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Irreperibilità condannato: no a misure alternative

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato a cui erano state negate le misure alternative alla detenzione a causa della sua irreperibilità. La Suprema Corte ha stabilito che l’impossibilità di notificare un atto al domicilio eletto, anche per assenza temporanea, legittima la notifica presso il difensore. Questa condizione di irreperibilità del condannato è di per sé ostativa alla concessione dei benefici, poiché presuppongono la continua e certa disponibilità del soggetto per l’esecuzione della misura.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Irreperibilità condannato: quando è negato l’accesso alle misure alternative

La recente sentenza della Corte di Cassazione penale affronta un tema cruciale nell’esecuzione della pena: l’irreperibilità del condannato e le sue conseguenze sull’ammissibilità alle misure alternative alla detenzione. La decisione chiarisce che la costante reperibilità è un presupposto fondamentale per poter beneficiare di misure come l’affidamento in prova, e la sua mancanza costituisce, di per sé, un ostacolo insormontabile. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

Il caso: la richiesta di misure alternative negata

Un soggetto, condannato in via definitiva, presentava istanza al Tribunale di Sorveglianza per essere ammesso all’affidamento in prova al servizio sociale o, in subordine, alla detenzione domiciliare. Il Tribunale, tuttavia, rigettava la richiesta. La ragione del diniego era semplice e diretta: la mancanza di informazioni certe sulla presenza del condannato sul territorio nazionale. Di fatto, l’uomo risultava irreperibile.

Il motivo del ricorso: l’illegittima irreperibilità del condannato

Il condannato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, lamentando l’illegittimità della dichiarazione di irreperibilità e, di conseguenza, la nullità della notifica dell’avviso di udienza, avvenuta presso lo studio del legale.
Il ricorrente sosteneva che:
1. Esisteva agli atti una dichiarazione di elezione di domicilio valida.
2. Le ricerche per rintracciarlo erano state effettuate in un giorno festivo (15 agosto), data in cui la sua assenza dal domicilio era prevedibile e giustificata.
3. Aveva comunicato più volte al Tribunale le variazioni del proprio domicilio, dimostrando la sua volontà di collaborare.
Secondo la difesa, il Tribunale aveva quindi errato nel dichiararlo irreperibile e nel negare le misure alternative senza un’adeguata motivazione, basandosi unicamente su questo presupposto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza. L’analisi della Suprema Corte si è concentrata su due aspetti principali: la procedura di notifica e il merito della richiesta.

Sulla validità della notifica al difensore

I giudici hanno verificato che, nonostante le comunicazioni passate, l’ultimo domicilio eletto dal ricorrente risaliva al 2019. Le ricerche effettuate a tale indirizzo avevano dato esito negativo. Di conseguenza, è stato legittimamente emesso un decreto di irreperibilità e la notifica dell’udienza è stata correttamente eseguita presso il difensore di fiducia, come previsto dall’art. 161, comma 4, del codice di procedura penale.
La Corte ha richiamato un principio consolidato delle Sezioni Unite (sent. n. 58120 del 2017), secondo cui l’impossibilità della notificazione al domicilio eletto, integrata anche dalla semplice assenza temporanea dell’imputato al momento dell’accesso dell’ufficiale giudiziario, legittima l’esecuzione della notifica presso il difensore. Non sono necessarie ulteriori indagini complesse per attestare un’irreperibilità assoluta.

Sulla reperibilità come presupposto delle misure alternative

Nel merito, la Cassazione ha affermato che la decisione del Tribunale è ineccepibile. L’irreperibilità del condannato non è un mero dettaglio procedurale, ma una circostanza che, di per sé, preclude l’ammissione a qualsiasi misura alternativa. Il difensore stesso, durante l’udienza, non era stato in grado di indicare un luogo dove il suo assistito potesse essere rintracciato.
La Corte ha ribadito un principio fondamentale: “l’affidamento in prova al servizio sociale presuppone la continua reperibilità dell’interessato, sia prima dell’applicazione della misura […] che nel corso dell’esecuzione della stessa”. Solo attraverso una presenza certa e verificabile è possibile valutare il comportamento del condannato e l’osservanza delle prescrizioni, elementi essenziali per il percorso di reinserimento sociale.

Le conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza un principio cardine dell’esecuzione penale: nessuna misura alternativa può essere concessa a chi si sottrae alla giustizia o non garantisce la propria costante reperibilità. La collaborazione e la diligenza del condannato nel mantenere i contatti con l’autorità giudiziaria non sono facoltative, ma costituiscono il presupposto indispensabile per accedere a benefici che rappresentano un’alternativa al carcere. L’irreperibilità del condannato interrompe questo patto di fiducia con lo Stato e giustifica pienamente il rigetto delle istanze.

Quando si considera legittima la notifica al difensore per irreperibilità del condannato?
La notifica al difensore è legittima quando risulta impossibile eseguirla presso il domicilio dichiarato o eletto dal condannato. Secondo la sentenza, questa impossibilità è integrata anche dalla semplice assenza temporanea del destinatario al momento del tentativo di notifica, senza che siano necessarie ulteriori e complesse indagini per accertarne l’irreperibilità.

L’assenza temporanea dal domicilio eletto è sufficiente a dichiarare l’irreperibilità del condannato?
Sì, ai fini della procedura di notificazione. La Corte di Cassazione, richiamando un principio delle Sezioni Unite, ha chiarito che anche la temporanea assenza o la non agevole individuazione dello specifico luogo sono sufficienti a rendere impossibile la notifica e a giustificare il ricorso alla procedura di notifica presso il difensore.

L’irreperibilità del condannato può da sola impedire l’accesso alle misure alternative alla detenzione?
Sì. La sentenza stabilisce che la continua reperibilità dell’interessato è un presupposto essenziale sia per la concessione che per l’esecuzione delle misure alternative. L’irreperibilità, di per sé, è una causa che preclude l’ammissione a tali benefici, poiché rende impossibile la valutazione del comportamento e il controllo sull’osservanza delle prescrizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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