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Istanza via PEC: nullità se il giudice non valuta

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per un vizio procedurale cruciale. Un avvocato aveva inviato una istanza via PEC per chiedere il rinvio di un’udienza a causa di un legittimo impedimento. Nonostante l’invio corretto, l’istanza non è stata inserita nel fascicolo processuale e, di conseguenza, il giudice non l’ha valutata. La Suprema Corte ha stabilito che, in base alla normativa emergenziale, il deposito telematico via PEC ha pieno valore legale e l’errore della cancelleria nel non allegare l’atto determina la nullità della sentenza per violazione del diritto di difesa.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Istanza via PEC: Nullità della Sentenza se il Giudice non la Valuta

La digitalizzazione del processo penale ha introdotto strumenti efficaci come la Posta Elettronica Certificata (PEC). Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33059/2024) ha riaffermato un principio fondamentale: una istanza via PEC correttamente inviata a un ufficio giudiziario ha pieno valore legale, e la sua mancata valutazione da parte del giudice a causa di un errore interno della cancelleria determina la nullità della sentenza. Questo caso sottolinea la tutela del diritto di difesa nell’era del processo telematico.

I Fatti del Caso: La Condanna e l’Istanza Ignorata

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo in primo grado per i reati di minaccia grave e porto di arma impropria. La sentenza era stata confermata anche dalla Corte di Appello.

Tuttavia, prima dell’udienza di primo grado, il difensore dell’imputato aveva inviato tempestivamente una istanza via PEC al tribunale, chiedendo il rinvio del processo per un legittimo impedimento. Nonostante la procedura di invio fosse stata eseguita correttamente all’indirizzo istituzionale dell’ufficio giudiziario, la richiesta non è mai stata inserita nel fascicolo processuale. Di conseguenza, il giudice, ignaro dell’istanza, ha celebrato l’udienza e pronunciato la condanna in assenza del difensore.

Il difensore ha sollevato la questione in appello, ma la Corte territoriale ha rigettato il motivo, addebitando erroneamente al legale l’onere di verificare l’effettiva ricezione e inserimento dell’atto nel fascicolo. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul Valore dell’Istanza via PEC

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio sia la sentenza d’appello sia quella di primo grado e disponendo la trasmissione degli atti al tribunale di primo grado per un nuovo giudizio.

Il punto cruciale della decisione risiede nel riconoscimento della validità del deposito telematico. La Corte ha stabilito che la mancata valutazione del legittimo impedimento, causata da un’omissione della cancelleria, integra una nullità assoluta per violazione del diritto di difesa, come previsto dal codice di procedura penale.

Le Motivazioni: PEC e Legislazione d’Emergenza

La Corte di Cassazione ha chiarito la distinzione tra la giurisprudenza passata e la normativa attuale. Prima della legislazione emergenziale legata alla pandemia, l’invio di atti tramite PEC era considerato una modalità irrituale e il mittente si assumeva il rischio della mancata ricezione, avendo l’onere di verificarne il buon fine.

Con l’introduzione dell’art. 24 del D.L. 137/2020, il deposito degli atti processuali penali tramite PEC è stato equiparato a tutti gli effetti al deposito fisico in cancelleria. Questa normativa, in vigore al momento dei fatti (settembre 2021), conferisce pieno valore legale all’invio telematico effettuato secondo le regole tecniche.

Di conseguenza, una volta che il difensore ha inviato correttamente l’istanza via PEC all’indirizzo ministeriale designato, il suo onere si è esaurito. L’eventuale errore organizzativo della cancelleria, che non ha materialmente allegato il documento al fascicolo del giudice, non può ricadere sulla parte processuale. L’omessa valutazione dell’istanza di rinvio ha quindi leso in modo insanabile il diritto dell’imputato a essere difeso, rendendo nulle le sentenze emesse.

Le Conclusioni: Implicazioni per la Difesa Tecnica

Questa sentenza consolida un principio di garanzia fondamentale per gli avvocati e i loro assistiti. Stabilisce che la corretta trasmissione di un’istanza via PEC è sufficiente a considerare l’atto legalmente depositato e conosciuto dall’ufficio giudiziario. Non sono richiesti ulteriori oneri di verifica a carico della difesa.

L’errore interno all’amministrazione della giustizia non può pregiudicare i diritti delle parti. La decisione della Cassazione rafforza la fiducia negli strumenti telematici e garantisce che il diritto di difesa sia tutelato anche di fronte a disfunzioni organizzative degli uffici, assicurando che nessun imputato venga giudicato senza che le sue legittime richieste siano state debitamente considerate.

Un’istanza inviata via PEC a un tribunale ha valore legale?
Sì. Secondo la normativa emergenziale, poi prorogata, l’invio di un atto processuale all’indirizzo PEC istituzionale di un ufficio giudiziario è equiparato al deposito fisico in cancelleria e ha pieno valore legale, a condizione che vengano rispettate le modalità tecniche previste.

Se la cancelleria del tribunale non inserisce nel fascicolo un’istanza ricevuta via PEC, di chi è la responsabilità?
La responsabilità è dell’ufficio giudiziario. La sentenza chiarisce che una volta che il difensore ha correttamente inviato l’atto tramite PEC, ha adempiuto al suo onere. L’errore o l’omissione della cancelleria non può ricadere sulla parte processuale.

Cosa comporta la mancata valutazione da parte del giudice di una richiesta di rinvio per legittimo impedimento?
La mancata valutazione di un’istanza di rinvio per legittimo impedimento, regolarmente presentata, costituisce una violazione del diritto di difesa. Tale violazione determina una nullità che invalida l’udienza e la sentenza emessa, rendendo necessario un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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