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Istanza detenuto: come presentarla validamente

La Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento che negava il patrocinio a spese dello Stato a un carcerato. La Corte ha stabilito che per un’istanza detenuto, la presentazione al direttore del carcere è sufficiente a garantirne l’autenticità, senza necessità di ulteriore autenticazione della firma. Questa procedura, basata sull’art. 123 c.p.p., assicura il diritto di difesa anche in stato di detenzione.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Istanza Detenuto: la Cassazione Chiarisce le Modalità di Presentazione

Presentare un’istanza dal carcere può sembrare un percorso a ostacoli, soprattutto quando si tratta di requisiti formali come l’autenticazione della firma. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26302 del 2024, fa luce su un punto cruciale: come un’ istanza detenuto per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato possa essere considerata valida. La decisione chiarisce che la consegna dell’atto all’ufficio matricola del carcere è una formalità equipollente all’autenticazione, garantendo così l’effettività del diritto di difesa.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dal rigetto di una richiesta di patrocinio a spese dello Stato presentata da una persona detenuta. Inizialmente, il Tribunale di Sorveglianza aveva dichiarato l’istanza inammissibile. Contro questa decisione, l’interessato aveva proposto opposizione, ma anche questa era stata respinta. Il motivo del rigetto si basava su un vizio formale: la mancata autenticazione della sottoscrizione dell’istanza, ritenuta un requisito indispensabile dalla legge.

L’interessato, non arrendendosi, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la procedura seguita fosse corretta per la sua condizione di detenuto. Egli aveva infatti consegnato l’istanza direttamente a un pubblico ufficiale dell’ufficio matricola del carcere, il quale lo aveva identificato.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si basava principalmente su tre motivi, ma quello decisivo riguardava la violazione delle norme procedurali. Il ricorrente sosteneva che il giudice avesse erroneamente applicato le regole generali sull’autenticazione, senza considerare la disciplina speciale prevista per i detenuti. Secondo la difesa, il deposito dell’atto presso la direzione del carcere, come previsto dall’art. 123 del codice di procedura penale, sostituisce a tutti gli effetti la necessità di un’autenticazione formale della firma, poiché è il pubblico ufficiale che riceve l’atto a garantire l’identità del proponente.

Un altro motivo, ritenuto infondato dalla Corte, contestava la competenza del magistrato delegato a decidere, ma è stato respinto in quanto la delega di funzioni rientra nella normale organizzazione interna degli uffici giudiziari.

L’analisi della Corte sulla presentazione dell’istanza detenuto

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo principale del ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che la normativa da applicare in questi casi non è quella generale prevista dall’art. 78 del d.P.R. 115/2002, che impone l’autenticazione, bensì quella specifica contenuta nell’art. 93, comma 3, dello stesso decreto. Quest’ultima norma rinvia esplicitamente all’art. 123 del codice di procedura penale.

Questo articolo stabilisce che gli atti presentati da un detenuto al direttore dell’istituto penitenziario si considerano come ricevuti direttamente dall’autorità giudiziaria competente. La ricezione da parte del direttore (o di un suo delegato, come l’addetto all’ufficio matricola) attesta di per sé la provenienza dell’atto dal soggetto detenuto.

le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio di logica e di garanzia del diritto di difesa. Per un soggetto privato della libertà personale, recarsi in cancelleria per depositare un atto o da un pubblico ufficiale per l’autentica è materialmente impossibile. La legge, quindi, predispone un meccanismo alternativo ed equipollente. La consegna dell’ istanza detenuto all’amministrazione penitenziaria è una formalità sostitutiva che assicura la certezza sulla provenienza del documento. Il pubblico ufficiale che riceve l’atto, infatti, identifica il detenuto, e tale circostanza è sufficiente a soddisfare il requisito di autenticità richiesto dalla legge. Di conseguenza, pretendere un’ulteriore autenticazione sarebbe un formalismo eccessivo e contrario allo spirito della norma, che mira a facilitare l’accesso alla giustizia per chi si trova in stato di detenzione.

le conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Sorveglianza per un nuovo esame. Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: le formalità procedurali devono essere interpretate in modo da non ostacolare l’esercizio dei diritti fondamentali. Per chi è detenuto, il deposito di un’istanza presso la direzione del carcere è una procedura valida ed efficace, che non necessita di ulteriori formalità di autenticazione. La decisione rappresenta una tutela importante per i diritti dei detenuti, garantendo che le loro richieste possano essere esaminate nel merito senza essere bloccate da ostacoli burocratici superabili.

Un’istanza presentata da un detenuto al direttore del carcere necessita di autenticazione della firma?
No, secondo la sentenza, la ricezione dell’atto da parte del direttore del carcere è sufficiente ad attestarne la provenienza dal detenuto, soddisfacendo di fatto il requisito dell’autenticazione, come previsto dall’art. 123 del codice di procedura penale.

Quale norma regola la presentazione di un’istanza di patrocinio a spese dello Stato da parte di un detenuto?
La norma specifica è l’art. 93, comma 3, del d.P.R. n. 115/2002, che rinvia espressamente all’art. 123 del codice di procedura penale. Questa procedura speciale prevale sulle regole generali.

La delega di funzioni dal Presidente di un Tribunale a un altro magistrato è illegittima?
No, la Corte ha stabilito che tale delega rientra nella disciplina dell’organizzazione interna degli uffici giudiziari e non viola i criteri di riparto della competenza funzionale stabiliti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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