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Istanza di avocazione: il ricorso è inammissibile

Una persona offesa, a seguito di una presunta stasi nelle indagini, presenta un’istanza di avocazione al Procuratore Generale, che la rigetta. La persona offesa ricorre in Cassazione, lamentando l’abnormità del provvedimento. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: i provvedimenti del Pubblico Ministero non hanno natura giurisdizionale e, pertanto, non sono impugnabili, nemmeno per abnormità, in quanto atti di parte.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Istanza di avocazione: quando il ricorso contro il rigetto è inammissibile

Nel complesso scenario della procedura penale, la persona offesa dal reato dispone di diversi strumenti per tutelare i propri interessi. Uno di questi è l’istanza di avocazione, un meccanismo pensato per reagire a una presunta inerzia del Pubblico Ministero. Ma cosa succede se il Procuratore Generale rigetta tale istanza? È possibile impugnare questa decisione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34789/2024, ha fornito una risposta chiara e in linea con un orientamento consolidato, dichiarando inammissibile il ricorso.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una denuncia presentata da una professionista, la quale lamentava una stasi procedurale nelle indagini scaturite dal suo esposto. Ritenendo che il Pubblico Ministero titolare del fascicolo non stesse procedendo con la dovuta celerità, la persona offesa ha presentato, ai sensi dell’art. 413 del codice di procedura penale, un’istanza di avocazione al Procuratore Generale presso la Corte d’Appello. L’obiettivo era ottenere che l’organo superiore si sostituisse a quello inferiore per proseguire le indagini.

Tuttavia, il Procuratore Generale ha rigettato la richiesta con due decreti successivi. Contro questi provvedimenti, la difesa della persona offesa ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che i decreti di rigetto fossero “abnormi”. Secondo la tesi difensiva, tale decisione avrebbe avuto un contenuto decisorio illegittimo, invadendo la sfera di competenza del giudice e pregiudicando la posizione giuridica della persona offesa.

La questione giuridica e la decisione della Corte di Cassazione

Il quesito centrale sottoposto alla Corte era se un provvedimento del Procuratore Generale che rigetta un’istanza di avocazione sia impugnabile, in particolare per abnormità. La Cassazione ha risposto negativamente, dichiarando il ricorso inammissibile.

Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: gli atti del Pubblico Ministero, essendo atti di parte, non hanno natura giurisdizionale. Di conseguenza, non possono essere qualificati come “abnormi”, una caratteristica che riguarda esclusivamente gli atti del giudice. Pertanto, tali atti non sono impugnabili, salvo che la legge non lo preveda espressamente, cosa che non avviene per il rigetto dell’istanza di avocazione.

Le motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la propria decisione su un orientamento giurisprudenziale costante e uniforme. Richiamando numerose pronunce precedenti, tra cui una delle Sezioni Unite (sent. Chirico, 2001), i giudici hanno spiegato che il legislatore, pur concedendo alla persona offesa la facoltà di sollecitare l’avocazione, non le ha conferito il diritto di impugnare l’eventuale rigetto.

Il provvedimento del Procuratore Generale, anche se negativo, rientra pienamente nelle sue prerogative e non invade la sfera del giudice. La tutela della persona offesa è garantita da altri strumenti previsti dall’ordinamento, come la possibilità di chiedere di essere informata in caso di richiesta di archiviazione e di presentare opposizione.

La Cassazione ha chiarito che l’impugnabilità degli atti del Pubblico Ministero è un’eccezione, ammessa solo nei rari casi in cui l’organo dell’accusa si sostituisca illegittimamente al giudice. Nel caso specifico del rigetto di un’istanza di avocazione, il Procuratore Generale agisce nell’ambito dei propri poteri discrezionali, senza emettere un provvedimento di natura decisoria riservato all’autorità giudiziaria. Di conseguenza, anche se il provvedimento fosse illegittimo, non potrebbe essere oggetto di ricorso per cassazione.

Conclusioni

La sentenza n. 34789/2024 consolida un importante principio di procedura penale: i provvedimenti del Pubblico Ministero non sono, di regola, sindacabili tramite impugnazione, nemmeno sotto il profilo dell’abnormità. Il rigetto di un’istanza di avocazione è un atto di parte che non incide in modo definitivo sui diritti della persona offesa, la quale potrà far valere le proprie ragioni in altre fasi del procedimento, come l’eventuale opposizione alla richiesta di archiviazione. Questa pronuncia ribadisce la netta distinzione tra le funzioni requirenti del PM e quelle giurisdizionali del giudice, chiarendo i confini e gli strumenti di tutela a disposizione delle parti processuali.

È possibile fare ricorso contro la decisione del Procuratore Generale che rigetta una richiesta di avocazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso avverso il decreto con cui il Procuratore Generale rigetta l’istanza di avocazione è inammissibile, anche se si lamenta l’abnormità del provvedimento.

Perché il provvedimento di rigetto dell’avocazione non è considerato un atto ‘abnorme’?
Perché l’abnormità è una caratteristica esclusiva degli atti giurisdizionali (cioè del giudice). I provvedimenti del Pubblico Ministero sono considerati ‘atti di parte’ e, come tali, non possono essere qualificati come abnormi, anche se illegittimi.

Quali tutele ha la persona offesa se il Pubblico Ministero non prosegue le indagini e l’istanza di avocazione viene respinta?
La persona offesa può tutelarsi attraverso altri strumenti previsti dalla legge, come la facoltà di chiedere di essere informata in caso di richiesta di archiviazione e di presentare opposizione a tale richiesta davanti al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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