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Istanza di rimessione: quando è inammissibile?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara inammissibile una reiterata istanza di rimessione presentata da un imputato. La decisione si fonda su tre pilastri: un vizio procedurale, ovvero la mancata notifica della richiesta alle altre parti processuali entro i termini di legge; la natura ripetitiva dell’istanza, priva di elementi di novità rispetto a una precedente già rigettata; e l’infondatezza nel merito, poiché le doglianze non configuravano una ‘grave situazione locale’ ma questioni interne al processo, da risolvere con altri strumenti come la ricusazione.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Istanza di Rimessione: Guida ai Motivi di Inammissibilità

L’istanza di rimessione è uno strumento eccezionale previsto dal nostro ordinamento processuale penale, che consente di derogare al principio del giudice naturale precostituito per legge. Attraverso questo istituto, si può trasferire un processo ad un altro ufficio giudiziario quando gravi situazioni locali ne minacciano l’imparzialità. Tuttavia, il suo utilizzo è soggetto a rigidi presupposti formali e sostanziali, la cui violazione conduce a una declaratoria di inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per analizzare nel dettaglio questi requisiti.

I Fatti del Caso: Una Complessa Vicenda Giudiziaria

Il caso trae origine da un procedimento penale per atti persecutori pendente presso il Giudice dell’udienza preliminare di Napoli. Uno degli imputati presentava diverse istanze di rimessione, sostenendo di essere vittima di atti discriminatori da parte di una presunta ‘cordata giudiziaria’ illecita. A suo dire, magistrati e forze dell’ordine avrebbero pilotato l’archiviazione di sue denunce e l’apertura di procedimenti penali a suo carico. Lamentava, inoltre, l’incompatibilità della Sezione della Corte di Cassazione chiamata a decidere sulle sue precedenti istanze, asserendo che alcuni suoi componenti fossero collusi con la suddetta cordata.

Le istanze venivano reiterate dopo che una prima richiesta era già stata dichiarata inammissibile dalla Suprema Corte. L’imputato, quindi, riproponeva le sue doglianze, allegando anche un ricorso contro la precedente decisione a lui sfavorevole.

La Decisione della Cassazione sulla reiterata istanza di rimessione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibili tutte le richieste formulate dall’imputato. La decisione si fonda su un’analisi approfondita sia degli aspetti procedurali che di quelli sostanziali, ribadendo i confini rigorosi entro cui l’istituto della rimessione può operare. La Corte non solo ha respinto le richieste, ma ha anche condannato il richiedente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, confermando l’orientamento più severo in materia.

Le Motivazioni della Decisione

La declaratoria di inammissibilità si basa su una pluralità di ragioni giuridiche (ratio decidendi), che possono essere raggruppate in tre filoni principali.

1. Il Vizio Procedurale: La Mancata Notificazione

Il primo profilo di inammissibilità, di natura puramente formale ma insuperabile, riguarda il mancato rispetto dell’art. 46 del codice di procedura penale. Questa norma impone a chi propone l’istanza di notificarla a tutte le altre parti del processo (Pubblico Ministero, parte civile e coimputati) entro sette giorni dal suo deposito. Nel caso di specie, il richiedente non ha fornito prova di aver adempiuto a tale onere in modo tempestivo e rituale. La Corte ha sottolineato che questa formalità non è fungibile e la sua omissione è sanzionata con l’inammissibilità, senza possibilità di sanatoria.

2. La Reiterazione dell’Istanza senza Elementi di Novità

Un secondo motivo di inammissibilità risiede nella natura ripetitiva delle richieste. La Corte aveva già deciso su una precedente istanza di rimessione, dichiarandola inammissibile. L’art. 49 c.p.p. consente di riproporre un’istanza già rigettata solo se fondata su elementi nuovi, intesi come fatti accaduti dopo la precedente decisione o preesistenti ma incolpevolmente ignorati dal richiedente. Secondo i giudici, il semplice elenco di altri procedimenti penali, come fatto dall’imputato, non costituisce quel ‘fatto nuovo’ idoneo a superare la preclusione processuale. La nuova richiesta era, in sostanza, una riproposizione delle medesime argomentazioni già valutate e respinte.

3. L’Insussistenza dei Presupposti Sostanziali della Rimessione

Infine, la Corte ha ribadito la totale infondatezza nel merito delle doglianze. L’istituto della rimessione è concepito per fronteggiare una ‘grave situazione locale’, ovvero un fenomeno esterno al processo che riguarda l’intero ufficio giudiziario e ne compromette la serenità e l’imparzialità. Le lamentele del richiedente, invece, riguardavano presunti rapporti di ostilità tra un magistrato (costituitosi parte civile) e la sua coimputata, ovvero circostanze ‘prettamente interne alla dinamica processuale’. Per tali situazioni, l’ordinamento prevede altri rimedi, come l’astensione e la ricusazione del singolo giudice, e non il trasferimento dell’intero processo. Inoltre, la Corte ha chiarito che l’istituto della rimessione non è applicabile alle Sezioni della Corte di Cassazione stessa, in quanto organo a giurisdizione nazionale per cui non può configurarsi una ‘situazione locale’.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, evidenzia l’assoluta necessità di rispettare scrupolosamente le formalità procedurali, come la notificazione a tutte le parti, pena l’immediata declaratoria di inammissibilità dell’istanza. In secondo luogo, chiarisce che la riproposizione di un’istanza di rimessione non può essere un mero tentativo di ottenere un riesame delle stesse questioni, ma deve basarsi su prove concrete e genuinely nuove. Infine, ribadisce la distinzione fondamentale tra i presupposti della rimessione (gravi situazioni locali esterne al processo) e quelli della ricusazione (questioni di imparzialità del singolo giudice). La decisione conferma che l’abuso di questo strumento processuale non solo non porta al risultato sperato, ma può anche comportare significative conseguenze economiche per il richiedente.

Qual è il requisito formale indispensabile per un’istanza di rimessione?
La richiesta di rimessione deve essere notificata a tutte le altre parti processuali (Pubblico Ministero, parte civile, coimputati) entro il termine di sette giorni dal suo deposito in cancelleria. L’inosservanza di questo adempimento comporta l’inammissibilità dell’istanza.

È possibile presentare una nuova istanza di rimessione dopo che una precedente è stata dichiarata inammissibile?
Sì, ma solo a condizione che la nuova istanza si fondi su ‘elementi nuovi’. Questi sono definiti come fatti sopravvenuti alla decisione precedente o fatti preesistenti che l’istante ha incolpevolmente ignorato. La semplice riproposizione delle stesse argomentazioni non è permessa.

Per quali tipi di problemi è corretto usare l’istanza di rimessione?
L’istanza di rimessione è lo strumento corretto solo in presenza di ‘gravi situazioni locali’ che turbano il processo e investono l’ufficio giudiziario nel suo complesso, minacciando l’imparzialità del giudizio. Non è lo strumento idoneo per contestare la presunta parzialità di un singolo giudice, per la quale sono previsti gli istituti dell’astensione e della ricusazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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