LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Istanza esecuzione penale: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato avverso un’ordinanza che rigettava la sua istanza di esecuzione penale. La Corte ha stabilito che la richiesta era una mera riproposizione di una precedente istanza già decisa, e che le nuove prove addotte erano irrilevanti o presentate tardivamente. Il caso sottolinea l’importanza di non reiterare istanze già valutate dal giudice dell’esecuzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Istanza Esecuzione Penale: La Cassazione Sancisce l’Inammissibilità della Mera Riproposizione

Nel complesso panorama della procedura penale, la fase dell’esecuzione della pena rappresenta un momento cruciale in cui si concretizza la decisione del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7870 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale: una istanza esecuzione penale non può essere una semplice ripetizione di questioni già esaminate e decise. Analizziamo insieme i contorni di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna emessa nel 2011 dal Tribunale di Velletri, divenuta irrevocabile nello stesso anno. Il condannato, che sosteneva di non aver mai partecipato al processo, presentava una prima richiesta al giudice dell’esecuzione per far accertare la mancata formazione del titolo esecutivo. Tale richiesta veniva rigettata nel marzo 2020, poiché il giudice rilevava l’avvenuta notifica personale dell’estratto contumaciale della sentenza nel maggio 2011.

Non rassegnato, nel marzo 2023, l’interessato proponeva una nuova istanza, lamentando la non esecutività della stessa sentenza. A supporto, adduceva di trovarsi negli Stati Uniti per lavoro nel settembre 2011, allegando documentazione a riprova. Il Presidente del Tribunale, agendo come giudice dell’esecuzione, dichiarava inammissibile questa seconda istanza, ritenendola una mera riproposizione di quella già decisa tre anni prima. Contro tale provvedimento, il condannato proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’istanza esecuzione penale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza della decisione del giudice dell’esecuzione. La decisione si fonda su argomentazioni logiche e giuridiche stringenti, che chiariscono i limiti entro cui può essere presentata una istanza esecuzione penale.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che il sistema processuale non consente di riproporre all’infinito le medesime questioni già definite, al fine di garantire la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte sono state chiare e si sono concentrate su tre punti principali:

1. La Mera Riproposizione dell’Istanza: Il cuore della decisione risiede nel fatto che la seconda istanza del 2023 non introduceva elementi di novità sostanziali e decisivi rispetto a quella del 2020. Era, a tutti gli effetti, un tentativo di ottenere un nuovo esame della stessa questione, pratica non ammessa dal nostro ordinamento.

2. L’Irrilevanza della Nuova Prova: La documentazione che attestava la presenza del condannato negli Stati Uniti nel settembre 2011 è stata giudicata irrilevante. La notifica cruciale dell’estratto di sentenza era avvenuta personalmente nel maggio 2011, e la sentenza era divenuta irrevocabile nel giugno 2011. Pertanto, ciò che l’uomo faceva a settembre era ininfluente ai fini della validità della notifica precedente.

3. Il Divieto di Introdurre Nuovi Fatti in Cassazione: La Corte ha inoltre evidenziato come la deduzione del ricorrente di trovarsi all’estero fin dal 2003 fosse una circostanza nuova, introdotta per la prima volta solo con il ricorso in Cassazione. Questo è inammissibile, poiché la Corte di Cassazione è giudice di legittimità (valuta la corretta applicazione della legge) e non può esaminare nuovi fatti.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante monito: le decisioni del giudice dell’esecuzione, una volta emesse, acquisiscono stabilità. Non è possibile aggirarle riproponendo le stesse istanze con argomentazioni o prove irrilevanti o tardive. Chi intende contestare l’esecuzione di una pena deve articolare tutte le proprie difese e produrre tutte le prove pertinenti fin dalla prima occasione utile. La reiterazione di richieste già respinte non solo è destinata all’insuccesso, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Perché la nuova istanza al giudice dell’esecuzione è stata dichiarata inammissibile?
È stata dichiarata inammissibile perché costituiva una mera riproposizione di una richiesta già valutata e decisa con un’ordinanza precedente, senza addurre elementi di fatto nuovi e decisivi.

La prova della presenza del condannato all’estero era valida?
No, la prova è stata considerata irrilevante. Dimostrava la presenza del condannato negli Stati Uniti nel settembre 2011, ma la notifica determinante ai fini legali era già stata correttamente eseguita nel maggio 2011, rendendo la sua successiva localizzazione ininfluente.

È possibile presentare fatti nuovi per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che la deduzione di circostanze di fatto per la prima volta con il ricorso per cassazione è inammissibile, poiché il suo ruolo è quello di valutare la corretta applicazione della legge, non di esaminare nuovi elementi fattuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati