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Istanza di rimessione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un’istanza di rimessione poiché il Procuratore Generale, pur trasmettendo l’atto, non ha formulato una richiesta motivata di procedere, esprimendo anzi un parere contrario. La Corte ha stabilito che l’assenza di tale richiesta formale impedisce la valutazione nel merito, sottolineando l’importanza dei requisiti procedurali.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Istanza di Rimessione: I Requisiti di Ammissibilità secondo la Cassazione

L’istanza di rimessione è uno strumento eccezionale previsto dal nostro ordinamento processuale penale che consente di spostare un processo da una sede giudiziaria a un’altra. Questa misura si adotta quando sussistono gravi situazioni locali tali da pregiudicare la libera determinazione delle persone che partecipano al processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto procedurale fondamentale per la sua ammissibilità, sottolineando come la forma, in certi casi, sia sostanza.

I Fatti alla Base della Decisione

Il caso trae origine dalla richiesta di rimessione presentata da due imputati nell’ambito di un procedimento penale pendente presso la Procura di una città di provincia. L’istanza, come previsto dalla legge, è stata trasmessa dal Procuratore Generale presso la competente Corte d’Appello alla Corte di Cassazione, unico organo in grado di decidere su tale richiesta.

Tuttavia, l’atto di trasmissione conteneva una particolarità che si è rivelata decisiva: il Procuratore Generale, pur inoltrando il fascicolo, aveva contestualmente espresso la propria valutazione, affermando che non sussistevano i presupposti per accogliere la richiesta. In sostanza, la trasmissione non era accompagnata da una formale e motivata richiesta di procedere all’esame, ma da un parere di fatto negativo.

Il Ruolo Chiave del Procuratore nell’istanza di rimessione

L’articolo 45 del codice di procedura penale disciplina il procedimento per la rimessione del processo. La norma prevede che l’istanza, dopo essere stata presentata, venga trasmessa alla Corte di Cassazione. Il ruolo dell’organo che trasmette, in questo caso il Procuratore Generale, non è quello di un mero ‘postino’.

La Corte Suprema ha chiarito che la trasmissione deve essere accompagnata da una richiesta motivata che solleciti la Corte a esaminare nel merito l’istanza. Questo passaggio non è una semplice formalità, ma un requisito essenziale che attiva la giurisdizione della Cassazione sulla questione. Mancando tale impulso, la Corte si trova di fatto priva del presupposto necessario per poter valutare la fondatezza della richiesta di spostamento del processo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato l’istanza di rimessione inammissibile. La motivazione è netta e si fonda interamente sul vizio procedurale riscontrato. I giudici hanno rilevato che l’istanza non era stata trasmessa ‘ai sensi dell’art. 45 cod. proc. pen.’, poiché mancava la necessaria richiesta motivata di procedere.

Il Procuratore Generale, affermando che ‘non sembra allo stato configurarsi la situazione prevista dalla norma in esame’, ha di fatto omesso di attivare correttamente la Corte. Di conseguenza, in assenza dei requisiti necessari perché la Corte potesse validamente esaminare la richiesta, l’unica soluzione possibile era una declaratoria di inammissibilità. La Corte non è potuta entrare nel merito delle ragioni addotte dai richiedenti, proprio perché il ‘ponte’ procedurale per arrivare a tale esame era stato costruito in modo difettoso.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: il rispetto delle forme è garanzia di un corretto esercizio della giurisdizione. Nel caso specifico dell’istanza di rimessione, la decisione evidenzia che non è sufficiente che l’atto arrivi materialmente sui tavoli della Cassazione. È indispensabile che vi giunga attraverso il canale procedurale corretto, che include una formale richiesta di valutazione da parte dell’autorità che la trasmette. Per gli operatori del diritto, ciò significa prestare la massima attenzione non solo alla sostanza delle proprie argomentazioni, ma anche alla scrupolosa osservanza di ogni singolo passaggio procedurale previsto dalla legge, pena l’impossibilità per il giudice di esaminare la richiesta.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’istanza di rimessione?
La Corte ha dichiarato l’istanza inammissibile perché è stata trasmessa dal Procuratore Generale senza la necessaria richiesta motivata di procedere, che è un requisito procedurale essenziale previsto dalla legge per consentire alla Corte di valutarla.

Qual è il ruolo del Procuratore Generale nella trasmissione di un’istanza di rimessione?
Il Procuratore Generale non deve limitarsi a inoltrare materialmente l’atto alla Corte di Cassazione, ma deve accompagnarlo con una richiesta formale e motivata che solleciti la Corte a esaminare nel merito la fondatezza dell’istanza.

Può la Corte di Cassazione esaminare nel merito un’istanza se chi la trasmette esprime un parere negativo?
No, secondo questa ordinanza, se il Procuratore Generale, nel trasmettere l’istanza, omette di formulare una richiesta di procedere ed esprime di fatto un parere negativo, viene a mancare un requisito essenziale. Questo vizio procedurale rende l’istanza inammissibile e impedisce alla Corte di Cassazione di valutarne il contenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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