale che li autorizzasse specificamente a rinunciare al ricorso, come richiesto dall’articolo 589, comma 2, del codice di procedura penale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29849 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29849 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 28/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a CASTELLAMMARE DI STABIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/12/2023 della CORTE DI CASSAZIONE di ROMA
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udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
L ato avviso alle partii
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con atto dei propri difensori e procuratori speciali, NOME COGNOME ha proposto ricorso straordinario a norma dell’art. 625-bis, cod. proc. pen., avverso la sentenza della Corte di cassazione, seconda sezione penale, n. 7954/2024, lamentando che la stessa ne aveva dichiarato inammissibile il ricorso avverso la sentenza del 13 luglio 2022 della Corte di appello di Napoli, sulla base dell’erronea percezione di un dato probatorio.
Nelle more del procedimento, i predetti difensori hanno trasmesso in cancelleria via pec dichiarazione di rinuncia al ricorso, la quale, tuttavia, non può essere presa in considerazione, non risultando costoro muniti di procura speciale a tal fine (art. 589, comma 2, cod. proc. pen.).
Il ricorso è inammissibile, per manifesta infondatezza del motivo, risultando nitidamente che quello ivi rappresentato come un errore di percezione da parte della Corte di cassazione costituiva, in realtà, un chiaro lapsus calami (ivi leggendosi, a pag. 9, di dichiarazioni «veritiere» di un dato testimone, anziché «non veritiere», come invece si comprende chiaramente da tutto il tenore della motivazione).
All’inammissibilità del ricorso segue per legge la condanna alle spese del procedimento ed al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che si stima equa in tremila euro, non ravvisandosi assenza di colpa del ricorrente nella determinazione della causa d’inammissibilità (vds. Corte Cost., sent. n. 186/2000).
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Così deciso, il 28 giugno 2024.